Nuova udienza, nella giornata di oggi, presso il Tribunale di Avellino, in composizione collegiale presieduta dal presidente Dott. Roberto Melone, a latere Gilda Zarrella (oggi sostituita dal giudice Ciccone NdR) e Vincenza Cozzino, del processo nato dall’inchiesta “Aste ok” del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Avellino e il Nucleo Pef delle Fiamme Gialle di Napoli che hanno indagato su questo nuovo filone d’illeciti che vede coinvolto il Clan Partenio.
Ad aprire l’udienza la ripresa del controesame per Livia Forte che ha risposto alle domande dell’ l’avvocato Carlo Taormina, difensore di Gianluca Formisano . “Ho conosciuto – ha affermato la Forte – Formisano in Tribunale. Per quanto riguarda le aste, io non ho fatto altro che dirgli che, se avesse fatto qualche ‘babà’, ricordati sempre di avvisare Nicola Galdieri. Noi abbiamo sempre parlato solo del 20% che dovevamo riconoscere ai Galdieri. Non ricordo molto dell’asta sull’opificio di Solofra, sono passati troppi anni”.
Ancora una volta, poi, la discussione si è focalizzata sull’incontro in cui, secondo l’Antimafia, ebbe inizio il patto tra il gruppo Forte-Aprile e Galdieri e Formisano e Barone: “L’incontro era stato chiesto dalla Cerullo, perché – ha affermato la Forte – mi aveva accusato di averle sottratto 5mila euro, ed era andata a dirlo a Galdieri. Io mi rivolsi a lei chiedendole a chi avesse dato questi 5mila euro, perché a me non aveva dato nulla. Dopo ho parlato con Armando Aprile e lui mi ha chiarito di averle fatto una consulenza e che dovevo stare tranquilla, perché l’avrebbe spiegato lui ai Galdieri. Quando dicemmo questa cosa, Galdieri si arrabbiò molto, la chiamò bugiarda. Lei si avvicinò a Galdieri, come a sfidarlo, e Galdieri le diede uno schiaffo. Sempre in quella riunione, Formisano mi chiese scusa perché seppi che lui e la Cerullo si presentavano a casa delle persone a nome di Livia Forte, ma io non sapevo nulla di questo”. Dopo, ancora una volta, Livia Forte ha ribadito quanto dichiarato anche nella scorsa udienza: “Galdieri disse che le aste poteva farle chiunque, ma l’importante era che avessimo dato il 20% a loro”.
Dopo è stato il turno del controesame dell’avvocato Rosaria Vietri , difensore di Mario Gisolfi. La penalista ha posto domande sui rapporti con Armando Aprile e la super testimone del processo: “Loro si conoscevano. La Cerullo venne al mio ristorante- ha affermato la Forte- per chiedermi di parlare con Armando Aprile. Lei non mi disse di cosa dovevano parlare. Però Aprile mi disse che voleva avere una consulenza per quanto riguarda questioni bancarie, poiché, in questo, Armando era molto preparato. Lei, Barone e Formisano si interessavano parecchio di aste. Anche con Aprile”.
Il pm Woodcock, dopo aver ascoltato le risposte rese ai difensori degli imputati, è voluto ha chiesto di ritornare sugli accordi che Livia Forte ha stretto con i Galdieri e con gli altri imputati coinvolti nell’inchiesta. “Io non nego di aver commesso turbativa d’asta, questo è il mio peccato, davanti a Dio. Per tutto il resto, io sono la vittima, non so più come dirlo”. Il Pubblico Ministero, nel controesame a Livia Forte, ha tentato di comprendere chi fosse stato a convocare la famosa riunione. Poiché, dalle indagini degli inquirenti, appare evidente che quella riunione, di fatto, ha rappresentato la genesi dell’associazione a delinquere. Un’associazione che, per il PM – senza dubbio – comprendeva la partecipazione attiva anche della stessa Livia Forte. “Non solo le intercettazioni, ma anche lo stesso interrogatorio, hanno accertato che la conclusione di quell’incontro è indiscutibile: “Ad Avellino le aste le fa solo Livia Forte”.
Il Pm, ancora una volta, è tornato sulla questione delle minacce: “Mi hanno minacciato tante volte, mi dissero che – ha ribadito Livia Forte- mi avrebbero fatto saltare in aria. Poi il mio gatto è stato sgozzato, la macchina bruciata e il mio nipote che ha dovuto cambiare scuola. Io ho sempre detto la verità”. Woodcock, però, non si è accontentato di queste parole e, a più riprese, ha ribattuto sul punto che, la stessa Forte, in numerosi verbali d’interrogatorio, ha dichiarato che – al contrario – aveva affermato di non aver mai ricevuto minacce dai Galdieri. Il Pubblico Ministero ha chiesto l’acquisizione dei verbali del 2020 e 2021.
Nel corso dell’udienza, Nicola Galdieri ha reso dichiarazioni spontanee: “Quelle di Livia Forte sono illazioni, sono fantasie; per me lei era come una sorella. Per quanto riguarda gli incontri, voglio chiarire che sono stato chiamato dalla Cerullo, perché quest’ultima sapeva benissimo che io ero un intimo amico di Livia Forte. La Cerullo diceva che Aprile l’avrebbe truffata in una trattativa in cui non avevano diviso i compensi. Il mio interesse era far incontrare la Cerullo e la Forte per chiarire. Giunto a casa di Livia Forte, ci sedemmo a tavola e c’erano tutti, c’era la Cerullo, c’era Formisano, che io conobbi quel giorno e me lo presentarono come “Gianluca”. Io dissi che la Cerullo era una poco di buono, una fetente. A me, di questo concerto, non interessava nulla. La Cerullo mi chiamò porco e io, in quel momento, mi alzai e – sbagliando – le diedi uno schiaffo. Per quanto riguarda le aste, però, lo ribadisco e tutta Avellino lo sa: a me non sono mai interessato. La signora Forte nel 2000, alla fiera delle bancarelle, diede uno schiaffo a mio fratello Pasquale. Io non so chi sia il signor Barone. Formisano, invece, l’ho incontrato solo in quella riunione del 20 febbraio. Prima di allora, però, non sapevo neanche chi fosse. Io mi devo difendere da accuse che non esistono. Probabilmente, Livia Forte doveva spartirsi le quote con il suo socio e dice che questi soldi dovevano darli a me. Ma non è assolutamente vero”.
Dopo è iniziato l’esame per l’ imputato Gianluca Formisano, che ha risposto alle domande del Pm; la prima delle quali riguardava il suo rapporto con gli altri imputati. “Ho conosciuto l’avvocato Barone nel 2014, quando ebbi alcuni problemi con un’azienda del fotovoltaico. In quell’occasione rischiai una grossa perdita economica e l’avvocato Barone mi seguì legalmente. Lui mi fece recuperare i soldi e, da quel momento, è nata la nostra amicizia e anche una collaborazione per alcune società. La società “Arca di Noè”, nel dettaglio, è una creazione mia e di Barone. Nel 2018 abbiamo partecipato a un’asta e abbiamo acquisito un hotel a Serino. Pagavamo 5mila euro al mese come locazione. Noi ci siamo affacciati al mondo delle aste nel momento in cui abbiamo preso in locazione quell’immobile. Io, nel 2028, ho intrapreso dei lavori presso un opificio di proprietà della Cerullo. I lavori sono proseguiti fino al giugno di quell’anno. All’inizio del 2019, all’interno del cantiere, lei mi chiese se avessi il piacere di trascorrere la serata con lei presso il ristorante Pagliarone. Io ci andai e, entrando nel ristorante, loro due erano già al tavolo, e con loro c’era anche Armando Aprile. Aprile mi fu presentato come consulente di “una loro amica”. Quella sera si parlò di aste, mi spiegarono di cosa si trattava. Io dissi che era interessante ma che bisognava approfondire la materia. In seguito effettuammo anche alcuni sopralluoghi presso alcuni immobili finiti all’asta. Successivamente, parlammo in altre occasioni di aste giudiziarie e la Cerullo disse ad Aprile che sarebbe stata interessata a fare qualche investimento anche ad Avellino. Aprile, però, le rispose che – per quanto riguarda le aste ad Avellino – bisognava parlare necessariamente con Livia Forte“.
Poi Formisano fa chiarezza sull’accordo per le aste giudiziarie. “Nicola Galdieri disse che le aste ad Avellino le doveva fare solo la sua sorellina Livia Forte. Addirittura disse che io ero un ingegnere, la mattina mi dovevo mettere la giacca e fare solo il mio mestiere. Io chiesi scusa, aggiungendo che per me andava benissimo e che, io e Barone, se avessimo avuto un qualsiasi interesse, saremmo andati prima ‘da sua sorella’ Livia Forte. Io smentisco categoricamente Livia Forte; prima di quell’incontro, sicuramente, non conoscevo Nicola Galdieri. Non ho mai subito estorsioni o minacce da parte dei Galdieri. Non ho mai dato soldi ai Galdieri e non avevo nessun accordo con loro. Perché non ho sporto denuncia? Pensavo che la cosa non mi riguardasse. Se lo avessi fatto, probabilmente, adesso non sarei qui”.
La prossima udienza è attesa per il 7 febbraio 2024.