Pubblichiamo una nota del dott. Erminio D’Addesa, ex Presidente Consiglio Provinciale, sulla situazione dei lavoratori Irisbus: “A pag. 15 di “Odio gli Indifferenti” di Antonio Gramsci pubblicato da Chiarelettere, il politico ed intellettuale comunista in una lettera del 1921 parla degli operai della Fiat (uomini in carne ed ossa) e dello sciopero che avevano sostenuto e dice …” Gli operai della Fiat sono tornati al lavoro. Tradimento? Rinnegamento delle idealità rivoluzionarie? Gli operai della Fiat sono uomini (ed io dico anche donne) in carne ed ossa, Hanno resistito per un mese. Sapevano di lottare e resistere non solo per sé, non solo per la restante massa operaia torinese ma per tutta la classe operaia italiana. ….. Erano estenuati fisicamente perché da molte settimane e da molti mesi i loro salari erano ridotti e non erano più sufficienti al sostentamento familiare, eppure hanno resistito per un mese. Erano completamente isolati dalla nazione,immersi in un ambiente generale di stanchezza, di indifferenza, di ostilità eppure hanno resistito per un mese “. Pagine scritte novant’anni fa e che si adattano alla perfezione a quello che è successo all’Irisbs di Flumeri dove i lavoratori, seppur tra tante difficoltà ed anche divisioni interne, hanno scioperato e manifestato davanti i cancelli ed in giro per l’Italia per quattro mesi per cercare di salvare il posto di lavoro, per garantire il rispetto della dignità umana, per la salvaguardia di un territorio ormai in inarrestabile declino sociale,economico ed umano. I lavoratori dell’Irisbus hanno resistito per quattro mesi senza salario e quindi senza i necessari soldi per “campare” la famiglia, senza i soldi per pagare le bollette, per mangiare, per comprare i libri per i figli, per provvedere al riscaldamento. Il tutto è avvenuto nella indifferenza totale del territorio, nella mancanza di idonee iniziative e di solidarietà dei Sindaci del territorio sempre più espressioni mediocri ed opache delle loro comunità e della insussistenza della classe politica parlamentare figlia del ”Porcellum” e quindi slegata dal territorio e dai cittadini elettori. I lavoratori dell’Irisbus hanno scritto una pagina importante nel mondo del lavoro italiano portando avanti e sostenendo una battaglia difficilissima che già dall’inizio si preannunciava dura contro il padronato Fiat e l’indifferenza del Governo di centrodestra di Berlusconi. La strada della trattativa era tutta in salita e lo stesso Landini, leader nazionale della Fiom, nel suo intervento nella piazza di Grottaminarda , nel primo sciopero anti-chiusura, disse che conoscendo il modo di operare dei vertici Fiat sicuramente l’azienda torinese non avrebbe fatto marcia indietro rispetto alla decisione di chiudere e così è stato. Come diceva Gramsci gli operai, anche quelli del’Irisbus, sono “uomini in carne ed ossa” e quindi hanno bisogno del minimo indispensabile per vivere, perché non vivono d’aria ma hanno bisogno del necessario reddito per portare avanti dignitosamente la famiglia; perché al di là dell’organizzazione e del movimento ogni lavoratore, ogni lavoratrice resta solo, nelle mura domestiche, a fare i conti del proprio bilancio familiare e dei propri bisogni e necessità. La cassa integrazione è accettabile proprio in questa ottica ma con Fiat bisogna riprendere il confronto ed anche la lotta perché l’unico stabilimento italiano che produce pullmans non può essere chiuso ed in questo deve avere un ruolo importante il Governo che deve finanziare il programma del trasporto pubblico e ci sono tutte le motivazioni per farlo non ultimo le sanzioni che l’Unione Europea, tanta cara a Monti & C., vuole applicare per l’obsolescenza del parco autobus italiano. Novant’anni fa Gramsci scriveva……”Non c’è nessuna vergogna nella resa degli operai della Fiat”….. Lo stesso vale per quelli dell’Irisbus nel 2011. La loro resa può sembrare umiliazione invece è dignità. I lavoratori dell’Irisbus sono l’avanguardia del movimento operaio italiano”.