Bisogna dare atto ai sostenitori di Gianfranco Rotondi in rotta con il centrosinistra deluchiano di avere giocato a carte persino sin troppo scoperte in questa campagna elettorale. Il cartello politico trasversale che si era costituito in occasione delle elezioni provinciali vinte da Domenico Biancardi (all’epoca militante in Forza Italia), che si è poi consolidato con le elezioni di Gianluca Festa al comune di Avellino e di Livio Petitto in consiglio regionale, ha apertamente sostenuto il candidato del centrodestra, risultando numeri alla mano determinante per la sua vittoria.
Per una parte di questi protagonisti della scena politica provinciale si pone ora il problema di uscire dall’ambiguità sul piano politico: il sindaco di Avellino innanzitutto, che solo nella scorsa estate si era imposto nella foto di gruppo dei sindaci del Pd nella sede nazionale del partito, cosa replica alle dichiarazioni di Angelo D’Agostino, che si è detto certo del suo apporto alla campagna elettorale del candidato di centrodestra? E che dire del sin troppo silenzioso consigliere regionale di Italia Viva – per ora – Vincenzo Alaia?
I problemi a dire il vero riguardano anche chi ha scelto di schierarsi politicamente nel centrodestra. Il sostegno di Angelo D’Agostino, unico fisicamente presente vicino al candidato nel suo comizio conclusivo ad Avellino (anche perché qualche altro ha cortesemente rifiutato l’invito a calcare il proscenio) è stato più mediatico che sostanziale. In termini di voti la dote del sindaco di Montefalcione e presidente dell’Us Avellino, nominato in fretta e furia dopo la mancata candidatura responsabile nazionale per l’innovazione di Forza Italia, viene considerata molto, troppo marginale. Anzi, alcuni dirigenti di centrodestra evidenziano come la presenza di esponenti considerati vicini a D’Agostino sin dai tempi della sua militanza nel partito di Mario Monti (su tutti il professore Sergio Barile) nelle manifestazioni elettorali abbia finito per indebolire politicamente il candidato di centrodestra.