La primavera porta sonno? Ecco svelate curiosità e abitudini sul dormire

sonno dormire

Il passaggio dall’inverno alla primavera se da un lato porta con sé tante positività (le giornate si allungano, il tempo migliora e non si vede l’ora di andare a fare un salto al mare), dall’altro lato può portare qualche disturbo da “risveglio dal letargo”.

Non a caso la Giornata mondiale del sonno (è il 17 marzo) coincide quasi con l’inizio della primavera. Questa ricorrenza annuale, lungi da battute e sorrisi, vuole avere uno scopo anche medico-scientifico, ovvero quello di richiamare l’attenzione su alcuni disturbi connessi al sonno.

Quest’ultimo, si sa infatti, rappresenta un’attività molto presente nelle giornate di una persona, interessando circa un terzo delle sua vita, e allo stesso tempo è un elemento indispensabile per la buona salute e il benessere di un individuo. Ecco dunque alcune curiosità legate al sonno.

Il caffè aiuta a rimanere svegli? Certamente contribuisce, ma se la mancanza di sonno è troppo grande il consumo della bevanda può perdere la sua efficacia. Gli studi dell’American Academy of Sleep Medicine evidenziano infatti che il caffè perde il suo potere stimolante dopo solo due nottate con poche ore di sonno. Si sperimenta dunque solo una sorta di effetto placebo.

Cosa aiuta il buon dormire? Sicuramente un pisolino dopo pranzo, per chi può concederselo, contribuisce a dormire meglio. Un riposo a metà giornata, infatti, agevola il rilassamento e fa arrivare meglio disposti al sonno notturno. L’importante è non esagerare e quindi non superare i 15-20 minuti. Allo stesso modo, le passeggiate dopo cena favoriscono il sonno. Anche se brevi, si è potuto notare che migliorano la durata e la qualità del sonno notturno.

Essere mattinieri o pigri è questione di genetica? A quanto pare sì. Sono state identificate dagli studiosi quindici regioni del DNA umano coinvolte in maniera diretta nello svolgimento dei ritmi circadiani, quelli che fanno in modo che alcune persone siano particolarmente attive nelle prime ore del giorno mentre altre si sveglino più tardi.

Il genere influisce sulla durata del sonno? In linea di massima sì. Secondo una ricerca americana, le donne hanno la tendenza ad addormentarsi un po’ prima degli uomini e a svegliarsi un po’ dopo. Solo con l’avanzare dell’età le abitudini vanno avvicinandosi.

Per concludere, infine, un problema condiviso da tanti e che trova anche nella scienza un suo fondamento: quando non si dorme nel proprio letto si dorme meno bene. A dimostrarlo anche una ricerca pubblicata su “Current Biology” che ha messo in risalto come, dormendo fuori casa, l’emisfero sinistro del cervello umano resti semi-vigile e molto più attento ai rumori circostanti.

SPOT