Pizzo imprese,Santoli: In Irpinia c’è il coraggio di denunciare

Pizzo imprese,Santoli: In Irpinia c’è il coraggio di denunciare
Secondo i dati di SOS Impresa, la provincia di Avellino è messa peggio di Napoli in quanto ad estorsioni. Lo rivela il 12esimo rapporto “Le mani della criminalità sulle imprese” redatto da Sos Impresa, l’associazione che combatte racket ed usura a livello nazionale. …

Pizzo imprese,Santoli: In Irpinia c’è il coraggio di denunciare

Secondo i dati di SOS Impresa, la provincia di Avellino è messa peggio di Napoli in quanto ad estorsioni. Lo rivela il 12esimo rapporto “Le mani della criminalità sulle imprese” redatto da Sos Impresa, l’associazione che combatte racket ed usura a livello nazionale.
“I dati che emergono dal rapporto sono allarmanti, purtroppo anche nella nostra provincia sempre più spesso le imprese impegnate nei lavori pubblici sono costrette a pagare il pizzo – afferma Gerardo Santoli segretario regionale dell’Ugl Costruzioni – Il fenomeno è in aumento negli ultimi anni, da quando i principali cantieri sono stati affidati ad imprese provenienti dal casertano e dal napoletano”.
Secondo quanto emerge dal dossier l’Ise, l’indice sintomatico di fatti estorsivi, per Avellino è di 5,3 più elevato di quasi un punto di Napoli. In Irpinia ci sono state 54 denunce, 105 attentati incendiari, 73 danneggiamenti. In Campania, peggio di noi c’è solo Salerno con un indice del 6,2.
“Volendo cogliere l’aspetto positivo della vicenda – continua Santoli – c’è da dire che in Irpinia rispetto ad altre province è più alto il ricorso alla denuncia, c’è un tessuto sociale che si ribella, solo per questo siamo al primo posto, è innegabile che episodi del genere sono più diffusi in altre province dove pagare il pizzo è una consuetudine e l’estorsione non viene più denunciata. Il mio appello alle imprese è di continuare a denunciare, noi come forze sindacali siamo a disposizione per qualsiasi segnalazione. Solo con un tessuto sociale coeso e intergo che vede il coinvolgimento di forze dell’ordine. Istituzioni, sindacati e imprese si può arginare la diffusione del fenomeno”.

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