Processo Graziano: gran viavai nella villa bunker |
Processo Graziano: gran viavai nella villa bunker
Saltato il confronto con il pentito Felice Graziano l’attenzione del tribunale si è spostata sul lavoro investigativo fatto dagli uomini del capitano Massimo Fettizio, nel processo per detenzione illegale di arma da guerra verso il componente del clan di Quindici. La famiglia Graziano facente capo a Luigi Salvatore e quindi al figlio Adriano, era intercettata dal 2004, due anni dopo la strage delle donne. Nell’ottobre del 2007 poi, Adriano esce dal carcere. Con il suo ritorno a Quindici, la villa si riempie nuovamente diventando luogo di frequentazioni insospettabili. Un commerciante di Lauro sarà indagato per presunta fornitura di munizioni. La vasta attività investigativa inizia con l’installazione di microspie in auto e perfino in casa, telefoni intercettati a tutte le ore e fotogrammi recuperati anche da telecamere di servizio. Adriano Graziano fu ripreso anche in casa, ma solo per una volta. In quell’occasione fu usato anche un geo radar. Il figlio di Luigi Salvatore è sorvegliato quasi 24 ore al giorno. Riesce comunque a fuggire ma viene ripreso all’uscita dall’outlet di Valmontone due mesi dopo. La villa, secondo la deposizione di un maresciallo dei carabinieri, è chiamata bunker perchè circondata da mura alte 5 metri in cemento armanto e invalicabili. I vetri dell’abitazione interna sono blindati. La porta d’ingresso ha doppia blindatura. Il cancello esterno ha una vetrata rafforzata. Poi ci sono i rifugi tra le mura domestiche, in uno dei quali si nascose, per due giorni e con un proiettile nel braccio, Antonio Graziano, il fratello di Adriano, condannato a 30 anni per la strage delle donne del 2002.