Maschio, del Sud, con scarso rendimento scolastico: l’identikit del giovane giocatore d’azzardo

E’ un fenomeno sociale che oltre che preoccupante interessa sempre di più le giovani generazioni. Il gioco d’azzardo si fa spazio tra gli interessi dei ragazzi italiani, tanto da spingere a riflessioni e a indagini per analizzarne identikit e cause. Tra queste, una recente ricerca condotta dall’Università di Bologna in collaborazione con la società di studi economici Nomisma. Lo studio ha coinvolto 11 mila giovani di tutta la Penisola di età compresa tra i 14 e i 19 anni.

Il profilo del giovane giocatore d’azzardo è presto delineato: è maschio (59% rispetto al 38% delle ragazze), residente al Sud (53% contro il 42% del Nord), frequenta istituti tecnici/professionali e ha un basso rendimento scolastico. Durante l’anno scolastico 2015-2016 ben 1 milione 240mila ragazzi hanno sfidato la sorte puntando del denaro (circa la metà del campione).

Come si giunge a tentare la sorte con lotterie e scommesse? Molta responsabilità hanno le famiglie di provenienza: si impara spesso dai genitori, visto che nelle famiglie non giocatrici solo il 9% dei ragazzi sviluppa la propensione all’azzardo, mentre la percentuale sale al 64% se anche padri o madri sono accaniti scommettitori.

Cosa si gioca? Il primo approccio avviene tramite le lotterie istantanee, con il Gratta e Vinci provato dal 35% del campione; a seguire scommesse sportive in agenzia (23%), scommesse sportive online (13%) e concorsi a pronostico a base sportiva come il Totocalcio (12%). La maggior parte dei giovani (il 27% circa) sperimenta una o due tipologie di gioco (11%), ma una percentuale uguale ne ha provati fino a cinque. Facile il passo per diventare giocatore abituale nonostante la giovane età. Il 17% ha infatti giocato una o più volte a settimana, l’11% lo fa con cadenza mensile e il 21% più raramente.

Ciò che emerge, infine, è come la preoccupante tendenza alla ludopatia precoce influisca in maniera negativa sulla vita e sui rapporti interpersonali dei più giovani. Il 36% tiene nascoste le sue abitudini alla famiglia, mentre per il 5% il gioco ha causato conflitti in casa, a scuola e con gli amici, e il 4% è arrivato a trascurare o sostituire gli impegni scolastici con il gioco.

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