Tagli al sociale, Rifondazione aderisce alla sciopero

Le destre continuano a picconare vergognosamente lo stato sociale nel nostro Paese, già duramente colpito dalla crisi che provoca progressivamente l’aumento drammatico della disoccupazione della povertà e delle disuguaglianze. E’ quanto sostiene in una nota il segretario provinciale di Rifondazione comunista, Tony Della Pia. Ecco il seguito della nota:
“I fondi destinati al sociale nel 2008 ammontavano a circa 2 miliardi e mezzo, per il 2011 si prevedono appena 500 milioni, in questo contesto il fondo nazionale per le politiche sociali passa da 930 a 275 milioni, quello per le politiche della famiglia da 345 a 52.5, le persone non autosufficienti, il prossimo anno, non beneficeranno nemmeno di un 1 euro. I trasferimenti a regioni, province e comuni si riducono di 18 miliardi in due anni. Tagli che determinano la riduzione, quando non la chiusura, di servizi sociali, socio sanitari e educativi, dagli asili nido ai centri diurni. A subirne le conseguenze sono disabili, anziani, minori, ex detenuti e tutte quelle categorie svantaggiate che sono letteralmente lasciate sole. Le destre fanno pagare la crisi a chi non l’ha causata, è in atto un vero attacco di classe: il potere economico, rappresentato da Berlusconi e dal suo Governo, contro i deboli, la povera gente. I tagli colpiscono chi ha bisogno d’assistenza, ma anche i lavoratori sociali, che già vivono condizioni contrattuali precarie e mal pagate e, rischiano con questi provvedimenti, il mancato rinnovo del loro contratto o di dover accettare condizioni di lavoro ancora peggiori. E’ intollerabile l’atteggiamento delle tre principali centrali cooperative, che propongono il rinnovo del contratto per gli oltre 250mila operatori sociali con soli 38 euro d’aumento medio per tre anni. Un’offesa alla dignità di tutte quelle persone che ogni giorno, nonostante le difficoltà, garantiscono i servizi. Noi siamo al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori sociali che lottano per avere maggiore stabilità e migliori salari. Vogliano un modello di welfare fondato sui diritti sia delle persone che beneficiano dei servizi che di quelle che vi lavorano, contrapporre i diritti degli utenti a quelli degli operatori rappresenta una sorta di guerra tra poveri, non può esistere un buon servizio senza un buon lavoro. L’unica forma di garanzia universalistica dei diritti sociali è la presenza pubblica. Serve un vero confronto tra sindacati, istituzioni e associazioni di categoria finalizzato ad ottenere un contratto dignitoso e rispettoso dei diritti dei lavoratori sociali, ad eliminare il ricorso a gare d’appalto al massimo ribasso  che  compromettono  la  qualità  dei  servizi  e  la  tutela  contrattuale  degli  operatori. Per queste ragioni, il 3 dicembre saremo in piazza al fianco di quelle sigle sindacali che hanno proclamato manifestazioni in tutta Italia contro il silenzio assordante di cooperative e istituzioni”.

SPOT