Dipendenza da videogiochi: in cosa consiste e come riconoscerla

Giocare ai giochi online per molti è poco più di un hobby. Per alcuni, però, rischia di diventare una vera e propria patologia. Negli ultimi anni questo disturbo ha iniziato a comparire persino tra i manuali medici, con il nome di “dipendenza da giochi online.”

Recentemente, una nuova ricerca ha approfondito il nesso tra videogame e dipendenza. Come tutte le patologie di questo tipo, essa si presenta come una condizione complessa che sorge quando il divertimento si tramuta in una perdita di controllo, trasformando un hobby in una vera e propria ossessione.

L’uso eccessivo dei videogiochi, infatti, può portare a stati d’animo negativi, e conseguentemente a trascurare (a volte con risultati distruttivi) le normali relazioni interpersonali, gli impegni scolastici o lavorativi e persino i bisogni fisici primari, come il sonno o la fame.

Per fortuna si tratta di un disturbo che costituisce una rarità fra gli adolescenti. Nonostante ciò, la non è semplice darne una definizione esatta, perché i modi in cui si esprime e il suo impatto variano di molto fra le diverse culture. Il DSM, ossia il manuale diagnostico delle malattie mentali, propone una definizione in termini di quantità di tempo passato davanti ai videogiochi: si parla di dipendenza da giochi online quando si gioca per almeno 10 ore al giorno, e per un minimo di 30 ore a settimana. Una costante è il fatto di partecipare a giochi via internet, in cui competere con altri giocatori in tutto il mondo.

Per molti esperti questa definizione non basta a rendere conto della complessità del fenomeno. Spesso una dipendenza del genere ha radici in una situazione preesistente di mancanza di fiducia e di scarsità di relazioni sociali: in quest’ottica, il gioco online diventa una sorta di via di fuga dalla realtà, che porta a un peggioramento progressivo delle problematiche di fondo. Si tratta di un circolo vizioso che non fa che rinforzare e rendere più acuta la dipendenza stessa.

Inoltre, l’uso eccessivo di videogame spesso porta a una serie di patologie concomitanti, come depressione, ansia, isolamento e deficit dell’attenzione.

Attualmente, con la sempre maggior diffusione dei giochi online, il numero di casi sembra in aumento. Non tutti i tipi di gioco, però rischiano di portare a complicanze simili. Molti siti web (come ad esempio pomu.co.it, solo per citarne uno) mettono a disposizione giochi online gratuiti: si tratta però di videogame che spesso mancano della componente “social”, nel senso che non portano a situazioni di competizione estreme. Ben più pericolosi sono i titoli competitivi, come ad esempio World of Warcraft o League of Legends, che sono anche fra i titoli più giocati del momento, attraendo milioni di ragazzi.

Alcuni studiosi hanno paragonato i videogame di questo tipo a “droghe digitali”, che impattano sul sistema nervoso causando circoli di dipendenza da cui è quasi impossibile uscire di propria volontà.

Sull’argomento, di sicuro, c’è ancora tanta disinformazione. I genitori in particolar modo tendono a esagerare, bollando come dipendenza quello che è un semplice passatempo. I medici sottolineano infatti che una dipendenza non si configura unicamente con l’uso eccessivamente prolungato di qualcosa, ma ha a che fare piuttosto con il contesto in cui si inscrive e con l’importanza che una determinata pratica assume nella vita di una persona.

Giocare, anche tante ore al giorno, in un contesto di relazioni sociali ampie e di successo scolastico non è una patologia: è semplicemente un hobby come tanti altri. Che, in alcuni casi, può avere effetti benefici, aiutando a ridurre lo stress e a stringere nuove amicizie.

Salvatore Bruno

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