Villani (Cgil) sulla Fiat in Irpinia

Villani (Cgil) sulla Fiat in Irpinia

Giovanni Villani, coordinatore CGIL di Arino Valle ufita intervinete sul ruolo e il peso della FIAT nel sud e nella nostra provincia, in particolare su due questioni strategiche. La prima: investimenti, occupazione, organizzazione, del lavoro e produttività; Seconda: il ruolo delle istituzioni locali. Non si tratta di problemi separati. C’è un filo rosso che connette la questione industriale alla questione istituzionale. Per Villani vi è una interdipendenza obbligata per una sfida che è, insieme, politica e industrialema bisogna verificare la volontà della FIAT ad affondare le radici al Sud ed a definire una progettualità positiva nella nostra provincia. La desertificazione industriale ha allungato le distanze dall’Europa. Era ed è utopia e mera esercitazione pseudo culturale puntare allo sviluppo meridionale solo sul post – industriale, col cosiddetto sviluppo dal basso.In merito alla questione dei Fondi UE e sulla politica industriale come priorità, il coordinatore Cgil sostiene che l’obiettivo è concentrare le risorse su pochi progetti in grado di innescare modelli originali e propulsivi di sviluppo, fondati su infrastrutture strategiche materiali e immateriali, per puntare alla reindustrializzazione avanzata. La sfida della produttività e della competitività chiama in causa direttamente le istituzioni: nazionali e territoriali. Governo, regioni, provincie, debbono avvertire la responsabilità del ruolo e, soprattutto, delle politiche da mettere in campo a sostegno delle imprese e per il lavoro. La provincia, il bypass con la regione deve essere governo diffuso del territorio, della efficienza, della produttività, della innovazione politico istituzionale e sostegno allo sviluppo.Per Villani le istituzioni devono intromettere nel piano Fiat che deve essere una leva poderosa per avviare la ripresa. È giusto che il sistema delle autonomie pretenda di essere protagonista del processo di sviluppo. Fiat – sindacati – istituzioni locali, un confronto che può costituire l’avvio concreto di un nuovo corso. Un immediato confronto per decidere insieme e ciascuno per la propria parte, le cose da fare. Gli impegni ed i processi che si possono e debbono aprire costituiranno lo spartiacque tra passato e futuro. Un cartello delle Istituzioni e delle associazioni meridionali che s’impattano con la Fiat, che liquidi stantii rivendicazionismi e che consideri il capitale sociale e produttivo territoriale una risorsa irrinunciabile. Non da difendere ma quale fattore di sviluppo da sostenere. La politica industriale è chiaramente solo una delle tessere del mosaico necessario a comporre il quadro per un reale sviluppo armonico del Mezzogiorno (e dunque dell’Italia intera), e ovviamente va accompagnata a nuove capacità di offrire servizi essenziali di qualità per i cittadini e le imprese attraverso il riordino della gestione della giustizia civile , delle reti infrastrutturali, della gestione del territorio e delle risorse energetiche. Una tessera di un sistema complesso, dunque, ma assolutamente dirimente. Non è possibile ipotizzare lo sviluppo del Mezzogiorno senza una forte crescita della sua componente industriale e del suo tessuto produttivo come non è possibile ipotizzare un paese che non indirizzi e sostenga queste scelte. Inoltre non possiamo non evidenziare come le politiche industriali attuate negli ultimi anni non abbiano prodotto risultati in grado di incidere in maniera strutturale, in particolare nella nostra realtà provinciale. Concludendo il coordinatore afferma che nella nostra realtà provinciale non si può determinare un processo di sviluppo a “prescindere” dalla Fiat.

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