Fgci aderisce a manifestazione con precari, studenti e lavoratori

La Federazione dei Giovani Comunisti aderisce alla manifestazionale nazionale che si terra a Roma, domani sabato 26 maggio 2012. “Ridare centralità al lavoro, sconfiggere la precarietà e restituire valore a salari, stipendi, pensioni è uno dei nostri obiettivi e l’esistenza della nostra forza politica. Le devastazioni causate dall’attacco al welfare, dalla deregulation e l’attacco micidiale al mondo del lavoro (precarietà, riforma pensioni, attacco al contratto collettivo nazionale), accompagnato da quello altrettanto violento al mondo della cultura e dei saperi è la dimostrazione che i poteri economici-finanziari voglio distruggere il futuro del nostro Paese.
Lo sfruttamento diretto o indiretto del lavoro salariato e la sua precarietà si sono generalizzati a categorie che ieri percepivano se stesse come privilegiate e che oggi invece vanno a ingrossare le fila di quello che Engels definiva “il proletariato del lavoro intellettuale”. La ricomposizione unitaria di un blocco sociale della trasformazione richiede non solo piattaforme comuni o convergenti di questi diversi settori del lavoro dipendente, ma un’organizzazione della coscienza di classe che, dai settori più consapevoli e combattivi, si estenda all’insieme del lavoro dipendente e subordinato. L’indebolimento del conflitto sociale e la frammentazione del mondo del lavoro sono alla base del forte arretramento delle dinamiche salariali nel nostro Paese.
Le parole d’ordine per noi sono: il superamento della Legge 30, per denunciare lo scandalo della precarietà; ridare centralità al lavoro pubblico, che rappresenta una vera e propria “fabbrica dei diritti”; battersi per il ripristino nella sua integrità della Legge 81/08 (T.U. sicurezza sul lavoro) per fermare lo stillicidio delle morti e degli infortuni sul lavoro. Siamo di fronte ad una leva di giovani in bilico tra precarietà e lavoro autonomo di terza generazione privi di diritti e di rappresentanza eppure risorsa fondamentale per preparazione e professionalità in settori rilevanti dell’economia italiana. Una generazione di volta in volta catalogata come “generazione 1000 euro”, come popolo delle partite iva, come precari della conoscenza che pur sottoposta negli anni a una massiccia campagna per imporre loro il modello culturale unico della televisione commerciale e del darwinismo sociale, ha dimostrato una capacità di mobilitazione innovativa forte sul tema dei diritti e un’autonoma voglia di riscatto sociale.
Oltre due decenni di politiche neoliberiste, assunte nei fatti anche dai partiti del centrosinistra, dalle privatizzazioni, dalle varie controriforme del Welfare (in primis le pensioni), l’introduzione di forme di flessibilità/precarietà selvagge, politiche di forte moderazione salariale, l’attacco ai diritti e alla democrazia sui luoghi di lavoro, l’indebolimento progressivo del contratto nazionale, hanno fatto progressivamente precipitare le condizioni materiali delle lavoratrici e dei lavoratori, dei giovani, dei pensionati in una condizione insostenibile. Per uscire da questa crisi e ridare speranza, bisogna:
1. Politiche d’intervento pubblico nell’economia, in conformità a un piano di sviluppo finalizzato alla piena occupazione e al riequilibrio territoriale, che preveda la produzione pubblica di beni collettivi, dalla ricerca, alla difesa dell’ambiente, alla pianificazione del territorio (da sottrarre alla speculazione), alla mobilità sostenibile, alla cura delle persone.
2. Politiche fiscali che contrastino evasione ed elusione, si basino sul principio della progressività dell’imposizione e spostino i carichi fiscali dal lavoro ai guadagni di capitale e alle rendite: per ridistribuire la ricchezza a favore delle famiglie e dei ceti popolari e sostenere effettive politiche occupazionali e sociali.
3. Una legislazione del lavoro che contrasti la precarietà, sulla base del criterio per il quale il rapporto a tempo pieno e indeterminato è la forma ordinaria del rapporto di lavoro, e per questo abroghi le leggi che hanno consentito e favorito la precarizzazione; il rilancio del percorso di stabilizzazione dei precari dal pubblico impiego; la riconduzione di tutta la vasta area del falso lavoro autonomo ai diritti e alle tutele del lavoro subordinato.
4. Politiche specifiche per l’occupazione femminile e per l’occupazione giovanile, che in Italia sono le più basse d’Europa, recuperando il valore delle “azioni positive” per questi ambiti e introducendo il vincolo dei “bilanci”, di genere e di promozione delle nuove generazioni.
5. Difendere i posti di lavoro con una legge che preveda il blocco temporaneo dei licenziamenti e il contrasto alle delocalizzazioni”.

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