Comunisti italiani: piena adesione allo sciopero della Cgil

“Siamo di fronte ad un massacro sociale e ad un saccheggio senza precedenti sull’intera ed ormai vastissima area del proletariato italiano che si allarga giorno dopo giorno ben al di là della classe operaia, dei salariati e degli stipendiati”. Lo dice in una la federazione provinciale del partico dei comunisti italiani. “Nei giorni di ferragosto è stato scatenato il più selvaggio attacco classista e padronale della storia della Repubblica. Dopo la manovra economica delineata nei primi giorni d’agosto; nel fluttuare della più grande crisi economica della storia degli Stati Uniti d’America; dopo la crisi della Borsa francese e sotto l’incalzare delle ormai quotidiane richieste di nuovi sacrifici da imporre ai lavoratori e alle masse da parte della Banca centrale europea, il governo Berlusconi delinea misure che, da sole, danno il segno che ogni confine antisociale è stato superato; che da ora in poi, in senso antipopolare, tutto sarà possibile, che ogni residua barriera potrà essere travolta. In questa visione si inserisce anche la vicenda Irisbus, in quanto, il governo è privo di una qualsiasi idea sul rilancio dell’Italia, incapace di risollevare non solo il territorio Irpino, ma la nazione intera. l PD non si smarca, sostanzialmente, dalla politica liberista imposta dall’esterno dall’Ue e non delinea, né rende popolare – come si dovrebbe, quantomeno, in una fase preelettorale – una politica economica alternativa che metta al centro le questioni sociali. Né, tanto meno, prefigura un’alternativa reale al berlusconismo. Ed è sulla scorta di questo suo pensiero debole, di questo moderatismo liberista che tentenna, chiedendo – con oscillazioni e rare eccezioni provenienti da alcuni suoi dirigenti – un governo tecnico, rinunciando così ad una campagna forte, di massa, volta alla caduta del governo in carica e alle elezioni anticipate. Di Pietro è addirittura patetico: svolta improvvisamente a destra ( recuperando la propria, profonda, natura), definisce la manovra economica “un ‘operazione di luci ed ombre” e si rifugia nel populismo della lotta contro “la casta” e per l’abolizione delle Province. La sottoscrizione dell’accordo del 28 giugno ( solo un mese e mezzo dopo lo sciopero) e i “6 punti” concordati il 4 agosto nel cosiddetto “ patto tra le forze sociali” danno la misura dell’entità dello smottamento della CGIL verso la conciliazione sociale, verso un accordo innaturale tra Confindustria, banche e sindacato. Un accordo, ancora una volta, come base materiale del governo tecnico. Un rinculo socialmente drammatico poiché materializzatosi nella fase più alta dell’attacco dell’Ue, del governo e della borghesia italiana alle condizioni di vita reali dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati e dei pensionati. Si è passati ( accordo del 28 giugno) dall’accettazione del disegno aziendalista volto alla destrutturazione del contratto nazionale di lavoro, al congelamento del conflitto e alla mortificazione del ruolo soggettivo del mondo del lavoro ( anche attraverso un ulteriore difficoltà alla proclamazione dello sciopero), ai 6 punti del 4 agosto, nei quali si assume, tra l’altro, “ la necessità di riforme strutturali capaci di incidere sulle tendenze di fondo della spesa pubblica per modernizzare il welfare”, cavallo di Troia per ulteriori tagli alla spesa sociale, in sintonia con lo spirito e la lettera della Bce. Non è certo questo che si aspetta dalla sinistra, dalle opposizioni, dalle forze sindacali avanzate, dal popolo che ha portato alle vittorie dei referendum e delle ultime amministrative. Nell’attivo provinciale del Partito dei Comunisti Italiani, convocato per il 4 settembre, allora ore 17,00 a Baiano, presso la sede CGIL, questi saranno i temi di discussione in fase della preparazione dei congressi locali e provinciale. Nonostante questa riflessione critica, il 6 settembre parteciperemo allo sciopero generale indetto dalla CGIL”.

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