Primo maggio, Fiordellisi: “Situazione drammatica, urge svolta”

“Il Primo maggio 2012, Festa dei Lavoratori, si è svolta a Grottaminarda luogo simbolo per le battaglie dei lavoratori IRISBUS e dell’Irpinia, ma potrei dire simbolo di tutti gli “entroterra”, visto che il Primo maggio è una festa a valenza mondiale, con la particolarità e la capacità di esser stata un ponte tra lavoratrici e lavoratori, uomini e donne, per nazioni e culture che si uniscono nella festa del LAVORO”. Lo scrive in una nota il segretario Filctem CGIL Franco Fiordellisi. “Il Primo Maggio – aggiunge – una Festa nata e cresciuta proprio dando voce e speranza a chi solitamente non l’aveva, nei luoghi in cui il lavoro era solo “fatica” per un misero salario da fame. Il Lavoro, grazie ai movimenti politico-operai, alle organizzazioni sindacali, ha avuto il giusto riconoscimento e la ritualizzazione civile nella Festa, dopo anni di feste ribelli in cui per “festeggiare” si dovevano proclamare gli scioperi o stare in luoghi chiusi o fuori dai contesti cittadini. A Grottaminarda non eravamo tanti a dire il vero, complice la prima vera giornata di sole, anche i Grottesi hanno preferito la scampagnata o guardare il corteo all’ombra, alcuni sussurravano di possibili contestazioni e diciamo che la contestazione c’è stata non nelle forme “classiche” ma, forse, addirittura più drammatica e “violenta”, con una cassa da morto portata in spalla da operai dell’Irisbus accompagnandola con un volantinaggio “Primo Maggio festa del lavoro e lutto per i lavoratori”. Questa rappresentazione e il volantinaggio dicono sino in fondo la drammaticità della situazione che da tempo si vive, non c’è stata la fine del lavoro, come pure alcuni vaticinavano, ma si assiste alla fine dei lavoratori come soggetti contrattuali, come cittadini, sono merce appendice dell’imprenditore anzi del manager che detta l’agenda alla politica, alle istituzioni. Capirete che non parlo “solo” di lavoratori ma dei cittadini e delle Istituzioni, che in ogni loro “classe” e ruolo diventano succubi di questi meccanismi sovrastrutturali. In Irpinia abbiamo la somma di tutti i problemi, ma anche delle possibili soluzioni di cui dirò dopo, aziende di ogni settore che senza l’aiuto di stato non ci sarebbero state e che nella competizione globale sono venute meno o arrancano pericolosamente, CDI, IRISBUS, ALBATROS, AMUCO, CARSTEN’S, FMA, BULLONERIE, LATERIFICIO IRPINO, SILMA… le società di servizi e coop ASTEC,LOGIMEC, le coop dei servizi sociali, la Forestazione, i Servizi Pubblici Locali (Trasporti, Sanità, Reti Acqua-gas), commercio al dettaglio… La drammatica situazione, non solo locale, si è determinata per l’incapacità dei soggetti decisori democraticamente eletti, nelle Istituzioni dalle locali alle Europee passando per le Nazionali, di opporsi alle scelte del potere finanziario-manageriale (tecnico) che ha preso il sopravvento e pensate che la finanza ha determinato la crisi con i subprime e i manager con le over-produzioni, loro dettano le regole, l’esempio è dato dal manager Fiat Marchionne che alla componentistica fa fare il giro del mondo come nel gioco dell’oca, senza modificare per utilizzare adeguatamente gli impianti vicini alle fabbriche italiane, altro che risparmi e green economy, vuole il conflitto tra lavoratori, con l’aiuto di alcuni membri di questo governo che pone in contrapposizione giovani disoccupati e giovani occupati, precari e occupati, occupati anziani e giovani disoccupati o occupati. Le possibilità, le speranze, in una terra come l’Irpinia vanno cercate nell’essere vera comunità aperta agli altri, valorizzando i beni comuni ed ambientali di cui siamo ricchi ma non sappiamo gestire, dall’acqua, ai terreni agricoli, alle eccellenze agroalimentari, manifatture come ceramiche e pelli con produzioni ecolabel-emas, passando per la valorizzazione delle eccellenze artistico-culturali, che non sappiamo di avere e se lo sappiamo non riusciamo neanche ad apprezzarle e valorizzarle esempio “Capolavori della Terra di mezzo” al carcere Borbonico che invito gli irpini (disoccupati ed occupati, uomini e donne) a visitare, per poter apprezzare di più la nostra terra volerle bene e per volerci bene. Auto determinando dal basso scelte concrete di sviluppo, lavoro e progresso civico. Per questo, sino a quando i politici, le istituzioni, non sapranno riaffermare l’egemonia della democrazia sulla finanza-mercantilista è meglio, a parer mio, che alle manifestazioni del sindacato, alle feste come quella del Primo Maggio, non ci siano sul palco politici o rappresentanti istituzionali, ad ognuno il suo luogo di competenza, senza nessuna cattiveria, ognuno deve recuperare il suo ruolo e rappresentazione, sino a quando gli interessi dei cittadini, lavoratori occupati, precari e disoccupati, non avranno attualizzazione con parole che diventano fatti è meglio che i ruoli tornino ad essere ben definiti nelle ritualizzazioni e appunto nella Festa dei lavoratori e di chi lo cerca. Dobbiamo recuperare la nostra gente, siano essi: precari, disoccupati, pensionati, cassintegrati, occupati; è un’esigenza per il movimento sindacale di vita o di morte, non siamo un reperto del millennio trascorso, siamo i rappresentanti della nostra gente. Come sindacati non dobbiamo e non possiamo far passare la logica di speranza in un lavoro, che poi è fatica, a qualsiasi condizione e forma, cioè senza nessun diritto, con il lavoratore variabile, appendice, del processo produttivo. Allora, quella bara a Grottaminarda, devono convincerci ancor di più ad essere partecipi, lottare, lottare, lottare per il lavoro e per la democrazia, il vecchio slogan “Al lavoro e alla lotta” è da riattualizzare “Alla lotta per il lavoro e la democrazia”.

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