“Onorevole Presidente De Mita, leggiamo che il titolo del libro e dell’iniziativa di oggi è “La storia d’Italia non è finita “, si parla quindi di grandi personalità della politica italiana da Moro a Berlinguer, da Don Sturzo ad Ingrao certo eccellenze che hanno lasciato un segno alla nazione, ma lei sa, meglio di noi che dietro ogni grande uomo politico, ci sono masse popolari che donano il loro impegno ad idee che necessariamente devono avere volti e gambe per essere rappresentate . Ecco noi d… |
“Onorevole Presidente De Mita, leggiamo che il titolo del libro e dell’iniziativa di oggi è “La storia d’Italia non è finita “, si parla quindi di grandi personalità della politica italiana da Moro a Berlinguer, da Don Sturzo ad Ingrao certo eccellenze che hanno lasciato un segno alla nazione, ma lei sa, meglio di noi che dietro ogni grande uomo politico, ci sono masse popolari che donano il loro impegno ad idee che necessariamente devono avere volti e gambe per essere rappresentate . Ecco noi da questo impegno e da queste masse vogliamo partire”. Così inizia il testo dell’intervento di Rossella Iacobucci di Resistenza Operaia alla presentazione ieri a Castel Baronia del libro di Ciriaco De Mita “La storia d’Italia non è finita”. “Masse – si legge ancora – come quelle degli operai della Irisbus, abbandonate e deluse per un’Italia che invece dal nostro punto di vista è ormai finita già da tempo e le spieghiamo perché. Perché la storia, egregio Presidente, non la fanno solo i grandi nomi o i grandi maneggi politici o bellici o ricalchi ma la “gente meccanica e di piccolo affare fin dall’800,“ come sapete bene tutti voi”. La vera storia quindi, per noi, è quella che si legge ai bivi delle strade sui marciapiedi sporchi di povertà e silenzio. La storia la fanno le scelte di parte, che hanno il potere di emancipare o distruggere i popoli e i territori. Invece questa storia italiana, quella purtroppo fatta solo dai potenti, per noi qui ed oggi sa solo di sconfitta. La sconfitta anche della classe politica irpina, soprattutto di quella che sta e che conta nelle istituzioni locali e nazionali, una classe politica che non ha saputo trovare soluzioni durature e concrete all’economia di questa terra. Ancora oggi infatti, nonostante anche gli eccellenti incarichi istituzionali a personalità importanti venute da questo nostro Sud non si è mai voluto raggiungere e non si è mai praticato il vero riscatto politico culturale sociale ed economico del Meridione. Ancora oggi si preferisce creare consenso costruendo masse di schiene piegate, di sottomissione e di clientelismo che continuano a riempire le sacche infinite ed insaziabili di una politica triste ed antica . Bisognerebbe invece ascoltare l’urlo che viene da questa provincia, l’esigenza urgente e vitale di cambiamento alimentando i fuochi di dignità che talvolta, nonostante tutto, si intravedono all’orizzonte. Bisognerebbe smetterla di creare rassegnazione e di mortificare giovani e meno giovani, diplomati, laureati con professioni e mestieri che sono lontani anni luce dalla sola speranza di futuro. Bisognerebbe dar seguito alle tante parole utilizzate in maniera sapiente durante le campagne elettorali o davanti agli stabilimenti chiusi per la “disattenzione” e la “dimenticanza” di tutti. Ecco il motivo per cui siamo qui: per ricordarle quelle parole che lei stesso ha proferito un anno fa davanti allo stabilimento Irisbus di valle ufita. Allora tuonante lei stesso era stato contro un sindacato debole ed un Governo quello Berlusconi, irrispettoso del Sud e miope sulle questioni industriali e specialmente sulla Irisbus. Un anno fa, prima di Monti lei affermava che la politica, la gente , tutti noi “non potevamo accettare che l’unico stabilimento che produce autobus in Italia venisse chiuso” e bacchettava chi parlava di dimissioni sottolineando che la politica non si fa con “i mi dimetto” ma con “i cosa si può fare”, ed allora noi stiamo ancora aspettando che alle dichiarazioni di intenti ci siano fatti consequenziali. Cosa è cambiato sulle prospettive per Irisbus, per l’indotto e per i tanti operai, dal governo Berlusconi a quello Monti che il suo partito ha sostenuto energicamente e che si appresta ancora a sostenere? In che modo nella “Agenda Monti” rientra la questione Irisbus dopo che per un intero anno questa è stata considerata solo una delle tante vertenze depositate sul tavolo del Ministero dello Sviluppo Economico? Le soluzioni possono essere tante e si possono trovare per tutti, tanto per Marchionne che risolve i problemi riducendo i diritti e che a Melfi ha recentemente incoronato Monti, quanto per gli operai, sempre più sfruttati e sempre più deboli e noi, in tutta onestà, ancora non abbiamo capito a quale soluzione certa politica vuole tendere su questa fabbrica. Purtroppo le premesse non sono delle migliori viste le soluzioni praticate da Monti e da chi lo sostiene ad esempio sull’Ilva di Taranto dove si baratta la salute con il lavoro contrapponendo la dignità alla fame e alla morte. Ecco perché vi chiediamo parole inequivocabili sulle questioni dirimenti della nostra provincia e sulla Irisbus in particolare. Solo così si potranno riempire di significato le iniziative letterarie che per essere valide e sentite devono parlare di reale impegno civico e di tensione all’uguaglianza e alla giustizia sociale altrimenti resterebbero soltanto puri esercizi intellettuali. Solo con iniziative politiche decise, forti ed eque si potrà ancora abbracciare la speranza che questa nostra amata Italia non sia del tutto finita, altrimenti con educazione diciamo anche a Lei come abbiamo detto ad altri esponenti politici passati per questa terra che contribuiremo in maniera non certo silenziosa alla definitiva morte di una politica già troppo agonizzante e lontana dalle esigenze concrete del vivere quotidiano”.