De Luca scrive a Renzi: “Salvaguardare il Pd di Avellino”

L’ex senatore Enzo De Luca scrive a Matteo Renzi. “Caro Segretario Matteo Renzi – si legge -il tuo impegno politico e di governo in questi anni difficili di riforme per il rilancio del Paese è testimoniato nei risultati che gli istituti di statistica e le autorità internazionali riconoscono all’Italia. Il Pd ha sottratto il nostro Paese ad un declino ritenuto fino a poche decine di mesi fa “inevitabile” da molti osservatori e analisti internazionali. Cito questi fatti inequivocabili, perché su questi capisaldi il Partito Democratico fonda fin dalla sua nascita la sua missione per il governo del Paese. Tra pochi giorni i cittadini italiani non si limiteranno a scegliere semplicemente deputati e senatori, ma decideranno con il proprio voto se proseguire sulla strada tracciata dai passi avanti straordinari compiuti in questo quinquennio con serietà e lungimiranza, oppure se ripiombare in un passato di incertezza, alla mercé di irresponsabili populisti e qualunquisti, pronti a sfasciare tutto per sete di potere e ambizioni personali. In gioco c’è il futuro della Repubblica, mai come stavolta legato a quello del nostro partito. Alle urne saremo tutti chiamati a confermare nella prassi l’articolo 49 della Costituzione, a difendere le fondamentali prerogative repubblicane di ogni cittadino italiano, che attraverso i partiti concorre a determinare la politica nazionale”.

“Il 4 marzo saremo ad un crocevia storico, l’ennesimo per la democrazia italiana (a soli dodici giorni dal quarantesimo anniversario del sequestro di Aldo Moro) nel suo cammino luminoso attraverso insidie e difficoltà, a lungo esposta alla minaccia della eversione e alla tentazione dell’autoritarismo. Quella che in questi giorni hai giustamente definito “la svolta estremista”, con riferimento esplicito alla linea espressa da alcune forze politiche presenti nella competizione elettorale, rappresenta oggi un pericolo serio per le future generazioni. La svolta estremista attenta al diritto dei cittadini di partecipare alla vita pubblica, soprattutto in un Mezzogiorno che fatica ancora a risalire dal baratro in cui il Centrodestra “a trazione leghista” l’ha spinto con le sue politiche sbagliate, prima e dopo la crisi iniziata dieci anni fa. Da uomo del Sud che ha dedicato la vita all’impegno civile nel partito e nelle istituzioni posso testimoniare in ogni sede l’importanza del metodo democratico come principale antidoto alle organizzazioni malavitose, alla devianza criminale, al malaffare figlio di una corruzione che sopprime i diritti minando dalle fondamenta l’autorevolezza dello Stato. Dal 2005, prima come assessore regionale durante l’emergenza, poi come senatore e vicepresidente della Bicamerale sulle cosiddette “Ecomafie” e da estensore di diverse proposte legislative in materia, oggi come Presidente dell’Osservatorio Regionale sui Rifiuti in Campania, mi sono battuto e mi impegno per moralizzare l’ambito che segna un confine drammatico tra Stato e illegalità, quindi parlo in piena coscienza”.

“Va difesa la forza e l’autorevolezza della politica, che nel Paese e nel Meridione d’Italia si identificano soprattutto nel Pd. Solo il processo democratico potrà realisticamente porre fine nei prossimi lustri alla recrudescenza dei nazionalismi e al rischio di una illegalità diffusa, rafforzando tra la gente il senso e la certezza dello Stato. Da queste premesse scaturisce in me, rafforzandosi con l’avvicinarsi della consultazione, una forte preoccupazione per quello che sta accadendo nella provincia di Avellino, tradizionale bacino di consenso per i Democratici, e nella gran parte del territorio campano, che vive le stesse difficoltà. Di questi temi si parla pochissimo qui. A due settimane dalla ufficializzazione delle liste e delle candidature un elettorato oggi disorientato attende ancora la manifestazione di apertura per una campagna elettorale che nei primi quindici giorni ha vissuto solo di iniziative isolate. Da due anni in Irpinia il partito è privo di un gruppo dirigente legittimato dal voto congressuale. Mai sfiduciato, il segretario eletto Carmine De Blasio ritenne di dimettersi solo per senso di responsabilità, a causa di chi ha poi abbandonato il Pd per Liberi e Uguali. La situazione è andata aggravandosi per l’operato di un funzionario e di un politico inviati da Roma”.

“Si è evitato di fare esprimere iscritti e classe dirigente, chiudendo ogni spazio al dialogo e creando un contesto nel quale le regole più elementari di rappresentanza e democrazia sono state calpestate, giungendo ad una situazione che nella provincia di Avellino non si era mai conosciuta. Dal 2008 abbiamo celebrato in Irpinia quattro congressi senza problemi, pur registrando la naturale dialettica di un confronto vero. Dico questo con profonda preoccupazione, avendo fatto l’impossibile per unire sempre, non riuscendo in questa circostanza. Nonostante tutto, resto assolutamente convinto che unità e coesione siano indispensabili alla comunità che dà vita e forza con entusiasmo, dedizione e fiducia al nostro partito”.

Ti chiedo, pertanto, di intervenire, se possibile anche con una tua presenza ad Avellino, per assicurare la celebrazione del congresso provinciale nel pieno rispetto delle regole statutarie, con una platea trasparente come quella che ha partecipato all’assise nazionale da cui è scaturita la tua rielezione a Segretario. La legalità e la trasparenza e il rispetto delle istituzioni e dei gruppi dirigenti del Pd costituiscono il presupposto della democrazia e della partecipazione in un Mezzogiorno che ha bisogno di sentire la presenza autorevole dello Stato. Non si può far finta di nulla rispetto a palesi violazioni dello statuto per qualche voto in più, senza capire il vulnus che ne deriva per un grande partito come il Pd e il conseguente rischio di una implosione dei gruppi dirigenti. Questo territorio oggi non viene stimolato a partecipare ad una sfida decisiva come quella del 4 marzo prossimo. Risiede in questo la mia preoccupazione, non in altro, al di lá della mortificazione subita dal Pd irpino, che non meritava quanto accaduto. Tuttavia ora dobbiamo guardare avanti”.

“Bisogna parlare dei programmi e della proposta del Pd come dieci anni fa, quando nel 2008 ci mobilitammo tutti unitariamente per salvare il partito dalle conseguenze di una scissione dolorosa. Personalmente, da candidato al Senato mi spesi insieme ad amministratori locali e dirigenti per aggregare l’elettorato intorno al progetto riformista presentato pochi giorni prima da Walter Veltroni. L’unità d’intenti impedì il disegno di chi anelava svuotare il nostro partito. Ci impegnammo tutti senza distinzione di ruoli in una battaglia che portò al Pd il 34 per cento dei consensi, grazie ai suoi 81.000 voti raccolti solo nella provincia di Avellino. La stessa unità d’intenti e compattezza nella campagna elettorale si impone di più oggi. Il progetto del Partito Democratico ‘per un’Italia più forte e più giusta’, accanto ai risultati positivi del governo nazionale in questo quinquennio, consolidati nella nostra realtà dalla amministrazione regionale guidata dal Presidente della Giunta Vincenzo De Luca, possono aiutarci a realizzare una nuova impresa. Ma occorre far presto, la scadenza del 4 marzo si avvicina”.

“Va unito il partito, è urgente rinsaldare il rapporto con i nostri elettori e con gli amministratori locali, mettendo in campo il massimo sforzo collegiale a sostegno dei nostri candidati. Mi rivolgo a te dopo aver tentato insieme ad altri di trovare la quadra, rivolgendoti un appello perché tu possa agevolare l’unità in questa fase. Lo faccio in coerenza con il percorso che ho compiuto nel Pd dalla sua fondazione nelle istituzioni e nel partito, ma anche come capolista alle primarie del 2013 (ottenemmo il 58%) e del 2017 (raccogliendo il 75%) per la segreteria nazionale, a sostegno della tua candidatura. Agisco con la stessa responsabilità che mi portò nel 2013, accogliendo la tua richiesta, a rischiare la candidatura al Senato, rinunciando a correre per la Camera dopo aver stravinto le primarie territoriali risultando tra i primi in Italia e, successivamente, a rendermi disponibile alle sollecitazioni che mi giunsero da Palazzo Chigi, quando tu diventasti presidente del Consiglio. Il Pd non può rinunciare alla sua vocazione maggioritaria, incarnando nell’attuazione dell’articolo 49 il metodo democratico nelle istituzioni e al suo interno, altrimenti non è”.

“Al contrario di quanto accade ad altri nel nostro partito, quelli dell’ultima ora, il progetto politico del Partito Democratico trova in me un convinto assertore, oggi ancora più che in passato. Se il ruolo cardine del Pd nel Paese ha finito per attrarre tra le tante straordinarie energie anche qualche trasformista e più di un opportunista, quanto te penso che credibilità e coerenza restino un valore da non disperdere. Come nel 2008 avverto la responsabilità di agire dal basso nel rispetto dei territori, per salvaguardare il futuro del Pd in provincia di Avellino, preservando quelle regole che rappresentano il Dna del progetto politico dei Democratici italiani. Sarebbe un errore snaturare una forza politica federale nata per rilanciare e valorizzare il metodo della partecipazione democratica. Per farlo occorre riaprire in Irpinia le porte e le finestre del nostro partito per contribuire a vincere la sfida più importante oggi per l’Italia, rispettando la classe dirigente e non esprimendo superficiali giudizi da parte di chi doveva assolvere un ruolo politico e non lo ha fatto per ragioni oggi chiare a tutti (non si mortificano mai la rappresentanza e il consenso). Che tristezza, per una provincia abituata a convivere con la politica vera…”

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