Carratù e Del Regno: “Pce e crisi idrica, a Montoro quanto tempo sprecato !”

“Ai disciolti Comuni di Montoro dal 2007 fino al 31.12.2013 non è stato mai notificato nessun atto ufficiale da parte di Alto Calore -Asl ed Arpac che attestava la presenza di ‘PCE’ nei pozzi di Montoro e di Solofra con richiesta di sospendere il prelievo dell’acqua potabile, dai pozzi ai serbatoi, prima dell’immissione nella rete di distribuzione. La vicenda è nota a tutti, solo nei primi giorni del 2014 l’Alto Calore Servizi SpA (Ente di gestione del servizio di captazione, adduzione e distribuzione di acqua potabile nei comuni di Montoro Inferiore e Montoro Superiore), con comunicazione di non conformità circa la potabilità dell’acqua (analisi 2014), ha chiesto al Commissario Prefettizio di Montoro di emettere apposita ordinanza di sospensione dell’acqua potabile”. Salvatore Carratù e Maurizio del Regno consiglieri comunali di minoranza fanno il punto sull’emergenza idrica.

“Il Commissario in data 4 gennaio 2014 ordinava il divieto dell’utilizzo dell’acqua per uso potabile e con ordinanza 1907 disponeva in particolare il divieto all’Alto Calore di prelevare dai pozzi n. 29 e 30 l’acqua per alimentare i serbatoi idrici di adduzione della rete idrica comunale, ordinanza tuttora vigente. Alimentare la cultura del sospetto non aiuta nessuno. Le Autorità giudiziarie competenti adotteranno tutti i provvedimenti necessari se saranno accertate omissioni da parte degli Enti competenti. Per fortuna della stragrande maggioranza dei cittadini di Montoro i paladini della legalità, della trasparenza, non albergano solo nei banchi della maggioranza consiliare, tant’è vero che l’azione scrupolosa delle Forze dell’ordine e degli Organi inquirenti ha smentito gli allarmismi denunciati dall’amministrazione comunale di Montoro nei mesi scorsi. Tutto si è dissolto in una bolla di sapone”.

“Cercare di distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dal disagio che avvertono quotidianamente sulla propria pelle intere famiglie, attività commerciali serve a poco. Sprecare tante parole per cercare di scaricare responsabilità su altri è inutile. Oggi i cittadini attendono risposte concrete e vogliono conoscere quali risultati sono stati raggiunti per eliminare o limitare il perdurare della contaminazione delle falde acquifere da PCE. La gara per il Piano di caratterizzazione dell’area contaminata di Montoro Solofra dell’ATO ed aggiudicata in via provvisoria sin dal 2015 – per i motivi indicati nella delibera nr. 2 del Commissario Straordinario del 15.02.2017 è stata annullata: la Regione Campania tramite il D.G. dell’Ambiente comunicava che non era possibile concedere proroghe al finanziamento, né, allo stato, erano state individuate ulteriori e diverse fonti di finanziamento”.

“La Regione Campania con D.D. n° 1031 del 21.12.2016 Dip. 52 Direzione 5 ha nuovamente assoggettato a finanziamento il Piano di caratterizzazione della falda dell’area solofrane e montorese per l’importo di € 1.198.002,52, oggi non siamo ancora in possesso di uno studio che permetta di ricostruire i fenomeni di contaminazione a carico delle matrici ambientali su cui prendere decisioni realizzabili e sostenibili per la messa in sicurezza e/o bonifica dell’area interessata. E’ stato vietato l’emungimento di acqua sotterranea finalizzata all’abbassamento del livello PCE, il D. Lgs. 152/2006 vieta questo tipo di attività: le acque emunte sono sottoposte alla disciplina sui rifiuti, non possono essere scaricate in un corpo idrico superficiale o in fognatura. La diatriba sulla interpretazioni dei risultati delle analisi sui campioni di acqua prelevata dai pozzi, ha convinto la Regione Campania ad aderire alle richiesta dell’ATO Calore Irpino e dell’ A.C.S. SpA, di stanziare fondi per migliorare la potabilità dell’acqua attraverso l’utilizzo di carboni attivi, l’adozione di questo provvedimento da parte del governo regionale attesta che la falda è ancora contaminata”.

“Questa era la soluzione più celere e percorribile; questa era la soluzione da adottare immediatamente per evitare disagi ai nostri concittadini, da oltre un decennio in diverse regioni italiane sono stati installati impianti di potabilizzazione a carboni attivi. L’acqua viene estratta dal sottosuolo (pozzi) per essere trattata in un sito in superficie, durante questo processo di filtrazione e di adsorbimento i carboni attivi sono usati per la rimozione di sostanze inquinanti in forma disciolta dall’acqua. I carboni attivi hanno una elevata capacità di assorbimento dell’inquinante PCE e sono normalmente utilizzati nel trattamento delle acque, attività che dovrà essere svolta prima che l’acqua emunta dai pozzi possa confluire nei serbatoi dell’Alto Calore. Nelle ultime settimane, è stato richiesto di utilizzare l’acqua dei pozzi, ma non sono arrivate rassicurazioni sulla interpretazione dei dati legati alla presunta differenza tra i valori dell’acqua in falda e di quella al rubinetto”.

“La questione è appesa al palo, senza preventivo trattamento, l’acqua non può essere immessa nella rete di distribuzione. Se, invece, per alcuni Enti la soluzione è quella di limitarsi alla verifica del rispetto dei parametri di concentrazioni di tetracloroetilene al di sotto dei 10 mcg/l che è il limite previsto per legge, vuole dire che in questi tre anni l’azione a tutela della salute pubblica e dell’ambiente è fallita. La perdurante siccità ci mette anche il suo, ma ad oggi i risultati ottenuti sono davvero sconfortanti”.

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