Aumenta ancora la Cig, De Feo: “E’ l’effetto della non crescita”

Ancora in aumento le ore di cassaintegrazione nella provincia di Avellino, dove nel mese di febbraio, rispetto al precedente periodo, si è registrato un aumento del 19,2%. Le ore richieste sono infatti passate da 184.931 a 220.369. E’ quanto rivela il 38esimo rapporto della Uil sulla Cassaintegrazione.
Nel confronto tra febbraio 2012 e lo stesso mese dell’anno precedente i dati sono leggermente confortanti. La richiesta di cassa integrazione, infatti, è diminuita del 36,6%. Le ore autorizzate sono passate da 347.467 a 220.369. Il settore maggiormente in difficoltà resta l’industria con la richiesta più alta di Cig (131.829), seguono l’edilizia (42.906) e il commercio (45.634).
L’incidenza della cassa integrazione in deroga, per il mese di febbraio 2012, continua a restare elevata sia in provincia di Avellino che nell’intera regione Campania. In Irpinia le ore di Cig in deroga richieste incidono del 45,4% sul totale della richiesta. Il settore che ne usufruisce in misura maggiore è il commercio con 150.150 ore, segue l’industria con 75.226 ore. In Campania l’incidenza della Cig in deroga sul totale delle ore richieste è del 27,3%. “Gli effetti della “non crescita” – ha sottolineato il segretario provinciale della Uil Franco De Feo – sulla provincia di Avellino e sulla regione Campania, sono implacabilmente verificabili attraverso il dato delle ore di cassa integrazione richieste, nel mese di febbraio, dalle aziende per rispondere alle difficoltà. Un aumento che ha investito sia la Cassa Ordinaria, utilizzata per crisi “temporanee”, sia la straordinaria, richiesta per crisi “più profonde” che, soprattutto, la Cassa in Deroga che sostiene in gran parte le piccole e medie imprese nelle fasi di difficoltà. E l’incidenza di queste ultime due, sul totale delle ore richieste, per la nostra provincia è particolarmente elevato. Segno che la crisi è strutturale e che anche le piccole imprese sono ormai al collasso. Non c’è settore produttivo che si salvi e questo segnala che la febbre sale e che la cura non può essere affidata ad un antipiretico seppur efficace, come la Cassa Integrazione.
Se le imprese dovessero utilizzare tutte le ore richieste sarebbero tantissime le unità di lavoro in meno nel sistema produttivo ed è solo grazie a questo potente ammortizzatore che ciò non si traduce, rapidamente, nell’alimentare il già consistente bacino di disoccupati che cresce giorno dopo giorno. Insomma lo stato di salute del sistema produttivo irpino si aggrava ogni giorno che passa. E al momento non intravediamo alcuna azione efficace messa in campo né a livello nazionale, né a livello locale. Questi dati confermano che non è possibile, né pensabile, che lo Stato si lavi le mani sul tema risorse. La protezione sociale è la vera questione di civiltà che il Paese ha di fronte. Risorse da garantire sia in questo drammatico periodo di crisi, sia quando si tornerà, auspicabilmente presto, alla “normalità economica”.
Le priorità dovranno incentrarsi sia sulla proroga di questo ammortizzatore sia, soprattutto, nel risolvere la questione che riguarda decine di migliaia di lavoratori “anziani ma non troppo” coinvolti in crisi aziendali, assicurando loro, dopo accordi che hanno previsto la fuoriuscita dall’impresa in crisi, l’accesso alla pensione o un adeguato reddito fino al raggiungimento dell’età pensionabile. Ma contemporaneamente è tempo che si pensi a come far ripartire l’economia, rimettendo in moto il sistema produttivo della provincia. Altrimenti, quando la crisi mondiale sarà passata, in Irpinia ci dovremmo limitare alla conta dei danni”.

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