Uil, settore costruzioni tra i più in crisi

Uil, settore costruzioni tra i più in crisi
Il settore dell’Edilizia viene fuori da un trimestre terribilmente critico. E nulla fa sperare che il prossimo sarà in ripresa. Questo l’allarme lanciato dalla Feneal- Uil di Avellino. Dopo una serie di studi e rilevazioni, fatti in collaborazione con la Cassa Edile di Atripalda, il sindacato si pre…

Uil, settore costruzioni tra i più in crisi

Il settore dell’Edilizia viene fuori da un trimestre terribilmente critico. E nulla fa sperare che il prossimo sarà in ripresa. Questo l’allarme lanciato dalla Feneal- Uil di Avellino. Dopo una serie di studi e rilevazioni, fatti in collaborazione con la Cassa Edile di Atripalda, il sindacato si prepara al peggio. La flessione, infatti, è sotto gli occhi di tutti. Dalle ore lavorate ai dati occupazionali, è chiaro che l’edilizia vive in pieno la crisi in Italia e in Irpinia. Con tutto quanto ne consegue. Il settore edilizio è da sempre uno dei più importanti dal punto di vista occupazionale e registrare un calo così netto non può non preoccupare. Nel primo semestre del 2007/2008 le imprese scritte erano 1840, gli operai 7946 e le ore lavorate 3.382.959. Nel primo trimestre 2008/2009 tutti e tre i dati risultano in netto cale. Le imprese sono scese a 1740, gli operai occupati sono 7375 e le ore lavorate 2.865.499. Quanto accade nel settore costruzioni nella provincia di Avellino rispecchia in pieno una crisi che investe l’intero paese, da Nord a Sud. Nel I trimestre del 2009, secondo i dati dell’osservatorio Crisme, la flessione delle ore lavorate tocca quota -12,3%, contro il -7,8% del IV trimestre 2008; la contrazione del numero di lavoratori, invece, passa al -6,5% contro il -3,7% del trimestre precedente, mentre il numero di imprese si riduce del -4,3% contro il -2,3% del IV 2008. L’aggravarsi della congiuntura economica, quindi, si manifesta preliminarmente nella riduzione netta della quantità di lavoro (ore lavorate), per poi ripercuotersi sull’occupazione ed, in ultimo, sul numero di imprese. Il settore edile è entrato nella sua fase di crisi dopo un decennio di continua crescita, più o meno uniforme su tutto il territorio nazionale, che ha toccato il suo picco massimo nel 2007, ponendo così fine al suo ciclo espansivo iniziato nel 1998. Per la prima volta dal 2007, anno di inizio delle rilevazioni dell’osservatorio, nel I trimestre 2009 si è registrato nelle province campione un deciso calo dell’occupazione con un – 6,5% pari a – 14.543 posti di lavoro. In un anno, dunque, si sono persi quasi 15mila posti di lavoro che, se proiettati sul complesso della forza lavoro dipendente del settore (poco oltre il milione di addetti) significa oltre 70 mila occupati in meno a livello nazionale. Se consideriamo che la forza lavoro occupata nelle Costruzioni è pari, secondo le rilevazioni Istat ed Eurostat, a 2milioni di addetti tra dipendenti ed indipendenti, possiamo stimare una perdita di oltre 150mila posti di lavoro nell’ultimo anno, cifra che si avvicina alle 200mila unità confrontando il dato attuale con quello relativo al IV trimestre 2007 (- 9,67% nelle province campione pari a meno 23mila posti di lavoro). La crisi comincia quindi a farsi preoccupante e riteniamo che i dati risentano ancora dell’onda lunga della regolarizzazione / sanatoria degli immigrati del 2003 e dell’effetto DURC (avviato nel 2006) che pare così aver esteso la sua efficacia su tutto il territorio nazionale, anche se in maniera meno consistente nei lavori privati (con un residenziale in calo del 25% e le compravendite del 34% nell’ultimo anno). Ciò significa che, da un lato, con molta probabilità, la contrazione effettiva si aggira già attorno al – 20% per le ore lavorate e a – 10% per la forza lavoro, nonché che questi indicatori saranno destinati a peggiorare nei prossimi mesi. Il più contenuto calo delle imprese (- 4,3% tendenziale pari a – 2mila unità nelle province campione) oltre a confermarci ulteriormente la crisi ci spiega cosa sta accadendo attualmente nel settore. Probabile aumento del lavoro nero, con quota parte di lavoratori espulsi (principalmente immigrati comunitari e non) riassorbiti dalle imprese che lavorano, anche solo parzialmente, nel sommerso; lavoratori (italiani e stranieri) che, per non essere licenziati, accettano di lavorare per lo stesso datore di lavoro “a partita iva” o con altre forme contrattuali atipiche o precarie incrementando il numero dei falsi lavoratori autonomi; squadre di lavoratori (italiani e stranieri) per lo più specializzati che accendono partita iva volontariamente “vendendosi” come cottimisti sul mercato. Stiamo entrando, dunque, nel vivo della crisi del settore e gli attori (imprese e lavoratori) cercano di difendersi percorrendo tutte le strade possibili per salvarsi. “I dati della Cassa Edile e dell’Osservatorio della Uil – spiega Carmine Piemonte, responsabile della Feneal di Avellino – sono chiarissimi. La nostra provincia vive un momento di crisi fortissima e il settore costruzioni, insieme a quello dell’industria, è certamente uno dei più colpiti. E tolte le grandi aziende, per la piccola impresa la situazione è disastrosa. I lavoratori, infatti, in quel caso non ricevono il sostegno al reddito destinato ad altri. E i dati confortanti che il Governo ci presenta non ci convincono per niente. Gli effetti di questo periodo nero saranno difficili da smaltire. Ci aspetta un autunno tutt’altro che tranquillo. Il Governo, ma anche le istituzioni locali, devono intervenire al più presto possibile. Gli incontri avuti alla Provincia sono solo l’inizio di un cammino che va fatto insieme ai sindacati , ma che va fatto soprattutto con costanza. Qui si parla di famiglie intere che si ritrovano in poche ore senza la loro fonte di reddito principale. E non possiamo demandare ai lavoratori un compito che è nostro. Sono le istituzioni e i sindacati a dover trovare insieme delle soluzioni”. Dello stesso avviso il segretario generale della Uil Franco De Feo. “Quanto emerso dai nostri dati – ha commentato – è più che indicativo di una crisi profonda. Perdere quasi 200mila posti di lavoro in Italia non è certo un dato di poco conto. E dai dati forniti dalla Cassa Edile è chiaro che la situazione irpina non è certo delle migliori. Considerando, anche che il trimestre prossimo sarà difficilissimo per tutti i settori. Non possiamo aspettare oltre e come sindacato chiediamo degli interventi seri, chiediamo programmazione per il futuro. Lo chiediamo al Governo e lo chiediamo agli Enti locali. Il piano casa così come si è configurato come adesso non rappresenta certo la risposta al problema. La speranza è che la Regione Campania approvi degli interventi seri e soprattutto che guardi all’interesse dei lavoratori e delle famiglie. I tavoli aperti in Provincia nella scorsa settimana sono certamente un punto di partenza importante. La speranza è che si riesca a fare delle proposte concrete, mettendo in atto una politica vera di sostegno e programmazione per il prossimo futuro. Noi come sindacato saremo in prima linea al fianco dei lavoratori e dei cittadini”.

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