Emergenza cinghiali: la Coldiretti lancia l’allarme

Emergenza cinghiali: la Coldiretti lancia l’allarme
L’emergenza cinghiali nella nostra Provincia non accenna ad esaurirsi. L’allarme è lanciato ancora una volta dalla Coldiretti irpina, che già interessò l’Amministrazione Provinciale alla fine dell’anno scorso con la presentazione di una petizione corredata da centinaia di firme di agricoltori sta…

Emergenza cinghiali: la Coldiretti lancia l’allarme

L’emergenza cinghiali nella nostra Provincia non accenna ad esaurirsi. L’allarme è lanciato ancora una volta dalla Coldiretti irpina, che già interessò l’Amministrazione Provinciale alla fine dell’anno scorso con la presentazione di una petizione corredata da centinaia di firme di agricoltori stanchi dei continui danni arrecati ai loro fondi e alle coltivazioni da orde di cinghiali che compromettevano in modo definitivo i raccolti, assestando un colpo mortale alla già debole economia agricola di vaste aree della Provincia. Nella petizione si denunciava che “l’eccessiva ed incontrollata proliferazione di animali della specie cinghiali causava ingenti danni non solo alle colture agricole delle aziende ubicate sul territorio provinciale, ma rappresentava anche un potenziale ed incombente pericolo per la pubblica e privata incolumità. Non di rado, infatti, esemplari di detta specie si spingono fino a ridosso dei centri abitati e delle abitazioni, destando nei cittadini notevole preoccupazione circa eventuali possibili episodi di aggressioni che potrebbero verificarsi”. A nulla era valsa l’attività venatoria aperta a tale specie da ottobre a dicembre dal momento che la consistenza numerica è ancora tale da non scongiurare i pericoli paventati. Con il documento si chiedeva un intervento della Provincia presso la Regione Campania teso a scongiurare il verificarsi di episodi che avrebbero potuto arrecare danni ai fondi e alle colture agricole, nonchè alle stesse persone, con conseguenze economiche disastrose per i bilanci delle aziende agricole. “La sicurezza nelle aree rurali – afferma il direttore della Coldiretti Giuseppe Licursi – e periurbane è messa in serio pericolo. Non si tratta più solo di un problema di risarcimento equo e tempestivo dei danni subiti, ma di sicurezza delle persone e della vita nelle campagne”. “Negli ultimi dieci anni gli animali selvatici si sono quasi decuplicati – continua Licursi – e l’aumento di cinghiali e altri ungulati ha messo in allarme non solo le imprese agricole ma anche la società e l’ambiente”. In Italia i danni causati dalla fauna selvatica hanno superato i 70 milioni di euro secondo una stima del rapporto Eurispes. Il problema è ormai un’emergenza su tutto il territorio nazionale. Da qui l’impegno di Coldiretti per monitorare, a livello nazionale, l’entità del fenomeno ed arrivare, sulla base delle informazioni raccolte, alla individuazione di possibili soluzioni condivise del problema, contemperando gli interessi dei cacciatori con quelli, riteniamo prioritari, degli agricoltori. L’acquisizione di tali informazioni è molto importate perché si è avviato in Parlamento una discussione su alcuni disegni e proposte di legge relativi alla riforma della regolamentazione quadro sulla caccia, nell’ambito della quale il risarcimento dei danni provocati dalla fauna selvatica all’agricoltura rappresenta uno degli aspetti centrali. Occorrerà rivedere anche la misura dell’indennizzo il quale assolutamente non copre l’entità della perdita economica subita dalle aziende. “La revisione della legge – dichiara il presidente della Coldiretti Francesco Vigorita – si rende necessaria perché, pur restando fermo il giudizio positivo su di essa nel complesso, alcuni strumenti in essa previsti non sono riusciti a garantire un rapporto equilibrato tra l’esigenza di tutela della fauna selvatica e l’esercizio dell’agricoltura. “Ma resta comunque importante – continua Vigorita – porre in campo un’efficace opera di prevenzione da parte delle aziende, sfruttando quanto previsto dalle Misure del PSR 2007-2013, e da parte degli Enti e Istituzioni competenti, assumendo misure specifiche che consentano di gestire la presenza di tali animali sul territorio, comprese le aree protette”. Oltre alle misure di controllo numerico, secondo la Coldiretti, i piani faunistico-venatori dovrebbero prevedere una delimitazione del territorio per aree al fine di individuare le fasce di tollerabilità della presenza di cinghiali a seconda della destinazione d’uso e della vocazione delle suddette aree (agricole, miste, naturali). Alle Regioni secondo l’associazione di categoria dovrebbe essere concessa, quindi, la facoltà di stabilire limiti di densità diversi da quelli indicati tenuto conto delle specifiche condizioni locali. “In caso di inefficacia di tali misure si procederebbe con gli abbattimenti selettivi, che non sono assimilabili alla caccia intesa come attività sportiva e del tempo libero”. “E’ auspicabile poi a fronte della esiguità dei finanziamenti regionali – conclude Vigorita – sia previsto un ordine di priorità rispetto ai soggetti beneficiari dei risarcimenti, che dovrebbero essere concessi, in primis, agli imprenditori agricoli professionali”.

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