Pizzo del clan Cava nel Baianese, scarcerati dal Riesame gli indagati

I giudici del tribunale Riesame di Napoli si sono espressi relativamente alla richiesta di annullamento presentata dagli avvocati Gaetano Aufiero e Alessandro Del Grosso nei confronti della misura cautelare firmata dal Gip del Tribunale di Napoli Leda Rossetti nei confronti di Bernardo Cava e P.C. per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.

I giudici hanno accolto così le istanze difensive e hanno disposto la scarcerazione per entrambi. Le indagini del pool di magistrati coordinato dal Procuratore Aggiunto Sergio Ferrigno hanno riportato alla ribalta il cinquantenne fratello del boss Antonio Cava, detto N’do N’do, ritenuto uno dei capi della famiglia (l’altro era il defunto Biagio Cava) e attualmente detenuto proprio con l’accusa di essere il promotore e organizzatore del gruppo in regime di 41 bis nel carcere de L’Aquila.

Sono emerse, pertanto, le minacce che hanno spinto l’imprenditore a presentare la denuncia nei confronti dei due, finiti in carcere e che stamane, durante l’interrogatorio di garanzia, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Le condotte, secondo l’accusa, sono consistite nel minacciare un imprenditore, evocando anche implicitamente il potere di intimidazione del clan Cava, intimandogli, sebbene non in forma diretta, il pagamento di una imprecisata somma di denaro, senza riuscirci per la resistenza opposta dalla persona offesa. Le richieste di tangenti sarebbero state formalizzate attraverso le seguenti condotte: conducendo la vittima, a distanza di due mesi dall’incendio doloso del suo escavatore – avvenuto il 30 ottobre 2020, a Sirignano in via Calcara.

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