Viespoli: “Sbagliata l’alleanza con De Mita”

Viespoli: “Sbagliata l’alleanza con De Mita”
“Cosentino e Landolfi sbagliano, quella con De Mita è una stantia riedizione della politica delle alleanze”. A bocciare il pato Pdl-Udc è il sottosegretario al Welfare Pasquale Viespoli, già sindaco di Benevento e leader regionale della disciolta An. “L’autoreferenzialità di Cosentino e Landolfi e d…

Viespoli: “Sbagliata l’alleanza con De Mita”

“Cosentino e Landolfi sbagliano, quella con De Mita è una stantia riedizione della politica delle alleanze”. A bocciare il pato Pdl-Udc è il sottosegretario al Welfare Pasquale Viespoli, già sindaco di Benevento e leader regionale della disciolta An. “L’autoreferenzialità di Cosentino e Landolfi e di una piccola oligarchia romana, ha impedito e impedisce che nel centrodestra campano si apra una stagione di confronto partecipato, qualificato, ‘mobilitante’ e ‘nobilitante’ “. – ha detto Viespoli. Secondo l’esponente di governo “il centrodestra campano anzichè essere protagonista di processi culturali e politici nuovi, appare sempre più risucchiato in una stantia riedizione della “politica delle alleanze” in assenza di un disegno, di un idea-forza, di una “visione” propria. E’ accaduto in occasione del frettoloso e ambiguo accordo con Mastella; è accaduto, ancor peggio, in occasione dell’accordo con l’Udc e De Mita”. “L’intesa con De Mita – continua Viespoli, componente dell’Ufficio di presidenza del PdL – non può essere spiegata con l’allargamento dell’alleanza o con motivazioni territoriali ed elettoralistiche. Personalmente, da tempo ritengo che il dialogo con De Mita andasse attivato, per verificare l’eventualità di una convergenza in Irpinia. Non certo per una condizione di minorità politico- culturale, quanto per lo straordinario valore simbolico, di definitiva chiusura di un’epoca, rappresentata dalla possibilità che l’inventore dell’arco costituzionale diventasse decisivo per condurre, nella sua terra, la Destra al governo”. “Peraltro – ha concluso il sottosegretario – credo che solo la trasformazione della democrazia escludente in democrazia inclusiva e dell’alternanza, e, dunque, il compimento comunque di un disegno, insieme di rottura e di continuità, può consentire a De Mita di dare senso culturale e politica alla sua scelta. Se non è così, se non c’è ‘profondità’ ma solo ‘superficialità’, allora siamo di fronte a un episodio di neotrasformismo da una parte e, dall’altra, a un episodio deteriore di ‘politica delle alleanze’ “.

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