IL NOSTRO TEMPO E’ ADESSO!!! Questo è lo slogan con cui i GD erano in prima fila il 9 aprile al fianco dei precari e questo sarà il tema ricorrente di ogni nostra iniziativa. Non lo abbiamo fatto e mai lo faremo per meri fini strumentali ma perché crediamo sia compito della politica porre tali temi al centro del dibattito e perché ognuno di noi vive in prima persona una situazione precaria. Oggi il problema della disoccupazione, in modo particolare quella giovanile che ha oramai raggiunto livelli allarmanti, e del precariato attanagliano la nostra società e rappresentano delle vere e proprie catene che non ci permettono di vivere i nostri sogni, di programmare il nostro futuro, di scommettere su noi stessi. Tutto ciò si ripercuote su ogni aspetto della vita, rendendola precaria da ogni prospettiva si scelga di guardarla; ancor di più in una provincia, quale quella di Avellino, ed in una regione, la Campania, afflitte da altri endemici mali che non si avviano a risoluzione. Facciamo parte di quella fetta di generazione che, per amore della propria terra, ha scelto di non andare via, per inseguire un’opportunità, ma di restare nella speranza di cambiare le cose accendendo i riflettori su ogni tappo che possa ostruire il nostro cammino e la nostra crescita. La drammaticità di questi temi, anche alla luce della più generale e profonda crisi economica e sociale, ci spinge ad essere presenti e vicini a chi, come noi, su questi temi intende dare il proprio contributo. Per queste ragioni i GD non possono non sostenere ed essere al fianco di tutti i lavoratori che il 6 maggio saranno in sciopero per denunciare ancora una volta una condizione insostenibile. La giornata del 6 non può non essere la giornata della “vertenza Irpinia”, con tutti i suoi drammi e le innumerevoli contraddizioni che la caratterizzano. Porteremo a piazza Dante le nostre idee e il nostro desiderio di turismo, innovazione, sanità, sviluppo verde, occupazione giovanile, diritti di tutti. Il 6 saremo a Napoli per dar forza alle vertenze di una comunità che corre il rischio di perdere il proprio treno verso il futuro. E’ una sfida che non può e non deve limitarsi agli obiettivi “del momento”; c’è la necessità che tutti adempiano al proprio ruolo contaminando, senza voler invadere, il campo altrui; non possiamo nasconderci e non auspicare che su tali tematiche si possa e si debba ritrovare quell’unità e quel fronte comune, in particolar modo sindacale, che in tante battaglie è stato aspetto decisivo per le tante conquiste che pur ci sono state. Il nostro impegno e la nostra passione ci portano a sperare che “il nostro tempo è adesso” non resti un grido disperato di una generazione ma possa divenire realtà ed essere fedele rappresentazione di una società nella quale i giovani abbiano avuto la possibilità di trovare i propri spazi e le proprie certezze sulle quali fondare la costruzione del proprio avvenire. Sempre saremo nelle piazze e tra la gente per discutere, spiegare e lottare “per l’operaio che ha perso il suo lavoro e per chi ha vent’anni e se ne sta a morire in un deserto come in un porcile”; mai riusciranno ad “ucciderci il pensiero”.