Albatros e Cdi, Fiordellisi: “Situazione grave, politica assente”

“E’ da tempo che si parla, si fanno incontri istituzionali e si dà risalto al Piano Lavoro della Regione Campania, in esso si indicano le linee per l’autoimprenditorialità, la formazione professionale, la riqualificazione, si punta ai giovanni, alle donne, si sente di 3000 o 9000 nuovi posti di lavoro in campania nel 2011 e in Irpinia in un mese abbiamo perso o potremmo perdere oltre 350 posti di lavoro… Insomma dal dire al fare c’è di mezzo il mare e in questo i drammi di coloro che perdono il lavoro!”. Lo dice in una nota Franco Fiordellisi della Filctem CGIL Avellino. “Un mese fa – aggiunge – c’è stato il licenziamento con la messa in mobilità di 234 lavoratori della CDI di Calitri, a Solofra nell’ultimo mese sono stati licenziati e non tutti sono andati in mobilità oltre 50 lavoratori e poi abbiamo i 126 dipendenti dell’Albatros per cui lunedì è previsto l’incontro presso lo studio del curatore dott. Antonio SAVINO e che dall’aria che tira potrebbe pensare di non voler continuare gli altri 6 mesi di cassa in deroga e su questo eventualità faremo le barricate. Questa premessa è fondamentale per dare il senso e segnalare la distanza tra quello che viene detto in alcuni consessi istituzionali e la drammatica realtà della crisi nel sistema manifatturiero del tessile-conciario. Nessuna istituzione sino ad oggi, pur sollecitate ripetutamente da questo sindacato ha dato risposte adeguate ai tantissimi giovani e meno giovani, donne ed uomini, che sono rimasti senza lavoro e in alcuni casi senza neanchè più l’ammortizzatore sociale cioè un minimo di reddito. Ossia, nessuna istituzione locale e regionale ha saputo intercettare la necessità dettata dai cambiamenti già in atto, di riposizionamento del settore Moda, di sostenere la scelta obbligata della qualità e dell’innovazione per, da una parte sottrarre la piccola impresa da una concorrenza giocata tutta sul costo del lavoro e, dall’altra, sostenere la necessità di un cambiamento del ruolo e della funzione della piccola impresa, spinta anch’essa dalla nuova riorganizzazione della filiera ad alzare le qualità tecniche e di design del prodotto e di ripensare complessivamente il modello di relazioni nel mercato. Qui stanno le difficoltà riscontrate e con una formazione professionale di fatti inesistente fin qui. Un sistema di riorganizzazione non ancora portato a compimento, una difficoltà oggettiva, quella delle piccole imprese ad avere risorse per apportare innovazione e quindi vie autonome di diversificazione produttive e di committenza, ritardi di carattere culturale dal punto di vista strategico dell’impresa, determinano lo scaricare sui lavoratori la crisi. La situazione si presenta in modo molto difforme anche nel distretto di Solofra (Calitri non è mai stato ed è un caso a se) e delle imprese, e quindi anche dell’uso della formazione quale strumento strategico nei percorsi di innovazione. Di fatto non vi è Associazione imprenditoriale e anche parte degli imprenditori, che non condivida l’importanza della formazione come strumento di vantaggio competitivo per le imprese e i lavoratori, ma che qui spesso smarrisce la prospettiva e nella maggior parte dei casi diviene autoreferenziale e “finanziamento o liquidità” all’impresa. Una considerazione, questa, che mi costa molto fare perchè presenta nella sua declinazione un’accusa alle imprese e al territorio, ma è giusto far uscire le contraddizioni e le resistenze verso la formazione che viene vissuta dal punto di vista culturale come inutile o ancora come un costo, un onere, che aggirandolo torna al contrario utile per far cassa, in particolare con le imprese che perseguono strategie di apprendimento nel lavoro, basato sull’affiancamento, piuttosto che accedere a percorsi formativi strutturati. Ma questa situazione e comunque diffusa intersettorialmente. Per questo a livello territoriale si dovevano e si devono costituire gruppi di lavoro, con l’obiettivo di offrire luoghi di riferimento, di confronto e di concertazione per tutti gli operatori a livello territoriale. E’ attraverso questo lavoro che sarà possibile declinare meglio a livello locale gli indirizzi e le indicazioni strategiche di lungo termine da esprimersi nei PFS (Piani formativi settoriali), tarare i progetti di formazione rispetto alle specificità produttive, organizzative, economiche, sociali e culturali, valutando il gap di competenze nel territorio rispetto alle strategie e agli obiettivi da concordarsi. Questo modo di operare aiutarebbe anche a definire in modo più mirato i destinatari degli interventi: imprese,lavoratori e figure professionali, che magari per il loro carattere di nicchia non sono state considerate leggete Albatros e CDI. Dobbiamo definire impianti e strutturare dei progetti di formazione che ad oggi a livello territoriale non ho ben chiari per i lavoratori delle aziende manifatturiere come appunto albatros e CDI, dico questo in quanto queste aziende rappresentavano ciascuna per il proprio comparto realtà significative per la dimensione di impresa e per la caratteristica produttiva che non dovremmo disperdere. Vorremmo inoltre si avviassero, congiuntamente, iniziative che coinvolgano il maggior numero possibile di imprese e lavoratori ad aderire a percorsi formativi veri. Oggi il nostro territorio sta rifuggendo da un Piano Formativo per il manifatturiero che punti a dare prospettive ad uomini e donne ultra cinquantenni e ai giovanni che dovrebbero entrare nel mondo del lavoro. Nello specifico i gruppi di lavoro territoriali che comprenderebbero, gli Enti di formazione, i rappresentanti degli Enti locali, i soggetti pubblici di istruzione e ricerca idonei, le imprese e le OO.SS., potrebbero individuare le imprese e i soggetti potenzialmente interessati alla formazione, scegliere delle sedi dove fare formazione, alla realizzazione degli interventi, accertare la convergenza di obiettivi e condividere strategie di sviluppo e di crescita dei settore e della preparazione professionale dei lavoratori. Si tratta di prendere in considerazione il sistema di conoscenze e competenze in possesso delle imprese rispetto alle strategie e agli obiettivi comuni e di misurare il gap fra obiettivi strategici comunemente definiti e qualità delle risorse umane disponibili. L’avallo di una specifica formazione per gli ex CDI e dell’Albatros aiuterebbe l’Irpinia.. Al momento mi sento di dire che se si realizzano intese in tal senso, determiniamo le condizioni perché si affermi una formazione che sia utile al settore e ai lavoratori, attraverso l’assunzione e la diffusione di buone pratiche di formazione negoziata, ma in particolare garantiremmo un reddito minimo ed il permanere, migliorandole, competenze ed esperienze lavorative di uomini e donne maturi ma anche di giovani che altrimenti si vedrebbero costretti ad andar via. Per supportare queste proposte già lunedì mattina i dipendenti dell’Albatros saranno presenti ad Avellino per far sentire la loro voce e presenza nella trattativa con il curatore Dott. Savino”.

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