Evadere Sky? Da oggi costa molto caro. Linea dura per chi, invece del contratto ufficiale con una tv a pagamento come Sky, decide di bypassare adoperando il cosiddetto “card sharing” (più noto come “pezzotto”), ovvero quel sistema molto diffuso che consente di acquistare i codici per visionare i programmi criptati a un costo molto conveniente rispetto al normale canone.
A dirlo è la Cassazione che ha condannato al pagamento di duemila euro di multa più quattro mesi di reclusione un cittadino di Palermo il quale vedeva Sky senza possedere la relativa smart card.
Nello specifico, la condanna riguarda l’istallazione di <<un apparecchio con decoder regolarmente alimentato alla rete Lan domestica e internet collegato con apparato Tv e connessione all’impianto satellitare così rendendo visibili i canali televisivi del gruppo Sky Italia in assenza della relativa smart card>>.
La Suprema Corte ha chiarito che il reato commesso va contro la legge sul diritto d’autore del 1941 art. 171 octies l.633/1941, che nel caso specifico è <<pacificamente consistita nella decodificazione a uso privato di programmi televisivi ad accesso condizionato e, dunque, protetto, eludendo le misure tecnologiche destinate ad impedire l’accesso poste in essere da parte dell’emittente, senza che assumano rilievo le concrete modalità con cui l’elusione venga attuata, evidenziandone la finalità fraudolenta nel mancato pagamento del canone applicato agli utenti per l’accesso ai suddetti programmi>>.
Giudicato inammissibile il ricorso dell’imputato che si è difeso sostenendo di aver acquistato i codici di decodifica dei programmi tramite il web, a giustificazione del fatto che durante la perquisizione nella propria abitazione non era stata rinvenuta la smart card.
Il sistema denominato “card sharing”, depenalizzato nel 2000, aveva ripreso rilevanza penale già nel 2003.