Disoccupazione giovanile, Mercurio: “Dati allarmanti”

Fanno male come un pugno in pieno volto i dati Istat sulla disoccupazione giovanile. Lo dice in una nota Giuseppe Mercurio Segretario Provinciale GD Avellino. “Secondo l’istituto di statistica – continua – il tasso di disoccupazione giovanile nel mese di dicembre si attesta a quota 29% segnando il picco massimo dal 2004 ad oggi. Il numero totale dei disoccupati supera i 2 milioni di unità. Nel calcolo non si tiene conto delle cifre relative alla cassa integrazione e al lavoro nero. Andando a leggere i dati del tasso di occupazione generale ci accorgiamo di essere al di sotto del 57%. I numeri parlano chiaro, e ci raccontano di un’Italia in cui c’è chi, per rassegnazione e per mancanza di opportunità, ha rinunziato a cercare un lavoro. Certo, qualcuno potrebbe dire: “C’è la crisi, cosa vi potevate aspettare”. Ma, di fronte a simili scenari e alle tragicomiche dichiarazioni del Ministro Sacconi, non possiamo far altro che dissentire e ricercare le ragioni che descrivono la drammaticità del contesto nel quale viviamo. Si potrebbe convenire sull’inutilità di una critica sterile nei confronti di un Governo che per bocca del Presidente del Consiglio per circa due anni ha dato vita ad una campagna mediatica incentrata sulla negazione della crisi stessa e sul paradigma fallimentare del “ghe pensi mi”. Si potrebbe eludere la discussione affermando che il Governo ha fatto il “possibile” e che se non si fosse manifestata una crisi politica di simile portata si sarebbe potuto fare di più. Tutte scuse che, senza dubbio, possono essere immediatamente rispedite al mittente. Il Governo, sostenuto da una schiacciante maggioranza, avrebbe potuto scegliere altre priorità rispetto alla regolamentazione di interessi quanto mai personalistici, come è accaduto per la legge sulle intercettazioni e sulla giustizia. La strada, d’altronde, era stata tracciata già con la manovra finanziaria. In essa, non un solo riferimento ai giovani, se non quelli contenuti nella cosiddetta riforma della pubblica amministrazione. In essa, troppe porte chiuse in faccia a chi dopo anni di sacrifici sperava di poter avere l’opportunità di costruirsi un futuro. Quale significato possono assumere altrimenti il blocco delle finestre pensionistiche per il triennio in corso e il taglio dei contratti a tempo determinato? Il governo avrebbe potuto sicuramente affrontare, con la “contro-riforma Gelmini” il problema del gap strutturale tra il sistema formativo italiano e il mondo del lavoro finanziando e riorganizzando il sistema universitario. Ha preferito, invece, tagliare indiscriminatamente le risorse agli atenei, isolandoli ancora di più in termini di competitività rispetto agli altri sistemi europei. Stessa linea sull’accesso al credito. Perché, invece di incrementare il fondo di 150 milioni di euro per l’accesso al credito stanziato dal governo Prodi, il governo Berlusconi ha preferito depennare anche quanto di buono era stato fatto dal centrosinistra? Il ministro Meloni offende le nuove generazioni imputando loro una certa “inattitudine all’umiltà”. Ma, prima di lanciarsi in affermazioni simili, chi è al governo del Paese non dovrebbe invece occuparsi, come non fa, di incentivare il lavoro dipendente e autonomo, di inserire misure per la valorizzazione dell’apprendistato e per la formazione professionale? O realmente chi ci governa crede di poter risolvere il disastro della disoccupazione giovanile con un vademecum, di cui la stessa Meloni è promotrice? Si potrebbe, al contrario, intervenire sulla riforma degli ammortizzatori sociali e includere in essa i lavoratori precari e, ancora, mettere mano alla riforma dei tirocini per dare finalmente delle risposte chiare a tutti i giovani laureati sotto inquadrati: questo è uno strumento che permette di coprire vere e proprie nuove forme di sfruttamento del lavoro e, a dimostrazione di ciò, per quasi il 90% di loro la scadenza dello stage non si trasforma in assunzione. Le risorse utilizzate per le innumerevoli leggi ad-personam avrebbero potute essere stanziate per ridurre il costo del lavoro a tempo indeterminato al fine di arginare questa precarietà dilagante. Non possiamo e non dobbiamo lasciare che le grida di aiuto di tanti ragazzi e di tante ragazze rimangano eluse e inascoltate. Dietro questi numeri, c’è la cruda e drammatica fotografia di una generazione che è costretta a vedere una riga nera sulla parola “futuro”. Nelle dichiarazioni, negli atteggiamenti e nei fatti, prodotti e non, di questa maggioranza c’è la dichiarazione di responsabilità di un Governo e di un Presidente del Consiglio, che hanno abbandonato e tradito i giovani di questo Paese. Questo Governo non ha voluto essere al fianco delle nuove generazioni. I giovani, in queste condizioni, non possono far altro che incrociare le dita e invocare a gran voce le dimissioni di Berlusconi”.

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