Vertenza Almec,Vecchia: ipotesi contratti di solidarietà

Vertenza Almec,Vecchia: ipotesi contratti di solidarietà
Un incontro costruttivo e che apre concreti spiragli verso una schiarita, quello di questa mattina, in merito alla vertenza Almec. Come da agenda, le parti interessate al caso dell’opificio di Nusco si sono infatti ritrovate presso Confindustria per discutere delle modalità con le quali affrontare i…

Vertenza Almec,Vecchia: ipotesi contratti di solidarietà

Un incontro costruttivo e che apre concreti spiragli verso una schiarita, quello di questa mattina, in merito alla vertenza Almec. Come da agenda, le parti interessate al caso dell’opificio di Nusco si sono infatti ritrovate presso Confindustria per discutere delle modalità con le quali affrontare il nodo occupazionale presso l’azienda. Sono 140 i lavoratori sui 270 complessivi per i quali si era paventato il rischio esubero e conseguente licenziamento, un’eventualità per scongiurare la quale è da mesi partito il lavoro dei sindacati. Oggi forse la svolta, o almeno è quello che si spera. All’Unione Industriali si sono ritrovati i segretari provinciali di Fiom Cgil e Fim Cisl, Luciano Vecchia e Giuseppe Zaolino, e il rappresentante della Uilm Davidde R.S.U. Presenti per l’azienda, invece, la responsabile del personale della filiale di Nusco,Dottoressa Carla Iandolo, ed il dirigente aziendale del gruppo, Martino. Infine a completare il quadro Rosanna D’Archi, a fare le veci di Confindustria. A riferire sugli esiti del summit, Luciano Vecchia, che così chiarisce i termini della proposta vagliata: “La nostra idea relativa all’utilizzo dello strumento dei contratti di solidarietà ha finalmente superato la reticenza del gruppo imprenditoriale e si è quindi potuto passare all’analisi dei metodi da utilizzare”. Nello specifico l’ipotesi delle sigle sindacali prevede l’utilizzo dello specifico ammortizzatore sociale fino al prossimo agosto, nell’auspicio che a quella data il peggio della crisi sia passato. I contratti di solidarietà, a differenza della Casa Integrazione, non vanno a discriminare la compagine salariata, individuando tra essa chi deve e chi non deve esservi sottoposto. Si tratta invece di un dispositivo attraverso il quale il carico di lavoro ridotto viene fondamentalmente spalmato tra tutti i dipendenti, riducendo le ore lavorative (criterio orizzontale) o alternando i giorni lavorativi in gruppi settimanali (criterio verticale). Nello specifico si opterebbe per la seconda via, come informa Vecchia, che sottolinea anche il vantaggio dello strumento: “E’ più vantaggioso in senso generale per i lavoratori perché non ingenera disparità di trattamento”. Fin qui il cuore della vertenza, e cioè l’allontanamento dello spettro dei licenziamenti. Ma le questioni annesse sono tante. La prima riguarda la corresponsione delle spettanze per le quali subentrerebbe l’Inps. “L’Istituto di Previdenza ha richiesto di pagare direttamente i lavoratori, come forma di garanzia per gli operai rispetto allo stato non ottimale del quadro finanziario della società – spiega il segretario Fiom – e per farlo esige l’erogazione presso i suoi uffici delle somme da destinare da parte della Almec”. La procedura però cozzerebbe con i tempi di sblocco, che si attendono lunghi, e quindi per ovviare al problema sarebbe l’azienda a corrispondere inizialmente gli stipendi, per poi regolare con l’Inps ad approvazione ministeriale avvenuta. Un secondo aspetto riguarda poi il riassetto delle ore operative, che passerebbero dalle sei attuali alle otto su cinque giorni di lavoro, in base alla proposta avanzata dalla triplice. Infine il servizio mensa, sul quale si era registrato nelle scorse settimane l’ulteriore braccio di ferro tra le parti. “Siamo riusciti a strappare un ticket da 2,5 euro al giorno, che rispetto a niente è già un risultato – ammette Vecchia – tuttavia è innegabile che le nostre aspirazioni fossero più elevate”. E se questo è il quadro – “Una soluzione prospettata che valuto abbastanza positivamente”, dichiara Vecchia – la via della sua approvazione è però ancora lunga. Innanzitutto bisognerà vedere cosa ne pensano i diretti interessati, ragione per la quale è già stata fissata l’assemblea tra sindacati e lavoratori per martedì prossimo a Lioni. Poi, se dovesse arrivare la loro fumata bianca, si procederà alla firma dell’accordo e all’invio degli incartamenti a Roma, da dove dovrebbe arrivare, come detto, l’approvazione definitiva sulla proposta. Il tutto entro due, tre mesi, se non dovessero sopraggiungere intralci.

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