CRONACA SOLOFRA – I carabinieri della locale Stazione sono intervenuti nell’area boschiva presente alle pendici del monte Terminio, a richiesta delle Guardie Venatorie della Provincia di Avellino, che avevano avuto notizia di una presunta attività di bracconaggio, consistente nella caccia al cinghiale in giorno vietato. È così che, in località Castelluccia del Comune di Solofra, carabinieri e guardie venatorie sono riusciti a fermare 4 bracconieri, armati dei loro fucili da caccia, e subito identificati in quattro cittadini di Serino, di età comprese tra i 49 ed i 60 anni.
Nel corso delle operazioni, se per la parte relativa alle sanzioni correlate al bracconaggio hanno proceduto le Guardie Venatorie, i militari dell’Arma hanno eseguito un controllo sulle armi, finendo per deferire in stato di libertà alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Avellino uno dei 4 bracconieri, classe 1951, responsabile dei reati di alterazione di arma comune da sparo e caccia con arma vietata. Infatti, dal controllo effettuato dai carabinieri, è emerso come il fucile dell’uomo fosse sì regolarmente detenute e denunciato, ma era pure stato modificato con l’alienazione dell’asta per la riduzione della capacità del caricatore (in modo da incamerare cartucce più grosse e, quindi più potenti) e mediante un calciolo accorciato munito di una piastrina metallica artigianale che serviva ad aumentare la portata offensiva dell’arma mediante una maggiore potenza di fuoco. A riprova di ciò, il fucile da caccia incamerava una cartuccia a palla unica calibro .12 e ne conteneva altre 5 nel caricatore. L’arma e le cartucce sono state chiaramente sottoposte a sequestro penale.
Ma gli accertamenti dei militari dell’Arma di Solofra non sono terminati lì, perché grazie a quei 4 cacciatori di Serino, i carabinieri sono riusciti a scoprire un vero e proprio allevamento abusivo di cinghiali, ubicato lungo la via Terminio del limitrofo comune di Serino e contenente ben 23 capi di varie pezzature. L’immediato controllo ha subito dimostrato l’assenza di qualunque tipo di autorizzazione sanitaria o regionale, la mancanza di qualsiasi atto capace di documentare la provenienza degli animali (quindi, di riflesso, la tracciabilità della carne) e pure l’assenza di un registro di stalla grazie al quale monitorare l’attività dell’allevamento. Nonostante l’assoluta inesistenza di qualunque documento utile, i militari dell’Arma hanno comunque potuto accertare che l’allevamento abusivo era gestito da un 56enne di Serino, macellaio, che al termine delle attività è stato denunciato e multato. A suo carico, infatti, oltre al sequestro dell’allevamento e dei cinghiali in esso contenuti, è stato compilata una comunicazione di notizia di reato all’autorità giudiziaria di Avellino per i reati di ricettazione (vista l’assoluta mancanza di elementi da cui dedurre l’origine lecita degli animali), di detenzione di animali selvatici che costituiscono pericolo per la salute e la pubblica incolumità e, infine, per il reato costituito dall’aver detenuto, al chiaro fine della successiva commercializzazione, un numero di cinghiali superiore a 5. Infine, a carico dell’uomo sono state pure elevate contravvenzioni amministrative per oltre 10.000 euro.