Incendi boschivi in calo, positivo il contrasto della Forestale

Gli incendi boschivi in provincia di Avellino registrano un forte calo. Questo il dato ufficiale e confortante fornito dalla dott.ssa Maria Dolores Curto, Comandante provinciale del Corpo Forestale dello Stato di Avellino. In Irpinia, nell’ultimo triennio, la forestale ha posto in essere una serie di azioni mirate di prevenzione e repressione, che hanno favorito la riduzione di tale crimine ambientale. Si è passati da 326 informative di reato, di cui 8 contro autori noti, registrate nel 2011, alle 202 informative di reato del 2012, di cui 7 contro autori noti e 2 arresti, fino a registrare nel 2013 una sostenuta diminuzione del fenomeno, con 54 informative di reato, che hanno comportato il deferimento all’Autorità Giudiziaria di 3 persone e l’esecuzione di 3 arresti. Fra le cause che hanno sicuramente contribuito alla drastica diminuzione degli incendi boschivi in provincia di Avellino, nell’ultimo triennio, va sicuramente annoverata quella riconducibile all’attenuarsi della componente colposa, legata alla commissione di tale reato ambientale: in effetti la cospicua quota di incendi boschivi, attribuibile a cause colpose, è calata drasticamente. Ciò è sicuramente anche collegato all’azione di vigilanza posta in essere dal Corpo forestale dello Stato di Avellino in merito alla repressione, soprattutto nel periodo estivo, del reato di smaltimento illecito di residui vegetali a mezzo di abbruciamento non consentito. Al riguardo, solo nel 2013, il Corpo forestale dello Stato ha redatto 33 informative di reato, denunciando 35 persone all’Autorità Giudiziaria. Le giurisdizioni dei comandi stazione forestali di Serino, Forino, Baiano e Bagnoli Irpino sono risultate quelle in cui si è concentrata la rilevazione maggiore di tale attività illecita di abbruciamento di residui vegetali. Il reato di incendio boschivo, per sua natura, è di difficile caratterizzazione ed i risultati raggiunti in Irpinia negli ultimi anni dal Corpo forestale dello Stato in campo investigativo, manifestano il buon grado di preparazione e di specializzazione raggiunto per il contrasto mirato a tale crimine. Ciò avvalorato da peculiari indagini, diligentemente condotte, che hanno portato ad apprezzabili risultati, ponendo in essere anche significativi arresti, ottenuti ricorrendo a sofisticate tecniche investigative. E’opportuno ricordare che l’abbruciamento dei residui vegetali all’attualità risulta una pratica illecita, sanzionata penalmente secondo quanto previsto dalla normativa disciplinante i rifiuti, in virtù del decreto legislativo 152/2006, anche in considerazione del fatto che spesso tali attività celano lo smaltimento illecito di altri rifiuti speciali pericolosi, come ad esempio i fitofarmaci, con preoccupanti conseguenze per il connesso inquinamento ambientale. Pertanto, in attesa che il legislatore disciplini diversamente tale problematica, consentendola con particolari limiti e prescrizioni, si dissuade intransigentemente dall’applicazione di tale condotta. Al riguardo si ricorda che ad oggi è ancora all’esame del Senato il disegno di legge collegato alla legge di stabilità disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali, che all’articolo 30 prevede la disciplina in materia di combustione controllata di materiali vegetali di origine agricola. E’ opportuno rammentare che tale disposizione, solo se diverrà legge dello Stato, prevederà che, fatte salve le norme sulla condizionalità previste nell’ambito della Politica Agricola Comunitaria, i Comuni, tenuto conto delle specifiche peculiarità del territorio, con propria ordinanza, individueranno le aree, i periodi e gli orari in cui sarà consentita la combustione controllata, sul sito di produzione, del materiale vegetale di origine agricola, suddiviso in piccoli cumuli e in quantità giornaliere non superiori a tre metri stero per ettaro, mediante processi o metodi che in ogni caso non danneggino l’ambiente né mettano in pericolo la salute umana. Nei periodi di massimo rischio per gli incendi boschivi, dichiarati dalle Regioni, la bruciatura di residui vegetali agricoli e forestali resterà sempre vietata. I Comuni e le altre Amministrazioni competenti avranno la facoltà di sospendere, differire o vietare la bruciatura dei predetti residui all’aperto, in tutti i casi in cui sussistano condizioni meteo climatiche o ambientali sfavorevoli, ovvero in tutti i casi in cui da tale attività possano derivare rischi per la pubblica e privata incolumità e per la salute umana. E’ da precisare che tale norma è stata elaborata, su scala nazionale, anche grazie al contributo del Corpo forestale dello Stato, che con il suo lavoro e la sua sensibilità ha ben chiaro l’impatto delle scelte legislative nelle zone rurali a tutela delle pratiche agricole tradizionali non pericolose per l’ambiente e la salute umana. In ultimo si precisa come, sul tema più generale in questione, il legislatore di recente abbia introdotto, con il nuovo articolo 256 bis del decreto legislativo 152/2006, il delitto di combustione illecita di rifiuti, che prevede da due a cinque anni di reclusione per chiunque appiccchi il fuoco a rifiuti abbandonati o depositati in maniera incontrollata in aree non autorizzate. Il nuovo reato, previsto dal decreto legge 10 dicembre 2013, n.136, meglio conosciuto come la normativa sulla terra dei fuochi in Campania, mira a contrastare la condotta di chi appicca roghi tossici. La pena si applica anche a chi abbandona rifiuti con lo scopo successivo di bruciarli. In tal senso è da inquadrare la stessa recentissima legge regionale della Campania 20/2013, volta a creare un coordinamento tra i diversi Enti e le forze di polizia, per le attività di prevenzione e contrasto dell’abbandono e dei roghi di rifiuti, con particolare riferimento alla terra dei fuochi, intimando i comuni campani, entro il prossimo 8 marzo, alla predisposizione di un’adeguata mappatura dei siti interessati da roghi illeciti di rifiuti.

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