Inquinava la Solofrana con le acque di scarico

Inquinava la Solofrana con le acque di scarico
L’ennesimo controllo operato dai carabinieri della Stazione di Solofra a una delle concerie della cittadina ha portato a scoprire un nuovo caso di inquinamento ambientale. L’ispezione dei militari è avvenuta ieri e ad esser stata presa di mira una conceria di via Celentane, da tempo sospettata di no…

Inquinava la Solofrana con le acque di scarico

L’ennesimo controllo operato dai carabinieri della Stazione di Solofra a una delle concerie della cittadina ha portato a scoprire un nuovo caso di inquinamento ambientale. L’ispezione dei militari è avvenuta ieri e ad esser stata presa di mira una conceria di via Celentane, da tempo sospettata di non applicare l’ordinanza del Commissario straordinario delegato per il superamento dell’Emergenza ambientale del bacino idrografico del Sarno. In pratica, durante l’ispezione all’azienda e al funzionamento degli apparati conciari, i carabinieri hanno appurato che i liquami provenienti dai macchinari per la concia delle pelli, le cosiddette acque dello spruzzo, andavano a riversarsi, tramite un tubo in plastica, direttamente nella vasca di accumulo delle acque reflue che, dopo essere passate per il depuratore, finivano nel torrente Solofrana. Purtroppo però, il depuratore funziona solo per le acque reflue e non anche per le acque provenienti da quel genere di macchinario, la cui forza inquinante non viene affatto annientata dall’impianto di depurazione. L’attività della conceria è stata quindi trovata in palese contraddizione con la sopraccitata ordinanza per la tutela dell’ambiente, che stabilisce la segregazione delle acque di rifinizione, quindi anche quelle dello spruzzo, e non il loro mescolamento con le acque reflue. Per detto motivo, i carabinieri hanno dovuto deferire in stato di libertà sia la titolare dell’azienda conciaria, una donna di 68 anni residente a Salerno, che uno degli operai addetti al sistema di depurazione perché, all’arrivo dei carabinieri, aveva invano tentato di smontare il tubo in plastica che serviva ad operare l’illecito sversamento. Infine, visto che la ditta conciaria è risultata altresì priva del certificato di prevenzione incendi, i militari hanno dovuto disporre la sospensione amministrativa dell’attività conciaria, sospendendo così il rischio d’inquinamento ambientale.

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