Fma, l’appello di Erminio D’Addesa

Fma, l’appello di Erminio D’Addesa
Sulla vicenda Fma e sulla questione dei lavoratori, interviente Emilio D’Addesa, ex presidente del consiglio provinciale. Ecco la nota. “La crisi che attanaglia il mondo delle fabbriche in Irpinia ed in modo particolare la FMA di Pratola Serra ci induce a fare alcune considerazioni sul mondo operai…

Fma, l’appello di Erminio D’Addesa

Sulla vicenda Fma e sulla questione dei lavoratori, interviente Emilio D’Addesa, ex presidente del consiglio provinciale. Ecco la nota. “La crisi che attanaglia il mondo delle fabbriche in Irpinia ed in modo particolare la FMA di Pratola Serra ci induce a fare alcune considerazioni sul mondo operaio nelle nostre realtà senza voler alzare, per questioni di spazio e di tempo, lo sguardo altrove. Si assiste, nel territorio irpino, alla crisi occupazionale nel mondo del lavoro, con proteste e manifestazioni davanti ai cancelli della FMA, a Napoli davanti alla sede della Regione Campania e con “ la sola e tanta vituperata triplice sindacale” a difendere i lavoratori in cassa integrazione con richiesta di ulteriore sostegno economico oltre agli insufficienti ammortizzatori sociali, provvedimenti per i mutui bancari, ecc.. Ebbene questa classe operaia irpina un pò atipica che si mobilita solo quando vede messa in discussione il proprio salario e la propria sicurezza sociale facendo ovviamente cosa giusta e sacrosanta ma che nella nostra Provincia è quasi sempre assente nel dibattito politico ed ha comportamenti quantomeno ondivaghi nella fase elettorale. La domanda che bisogna porsi è se questa classe operaia irpina ha maturato una coscienza di classe senza voler con questo andare a scomodare le teorie marxiste? Quali sono i comportamenti elettorali di questa classe operaia? Sta con le forze politiche che difendono gli operai e comunque i meno tutelati o con la parte politica collegata al ceto imprenditoriale e padronale? Quanti lavoratori delle fabbriche al momento elettorale danno il proprio consenso elettorale al centro destra ? Qualcuno si ricorda ancora dei consensi ottenuti da Forza Italia nel quartiere operaio di Mirafiori a Torino? La stessa cosa succede dalle nostre parti dove tanti operai orientano il proprio consenso elettorale verso quegli apparati sociali e culturali che sono ad essi antagonisti? Un imprenditore, nei momenti di crisi produttiva, si preoccuperà degli operai e delle loro famiglie o invece penserà ai propri profitti e guadagni? E’ notoria la posizione espressa dalla Confindustria a favore della flessibilità e quindi della precarietà del rapporto di lavoro a danno non solo degli operai ma anche degli operatori della P.A. e della Scuola. E’ di ieri la presa di posizione di Mercegaglia, presidente di Confindustria e di tutto il mondo imprenditoriale, con il sostegno di tanti esponenti del governo di centrodestra, contro il Ministro Tremonti che, in un’ evidente fase di revisione culturale, ha affermato la necessità del posto fisso a garanzia ed a tutela della famiglia e comunque dell’intera società. Il confronto nella nostra società è ormai tra ricchi e poveri; una società italiana (quindi anche quella irpina ) che socialmente ed economicamente si sta sempre più sudamericanizzando con la forbice del benessere che si allarga sempre più con ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri e verso i quali sta scivolando anche la classe media. Questo è il momento anche per gli operai irpini di fare qualche riflessione, di maturare una vera coscienza di classe. Saranno fallite le ideologie, c’è stata un’affermazione mediatica del mercato e dell’effimero nella nostra società ma la realtà di tutti i giorni è diversa, in quanto quotidianamente servono i soldi per le bollette della luce dell’acqua, del gas, per i libri e per i buoni-mensa dei bambini, per mangiare, ecc. ed a fine mese nessuno ti aiuta. La società irpina, come del resto, quella italiana ha bisogno di “scossoni democratici” che devono venire dalle classi sociali meno abbienti orientate a non accettare il populismo centralista e capaci di individuare da quale parte stanno gli avversari e dove stanno i possibili e naturali alleati con i quali intraprendere democraticamente un nuovo e diverso viaggio. La dignità dell’uomo si riscatta e si garantisce con il lavoro, quello vero e non precario e non oggetto di clientelismo, e non con l’elemosina di qualsiasi tipo essa sia perché gli esseri umani prima di tutto non sono merce”.

SPOT