La settimana scorsa, con la firma del verbale di constatazione, si è conclusa una complessa attività di polizia tributaria che i finanzieri della Tenenza di Solofra stavano portando avanti ormai da un paio d’anni nei confronti di un’impresa avente la sua sede in Solofra ed operante nel settore del commercio di accessori e parti di ricambio per autoveicoli.
L’attività d’accertamento fiscale, coordinata in questo caso direttamente dal Comandante Provinciale per la rilevanza dell’accertamento, ha interessato un settore particolarmente sensibile quale quello degli scambi cosiddetti “intra-comunitari” ossia tra soggetti economici operanti in ambito Unione Europea.
Secondo uno schema che spesso è dato rinvenire per truffe della specie (cosiddetta “frode carosello”), il titolare della società solofrana, identificato per tale V.N. (di anni 36), sfruttava le caratteristiche stesse dell’imposta sul valore aggiunto per far figurare come reali costi inesistenti ovvero enfatizzare abbattimenti d’I.V.A. in realtà non dovuti in quanto motivati da esportazioni solamente fittizie verso Paesi sottratti all’applicazione dell’imposta comunitaria.
Le maggiori difficoltà con cui si son dovuti confrontare le Fiamme Gialle di Solofra, agli ordini del maresciallo aiutante Giovanni Caruso, sono state connesse alla cronica carenza di scritture contabili (consueta in questo tipo di truffe) ed all’omissione delle dichiarazioni dei redditi (il soggetto oggetto degli accertamenti si è venuto a qualificare come vero e proprio “evasore totale”): la contezza dell’attività imprenditoriale effettivamente svolta, da raffrontare con la movimentazione di merci risultante dai documenti, si è dovuta basare pertanto solo sugli elementi informativi che di volta in volta sono stati richiesti ai colleghi stranieri.
Queste le dinamiche d’azione che hanno permesso la ricostruzione di questa rilevante truffa ai danni dell’erario, di fatto attuata secondo le logiche tipiche delle “frodi carosello” mediante la commercializzazione, completamente in evasione (sia per quanto riguarda le imposte dirette che quelle indirette), di autovetture e di pneumatici di origine europea.
Al termine dell’attività, di squisita natura tributaria, l’attento esame dei riscontri pervenuti dall’estero e la verifica della scarna documentazione rinvenuta all’atto dell’accesso presso la ditta ha consentito il recupero a tassazione di proventi derivanti da falsa fatturazione e la ricostruzione di proventi emersi a seguito dell’esame di risultanze bancarie per un’evasione fiscale di importo vicino ai 12 milioni di euro (nel dettaglio trattasi di 11.706.880 euro, con un’imposta evasa I.R.E.S. di 3.862.280 euro, I.R.A.P. di 446.123 euro ed I.V.A. dovuta per 2.337.864 euro), oltre alla contestazione di infedele dichiarazione dei redditi per l’anno 2004 ed omessa presentazione della dichiarazione dei redditi per gli anni 2005, 2006 e 2007.
A seguito della verifica fiscale è altresì scaturita la segnalazione all’autorità giudiziaria, oltre che del suddetto V.N., anche di tale G.A. (di anni 60), nata a Napoli, e di tale M.F. (di anni 55), nato a Napoli. Nei confronti di tutti e tre i soggetti gli accertamenti lasciavano emergere gli estremi di colpevolezza di cui ai reati previsti dall’articolo 4 (“dichiarazione infedele”), dall’articolo 5 (“omessa dichiarazione”) e dall’articolo 8 del (“emissione di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti”) del decreto legislativo nr. 74/2000.