Il romanzo sul Fantacalcio di Giuseppe Maria De Maio: intervista all’autore

Giuseppe Maria De Maio - Fantacalcio

«Nell’uomo autentico si nasconde un bambino: che vuole giocare» scriveva Nietzsche. Il gioco, infatti, rappresenta la parte più istintiva e primigenia di noi stessi e, allo stesso tempo, riesce a rappresentare in maniera calzante il rapporto che ognuno di noi ha con la vita e, di conseguenza, con le sue regole e le sue sfide. Ed è proprio a partire da questa metafora che si sviluppa e si muove il romanzo “Il prossimo anno non contatemi”, titolo d’esordio di Giuseppe Maria De Maio, scrittore avellinese classe ’96, pubblicato lo scorso 20 febbraio.

Al centro del romanzo di De Maio c’è il Fantacalcio, il fantasy game che è riuscito ad appassionare generazione dopo generazione e che, in questo caso, diventa vera e propria ossessione per il protagonista – Edoardo – e per i suoi amici. Vedremo così come, col trascorrere del tempo della vita e con l’avanzare delle giornate di campionato, il gioco riuscirà ad essere sia collante che ostacolo per i personaggi plasmati dall’autore e farà anche da espediente per arrivare a toccare i temi più profondi che ruotano intorno alla fase di passaggio tra la spensieratezza dell’adolescenza e la ricerca della leggerezza nell’età adulta.

Giuseppe Maria De Maio - Fantacalcio

L’intervista all’autore

Giuseppe, prima di entrare nel vivo, partiamo dalle basi. Per chi non lo sapesse, puoi dirci come funziona il Fantacalcio?

Certo, ti spiego. Il Fantacalcio è un fantasy game nato alla fine degli anni ’80, quindi un classico nell’intrattenimento di molte generazioni. Per di più proprio quest’anno sta davvero spopolando, perché è diventato il fantasy game ufficiale della Serie A.

Le regole sono abbastanza semplici. Si gioca in gruppo e ognuno crea una sua Lega, cioè un campionato. Ogni Lega è composta da un minimo di 8 partecipanti, 8 fantallenatori, così come avviene anche nel mio romanzo. A sua volta, ogni fantallenatore deve comporre una propria rosa, cioè una squadra con cui affrontare il campionato fantacalcistico, che è formata da 25 calciatori, di cui 3 portieri, 8 difensori, 8 centrocampisti e 6 attaccanti. Questi calciatori vengono scelti in base a quelli che realmente esistono nella Serie A. È proprio qui che avviene la congiunzione tra gioco e realtà, perché il punteggio della fantasquadra dipenderà dalla somma dei risultati che otterranno gli atleti della propria rosa nel calcio giocato.

Dal mondo reale, inoltre, vengono riprese anche le fasi del calciomercato. Questo si fa tramite l’asta, che è un momento sacro, importantissimo, proprio l’essenza del Fantacalcio. L’asta è il Fantacalcio. Tant’è che nel mio libro ci sono ben 3 capitoli dedicati a questo: due sull’asta di settembre e poi un altro sull’asta di riparazione, che appunto va a rimediare a quelli che sono stati gli errori di scelta precedenti e che si colloca a metà stagione, esattamente come il mercato di riparazione del calciomercato.

Come ti spieghi il tanto successo che ha sempre riscosso questo gioco?

Il motivo del successo è semplice. Possiamo dire che l’Italia è un Paese di allenatori, cioè quasi tutti gli appassionati di calcio reale ritengono di avere delle conoscenze e delle competenze tecniche riguardo il calcio stesso. Ed è così che il Fantacalcio diventa un ottimo strumento con cui i ragazzi, e le persone in generale, possono ritrovarsi, immedesimarsi e applicare quelle che sono le loro velleità da allenatori.

Come nasce l’idea di mettere il Fantacalcio al centro del tuo primo libro? Qual è stata la genesi del tuo progetto?

Il libro l’ho scritto in realtà nel 2021, all’età di 25 anni. Poi, dopo un periodo di rielaborazione l’ho inviato a varie case editrici e alla fine la “Urbone Publishing“, casa irpina, di Sant’Andrea di Conza, che si occupa prettamente di letteratura sportiva, ha deciso di credere nella mia idea.

L’età in cui l’ho scritto non è casuale, ma è stata quella in cui si chiudeva un ciclo: finito il liceo, terminava pure l’università. Un ciclo dove il Fantacalcio era protagonista e perciò ho sentito proprio l’urgenza di scrivere questo romanzo, per dedicargli uno spazio.

Tra l’altro avevo notato che su questo argomento ci sono molti testi di manualistica, come scienza applicata al gioco, invece io ho voluto realizzare un romanzo, tant’è che nella premessa al libro dico: “Non vi permetterà di vincere il Fantacalcio”. Non ho alcuna velleità da esperto, io voglio semplicemente raccontare una storia, la mia storia. E nella mia vita personale il Fantacalcio ha scandito la mia crescita, ne è metafora, perché crescendo sono cambiato io e chi mi sta intorno e al tempo stesso il rapporto che ho adesso con questo gioco non è più il rapporto che avevo in passato e non è nemmeno più quello che avevo quando ho scritto questo libro.

Quando l’ho scritto ero un vero e proprio ossessionato di Fantacalcio, mentre adesso lo vivo con molto più distacco, com’è normale e inevitabile che sia, ma l’amore per questo gioco resta sempre fortissimo. A discapito del titolo, io non ho mai smesso. È un legame che si trasforma ma che raccoglie sempre la parte di te bambino, la conserva, non la fa andare via… e per fortuna mi verrebbe di dire.

Quanto c’è di autobiografico tra le tue pagine?

C’è molto di autobiografico. Innanzitutto il Fantacalcio è un gioco che ho cominciato a fare con i miei amici, col mio gruppo storico, a partire dal terzo anno di liceo, e che sta andando tuttora avanti. Quindi possiamo dire che ha scandito i tempi della vita sia mia che dei miei amici e allo stesso tempo ci tiene ancora legati. Crescendo ognuno ha preso delle strade diverse, com’è inevitabile, com’è normale che sia, e il Fantacalcio ci consente di continuare a stare insieme, di sentirci, di avere un gruppo, di mandare messaggi, di prenderci in giro. È questa la cosa più importante. Dunque c’è tanto di Giuseppe in Edoardo, il protagonista del romanzo, così come negli altri personaggi che formano la Lega c’è tanto dei miei amici di una vita.

Inoltre, all’interno della Lega ci sono anche due ragazze, cosa un po’ inusuale perché è più comune che a giocare siano i ragazzi, e una delle due è la fidanzata di Edoardo. Perciò, oltre al tema dell’amicizia, all’interno della storia si tocca anche la sfera sentimentale. Ad esempio a un certo punto del romanzo il gioco diventa un ostacolo tra il protagonista e la fidanzata, quando lei vuole andare fuori il fine settimana mentre Edoardo vuole vedere le partite, e questo scatena costanti litigi tra loro.

Lungi da me volere fare spoiler sul finale, ma come ci spieghi questa contraddizione tra il titolo “Il prossimo anno non contatemi” e il fatto che tu non hai mai smesso?

È difficile rispondere senza fare spoiler, hai detto bene tu, quindi lascio ai lettori il gusto di scoprirlo. Diciamo però che il titolo deriva dal fatto che Edoardo, il protagonista del romanzo e mio alter ego, è quello che organizza il Fantacalcio, lo organizza da ben dieci anni. Tuttavia è l’unico del gruppo a non aver mai vinto un campionato, benché sia quello che studia di più, quello più ossessionato e più appassionato. Proprio per questo motivo i compagni di Lega, gli altri fantallenatori, lo prendono in giro, gli dicono: “Cosa lo organizzi a fare, tanto non lo vinci mai”. Allora Edoardo è esasperato, dice basta, dice: “Non lo faccio più, il prossimo anno non contatemi”; ma in realtà, mesi prima dell’inizio della nuova stagione, sa già a memoria le formazioni delle squadre neopromosse in Serie A (ride, ndr).

Un po’ come il rapporto che ha con il fumo Zeno, l’antieroe di Italo Svevo…

Esattamente! Per Edoardo è proprio una nevrosi.

Sappiamo che hai avuto una formazione classica, al Liceo “Colletta” di Avellino, a cui è seguita un’esperienza universitaria in Scienze forensi e ci hai rivelato di leggere moltissimo. Dunque, ti chiedo, esistono autori o testi che hai incontrato nel tempo e che hai poi preso come punti di riferimento nell’affrontare questa esperienza di scrittura?

Sì, sicuramente, soprattutto per quanto riguarda lo stile. Credo che lo stile personale sia in fin dei conti il risultato di ciò che si legge, che viene poi filtrato attraverso la propria sensibilità e la pratica. Quanto agli scrittori, ne leggo vari come dicevo, di generi diversi, però ce n’è uno in particolare che è il mio preferito, perché quando ho iniziato a leggerlo ho detto fin da subito “questo sono io”, mi sono rivisto tantissimo in lui. Si tratta di Marco Masullo, autore napoletano. Ho letto tutti i suoi libri, i suoi romanzi sportivi, e questi mi hanno sicuramente condizionato nel modo in cui ho poi pensato al mio. Per cui credo che dentro la mia scrittura ci sia dentro tanto di lui.

Ciò che emerge dalla lettura del tuo libro è sicuramente una grande ironia…

Sì, Edoardo è assolutamente autoironico e, in generale, ho voluto creare un clima di leggerezza. Ad esempio il libro è disseminato di regole, un po’ come quelle del “Fight Club”, che però nella mia storia potremmo definire “semi-serie”, perché alla fine non vengono mai rispettate dai personaggi e nascono proprio per scherzarci su.

Nella vita reale hai una squadra del cuore?

Nella vita reale io tifo Avellino, essendo questa la mia città, e mi auguro di poter parlare di Avellino anche nel Fantacalcio, perché vorrà dire che l’Avellino sarà tornato ai fasti degli anni passati, della Serie A. Quanto al protagonista del mio romanzo, Edoardo sceglie parecchi calciatori dell’Atalanta, perché nel periodo in cui l’ho scritto, due anni fa, era quella la squadra favorita, fantacalcisticamente parlando. È una squadra che ha fatto sognare perché ha prodotto il gioco più bello e più spettacolare, il gioco più offensivo della Serie A. E offensivo in Fantacalcio si traduce in bonus, ossia dei punti che si vanno ad aggiungere al punteggio di base del calciatore. Invece adesso è il Napoli a far sognare i fantallenatori.

Pensando al futuro, se Edoardo ha l’obiettivo di vincere almeno un campionato di Fantacalcio, qual è invece il tuo? Continuerai con la scrittura?

Al momento la mia attività principale è quella della pratica forense e mi auguro che lo sia anche in futuro. Allo stesso tempo, cercherò di far sì che questo romanzo non sia fine a se stesso. Perciò sì, vorrei continuare a scrivere, provando anche ad affrontare nuovi generi e nuovi percorsi.

Avremo modo di conoscere te e “Il prossimo anno non contatemi” dal vivo?

Assolutamente sì, sto già stilando un calendario per le presentazioni primaverili ed estive. Vi terrò aggiornati.

Grazie Giuseppe e “ad maiora”!

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