Posizione critica della Uil rispetto alla 4^ riforma di federalismo fiscale proposta dal Governo. Si tratta, infatti, di un provvedimento legislativo che non solo non risolve i problemi, ma diventa nei fatti un accanimento, in materia di tassazione, per i cittadini. Soprattutto del Sud-Italia. Dopo i primi tre Decreti Attuativi già approvati (fisco demaniale, Roma Capitale e determinazione dei fabbisogni standard di Comuni e Province), per l’attuazione del federalismo fiscale, infatti, è in arrivo il primo Decreto che norma le future imposte comunali che graveranno sui contribuenti per i prossimi anni. Nella discussione tra ANCI e Governo si sta affacciando l’ipotesi, oltre alla previsione di una Imposta Unica Municipale (IMU) che, graverebbe sul possesso di immobili ad esclusione della prima casa, e, la devoluzione ai Comuni della cedolare secca fissata in due aliquote (20% e 23%), la possibilità di una compartecipazione del 2% al gettito dell’IRPEF Nazionale e, soprattutto, lo sblocco delle aliquote dell’attuale Addizionale Comunale IRPEF, seppur in maniera selettiva, a partire dal 2011. La Uil ha già espresso tutta la sua contrarietà a tale Decreto, anche attraverso forme di denuncia per mezzo stampa. E allo scopo di sensibilizzare i cittadini sarà avviata una campagna sui costi reali della politica a tutti i livelli, attraverso la richiesta agli amministratori locali sui costi reali di Giunte e Consigli.
E’ questo il primo e importante atto di una “campagna” che impegnerà nelle prossime settimane tutta l’organizzazione per chiedere “meno costi della politica = meno tasse”.
«Siamo coscienti – ha commentato il segretario della Uil di Avellino Franco De Feo – della necessità di una riforma in tal senso. Ma chiediamo una riforma che sappia coniugare efficienza, responsabilità, equità e riequilibrio territoriale.
La svolta impressa dalla politica ci preoccupa e non poco, perché si è ad un passo dall’emanazione di quasi tutti i Decreti attuativi, senza che ad oggi ci sia una analisi vera e compiuta dei reali costi del fisco federale ed il loro impatto sui standard dei servizi nei diversi territori.
Si pensi ad esempio al calcolo dei costi standard di cui ancora non si conoscono nè i numeri nè tanto meno i criteri per definire le Regioni di riferimento per la misurazione. E se per la sanità è molto più semplice parlare di costi standard, quando si prendono in esame i costi standard su cui misurare l’istruzione e l’assistenza ( funzioni che devono essere perequate al 100%), il discorso si fa ancora più complicato. Per non parlare poi delle funzioni i cui costi sono soltanto perequati parzialmente, quali ad esempio il trasporto pubblico locale. Un’occasione per rivedere e razionalizzare l’assetto istituzionale centrale e decentrato dello Stato con l’abolizione e/o la “manutenzione” di tutti gli enti inutili o sovrappeso ( senza funzioni chiare e proprie) , in modo tale da evitare duplicazioni di strutture che sono causa della lievitazione dei centri di riscossione e di spesa.
E’ sempre più necessario che per la fiscalità locale sia previsto, oltre al principio della progressività, la manovrabilità dei tributi siano essi compartecipati che propri, con le detrazioni per carichi familiari e, soprattutto, con interventi a sostegno dei redditi fissi, ed è per questo l’attuazione del federalismo fiscale deve essere inquadrata in modo armonico e contestuale con la riforma più complessiva del fisco.
Avremmo preferito, in un certo senso che invece di raddrizzare l’albero si fosse proceduto ad impiantarne uno nuovo partendo dal “tronco”, perché se la base è solida anche i rami diventano , a loro volta, solidi e armonici.
Perché non è indifferente come si modulano le imposte nazionali con il funzionamento della finanza locale. Questo processo riformatore deve contribuire a garantire più trasparenza e una migliore responsabilizzazione nella gestione della spesa pubblica a livello centrale e periferico, rafforzando gli attuali sistemi di controllo “in itinere”, che sono attualmente insufficienti, in quanto il controllato nomina i controllori.
Una occasione per armonizzare ed omogeneizzare la compilazione dei Bilanci di tutte le istituzioni secondo un schema omogeneo, soprattutto per le Regioni.
Molta attenzione andrà posta al sistema tariffario locale, alla luce, tra l’altro, dei processi di esternalizzazione e di liberalizzazione dei servizi, collegandolo in relazione al prelievo tributario, soprattutto per quanto riguarda la Tassa/Tariffa sui rifiuti.
La UIL da sempre è favorevole a questo riequilibrio in senso federalista. Per questo la Uil avvierà nei prossimi giorni un’indagine capillare sui costi reali della nostra politica chiedendo agli amministratori di comunicare i capitoli di bilancio che riguardano giunte e consigli. Cominciamo prima a tagliare il superfluo e poi a tassare ulteriormente i lavoratori dipendenti e le loro famiglie».