Scatti in bianco e nero che ricordano i felici vecchi tempi dell’infanzia. Silhouette asciutte che ritraggono gli spensierati anni dell’adolescenza. Foto (datate) di gruppo che ben si prestano a simpatici commenti su vecchie abitudini e a quanto fossimo giovani, rimpiangendo il tempo passato.
Tra tanti sorrisi e voglia di mostrarsi nelle migliori vesti passate, su Facebook sta imperversando una “sfida” che ha letteralmente inondato le bacheche di tutti. Una sorta di catena virale che ha coinvolto giovani e meno giovani.
La regola (non scritta) sta nel postare una propria foto recuperata dall’album dei ricordi commentandola con la frase “Sfida accettata” (in molti aggiungono a piacimento la data, il luogo, il tag ad altre persone che vi figurano) e chiunque metta il suo “mi piace” è implicitamente invitato a fare lo stesso. Fino a creare un giro infinito che ha coinvolto personaggi famosi e comuni mortali in un ricco album di famiglia virtuale.
C’è a chi piace e che non vede l’ora di far vedere come fosse giovane e magro, c’è chi proprio non lo sopporta (in questo caso non poche volte si trovano post ironici del tipo “Sfiga accettata” oppure “Abbiamo superato la lambada, supereremo anche sfida accettata”), ma c’è qualcuno che si chiede come è nato questo fenomeno?
Ben lontano da risate e battute, l’origine della faccenda è diversa e nasce l’estate scorsa, prima in India e poi in Gran Bretagna. Challenge Accepted era una campagna spontanea di sensibilizzazione contro il cancro che invitava, in seguito al Like alla foto, a fare lo stesso con il messaggio: “Riempiamo Facebook di foto in bianco e nero per mostrare il nostro sopporto alla battaglia contro il cancro. E’ questa la sfida”.
Non sempre ben accettata dai malati del tremendo male, che ne sottolineavano la totale inutilità, come accade quasi sempre ai fenomeni virali del web alla fine si è trasformata in un gioco perdendo ogni collegamento con l’originaria intenzione. Ma questa non è la prima volta. I frequentatori di Facebook non potranno dimenticare le bacheche inondate dal colore del reggiseno indossato dalle donne, i “messaggi in codice” che destavano curiosità, i cuoricini da postare sulla propria bacheca.
Insomma, che piaccia o no, vivere nel mondo virtuale è anche questo.