Dopo il grande successo di pubblico e gli encomi dei critici d’arte ottenuti a livello nazionale ed europeo, l’artista irpina Marì, pseudonimo di Antonella Gensale, offrirà anche al pubblico di Avellino la vista delle sue opere. È infatti in programma, presso i locali dell’ex Officina del complesso monumentale del Carcere Borbonico, la mostra dal titolo “Il mondo fluido di Marì”. La personale verrà inaugurata martedì 25 luglio e resterà visitabile fino al 9 agosto, dal martedì al sabato e nelle fasce orarie 9:00 – 13:00/16:00 – 19:00.
Inoltre, le composizioni della pittrice – che ha in corso due esposizioni a Padova e a Vienna, una in partenza a breve nel Campus Principe di Agerola e, ancora, altre due in programma a settembre nella città di Sanremo e nella capitale spagnola Madrid – dal 10 agosto, e per tutto il mese, saranno apprezzabili anche a Montefalcione, paese d’origine di Marì, nel contesto della galleria d’arte di via Cardinale dell’Olio.
Ogni opera creata da Marì ha una sua singola descrizione e un proprio significato, ma tutte sono accomunate dalla capacità di ispirare e connettersi con il pubblico. Gli esperti hanno sottolineato come i suoi dipinti siano caratterizzati da una combinazione di colori vivaci, linee fluide e texture che conferiscono loro profondità e vita. Uno stile figurativo dall’alto valore metaforico, capace di accostarsi al simbolismo dei grandi maestri di fine ‘800 ma riattualizzato in chiave contemporanea, così da essere espressione delle storie, dei sentimenti e dei misteri nel nostro tempo.
L’artista irpina si racconta
Scoprirsi Marì – «Il mio percorso artistico a livello ufficiale è cominciato da cinque anni, ma per me l’arte è sempre stata, magari anche inconsapevolmente, una valvola di sfogo o d’espressione. Penso, ad esempio, all’abitudine che ho sempre avuto, di fare degli schizzetti su carta con la penna a inchiostro. Poi ho cominciato a creare immagini direttamente con le dita, utilizzando strumenti digitali, anche semplicemente il telefono cellulare. Ad un certo punto ho voluto provare a prendere in mano il pennello, per capire dove potessi arrivare». Marì, dunque, stava piano piano emergendo, anche se Antonella Gensale non ne aveva ancora la piena consapevolezza. Fondamentale, per la presa di coscienza delle proprie qualità, è stata la famiglia. «Inizialmente io ero concentrata sui miei ruoli di imprenditrice e di mamma, l’arte veniva dopo». Ma un giorno tutto è cambiato. «C’è stato un momento specifico della mia vita – svela l’artista – quando mia figlia mi ha chiesto di partecipare a una mostra che si teneva nella sede di un’università che lei gestisce. Mi chiese se me la sentissi di realizzare un quadro. Inizialmente pensavo che stesse scherzando – racconta divertita – invece, grazie a quella proposta, è partito tutto». Il supporto della famiglia è stato determinante: «Hanno cominciato a portarmi a casa tele e pennelli, hanno capito le mie potenzialità per primi».
Il processo creativo – «Quando dipingo, lo faccio seguendo un filone tematico, in base al concetto chiave che più mi ispira in quel momento. Tuttavia, non è un approccio dettato dalla volontà, piuttosto è la connessione che si crea tra me e la tela che mi guida. Le figure emergono progressivamente e, a seconda di quello che mi suggeriscono, influenzano il divenire dell’immagine complessiva. È come se le forme prendessero vita da sole». Una genesi artistica che trova il suo apice in momenti estatici: «Entro in uno stato di rilassamento. Per provare a spiegarlo, potrei dire che è simile alla sensazione che si prova prima di abbandonarsi al sonno e ai sogni. Sento che la mia sensibilità si acuisce, tanto da riuscire a captare le energie del contesto che mi circonda».
Le tecniche – Al momento Marì lavora con due tecniche, ha infatti mantenuto anche il digitale. Di pari passo, gli interventi pittorici materiali si servono sia del supporto della tela che del vetro.
La poliedricità – La vena creativa di Antonella Gensale non si esaurisce nella pittura. Anzi, a livello artistico, ha sempre frequentato il mondo della scrittura. Per fare alcuni esempi, ha scritto opere teatrali, si occupa in prima persona delle didascalie che accompagnano i quadri di Marì ed è impegnata attivamente nel campo dell’editoria televisiva.
Focus sull’opera “Estrema sopravvivenza” (50×50, tecnica mista)
L’artista ha prefigurato questa scena, in un’anticipazione quantica percettiva. Forte è il senso di smarrimento e di sopravvivenza estrema che traspare, che si anima da un contesto socialmente sempre più complesso in cui la ricerca della superficialità predomina. Chi ha avuto modo di vedere l’opera in anteprima ha rivisto in essa la tragedia di stretta attualità della giovane donna incinta, uccisa dalle mani del suo compagno. Marì l’ha creata qualche giorno prima che si verificasse. Un’immagine di impatto, riflessione di superamento dell’effimero e del non abbandonarsi alla spasmodica affermazione di potere.