Achille Benigni: “In campo per senso di dovere verso i giovani”

IL CANDIDATO – Da potenziale disertore delle urne a candidato. Achille Benigni, 45enne avvocato civilista e tributarista, docente di Diritto Tributario presso l’Università di Salerno, è il volto nuovo della politica. Candidato numero 3 alla Camera dei Deputati con il movimento ‘Fare – per fermare il declino’ Benigni è stato convinto dalla bontà del progetto del giornalista economico Oscar Giannino, dalla concretezza delle proposte e dal senso di dovere per le future generazioni. Su facebo…

IL CANDIDATO – Da potenziale disertore delle urne a candidato. Achille Benigni, 45enne avvocato civilista e tributarista, docente di Diritto Tributario presso l’Università di Salerno, è il volto nuovo della politica. Candidato numero 3 alla Camera dei Deputati con il movimento ‘Fare – per fermare il declino’ Benigni è stato convinto dalla bontà del progetto del giornalista economico Oscar Giannino, dalla concretezza delle proposte e dal senso di dovere per le future generazioni. Su facebook ha già raccolto i consensi di amici e sostenitori che lo hanno incoraggiato a impegnarsi fattivamente per l’Irpinia. “Se i miei figli mi contesteranno di aver lasciato un Paese in rovina – esordisce l’avvocato Achille Benigni – almeno potrò dire che ho provato a fermare il declino, ho dato il mio contributo e non per una forma di espiazione ma per alto senso di responsabilità verso chi verrà”. La novità della campagna elettorale si batte contro gli accattoni della politica che pensano alla poltrona e al vitalizio e non al bene comune e contro i blocchi granitici del potere. Giovani, lavoro, ripresa e liberalizzazioni sono le tematiche sulle quali l’avvocato Benigni sfiderà i suoi avversari dando risposte concrete e propositive. Non la solita aria fritta o gli slogan elettorali ad effetto, preconfezionati e monocordi. E a proposito di liberalizzazioni, alla domanda se queste procurino effettivi vantaggi alla collettività, Achille Benigni sostiene: “La questione delle liberalizzazioni va affrontata sotto due profili o se si preferisce da due prospettive. Una è quella dei lavoratori dipendenti ed un’altra è quella dei consumatori che fruiscono dei beni e servizi prodotti dalle imprese. Conviene esaminarle separatamente. Dal punto di vista dei consumatori non c’è dubbio che un mercato liberalizzato sia un vantaggio. La concorrenza (se è vera concorrenza e non oligopolio) garantisce servizi migliori e tariffe più basse. Bisogna inoltre tener presente che i lavoratori dipendenti sono a loro volta consumatori, quindi, soprattutto se a basso reddito, sono i primi ad avvantaggiarsi di un mercato liberalizzato. A questo bisogna aggiungere che la proprietà pubblica è spesso fonte di inefficienza e di corruzione. Guardiamo ora la situazione dal punto di vista dei lavoratori. Il punto è che qualsiasi confronto tra lavoratori privati e pubblici in Italia è impossibile per la semplice, banale considerazione che lo status dei dipendenti pubblici attribuisce a questi ultimi una serie di privilegi (non ultimo quello della sostanziale immunità dai licenziamenti), che i secondi non hanno. Il problema del taglio degli organici è invece legato alla congiuntura economica. Se il paese tornasse a crescere molte imprese non avrebbero alcun bisogno di licenziare (nessun imprenditore per quanto ne sappia è contento di licenziare dipendenti). In ogni caso anche su questo tema noi proponiamo delle misure concrete che pongono al centro dell’attenzione il lavoratore e non l’impresa. Il vero problema del lavoro privato in Italia è quello dei salari che sono tra i più bassi di Europa. Su quello si potrebbe e dovrebbe fare qualcosa, a cominciare dalla riduzione del cuneo fiscale che tutti invocano, ma nessuno attua”.

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