LA TESTIMONIANZA – A fine mese convolerà a nozze ma intanto Julios Grasso, irpino verace trapiantato con la famiglia a Carpi nel modenese, deve fare i conti con il terremoto che ha fermato l’attività della sua avviata azienda. “L’abbiamo scampata nell’80 e ora stiamo qui a fare la conta dei danni – esclama Julios alternando il dialetto campano a quello emiliano. Non ci voleva proprio questa batosta e non sarà semplice con la crisi che già c’è ripartire”. Julios e il papà Emilio si rimboccano le maniche e non si lasciano andare alla disperazione. Bisogna comunque reagire, e quanto prima ricominciare. Ma da dove? Si guardano attorno e vedono solo macerie e persone che vagano alla ricerca di qualcuno o di qualcosa perso per sempre sotto i detriti di case sbriciolate come grissini. “Da meridionali conosciamo bene la sofferenza e i sacrifici – continua ancora Julios Grasso-, e sono sicuro che ci rialzeremo. Dobbiamo farlo, e non molleremo nonostante la paura di altre scosse”. E poi giù a ringraziare amici e parenti che dall’Irpinia telefonano ogni giorno e i volontari che sono partiti per venire quassù a dare una mano. La solidarietà tra popolazioni provate dal terremoto è anche questa.