Alto Calore, sempre scontro Maselli-Fierro |
Alto Calore, sempre scontro Maselli-Fierro
Clima teso e scontro tra i presidente delle due società Alto Calore: la servizi e la patrimonio. Maselli e Fierro si confrontano a distanza e si accusa. Ecco Fierro: “L’ing. Maselli mi tira per la giacca in una nuova polemica. In una sede improvvida, a meno che non sia vero, come molti affermano, che il problema dell’acqua in Irpinia è viziato dalla strumentalizzazione di un potere clientelare ai fini di carriere politiche, si lancia in un ennesimo “j’accuse” contro chi, tramando nell’ombra (e sarei io…) blocca il finanziamento dei progetti dell’ACS in Regione. Non gonfio la ruota del pavone per il potere che mi si attribuisce: purtroppo così non è… Bastano poche righe a dimostrare come siamo di fronte ad altro “fumo con la manovella” di Maselli per nascondere la sua incapacità ad affrontare i problemi della sua azienda e cercare di nascondere tale difficoltà inventandosi trame e mene che gli impedirebbero di fare. Nelle settimane scorse aveva riempito i giornali di un’altra accusa alla Regione, quella di gravare l’ACS di spese indebite per la manutenzione straordinaria degli impienti… Andate a leggere le cronache successive: nessun giornale dà conto della inappuntabile risposta della Regione che nella sostanza dice: queste somme non vi spettano in nessun caso. La proprietà di alcuni impianti ex Casmez è in contestazione tra Regione ed ACP. Se non di definisce il contenzioso è perché l’ACS, che detiene senza titolo anche la documentazione amministrativa relativa agli impianti, sistematicamente non adempie alla richiesta di trasferire le copie degli atti alla Regione ed all’ACP. Ma se gli impianti fossero anche tutti di proprietà regionale, come senza alcun supporto giuridico e documentale l’ACS sostiene, la Regione stessa nulla deve in quanto l’onere della manutenzione straordinaria spetta all’ACS perché, non esistendo convenzione tra Regione ed ACS, rimangono in vita le norme che regolavano la concessione della Casmez che in tal senso era formulata. Adesso ri-straparla del mancato finanziamento dei suoi progetti. L’ACS è da tempo che non ne riceve di sostanziosi, ben prima della mia elezione a Presidente dell’ACP e per un lungo periodo anche avendo in Regione un riferimento quale l’Assessore ai LL.PP. nella persona di Enzo De Luca. I progetti in questione, o sono per reti interne, di competenza dei Comuni e con titolarità esclusiva di questi a progettare, vederseli finanziare ed eseguire le opere, o sono di competenza dei proprietari delle reti, secondo Maselli, quindi, della Regione; secondo noi in gran parte dell’ACP. Che c’entra allora l’ACS che non ha titolo alcuno per essere destinatario di finanziamenti pubblici sulla costruzione e l’adeguamento delle reti? Il problema vero è un altro. Riguarda l’affidamento in via definitiva del servizio idrico integrato, la cui scadenza è imminente. Le alternative sono tre: 1. l’affidamento diretto all’ACS; 2. l’affidamento ad una nuova società mista pubblico-privata in cui il socio pubblico sia scelto attraverso una gara; 3. l’affidamento attraverso gara pubblica. La questione dello scioglimento dell’ACP che sembra appassionare tanto quanti individuano in Lucio Fierro un avversario da combattere, si pone invece in termini fortemente diversi nel primo caso e negli altri due. Se l’ACS ha i requisiti per l’affidamento in house, non esiste problema alcuno a fare un passo indietro; riaccorpare le due società; riportare la proprietà delle reti dentro l’ACS, con buona pace di chi, dopo aver sostenuto per mesi che le reti fossero di proprietà regionale, dal giorno successivo sosterrà -sono pronto a scommetterlo- che sono di proprietà dell’ACS. Di fronte alla dimostrazione che l’ACS ha tali requisiti e alla decisione dell’ATO di procedere in tal senso non vi sarebbe alcuna ragione, per quel che mi concerne,. per opporsi alla riunificazione. Negli altri due casi lo scioglimento sarebbe una jattura: metterebbe in mano dei privati l’unico vero meccanismo pubblico di controllo sulla gestione del ciclo idrico: la proprietà delle reti. Peggio ancora se di riunificazione non si parlasse e la proprietà, dopo lo scioglimento dell’ACP, dovesse passare agli enti locali: sui Comuni, senza alcun diritto a canone di concessione, andrebbe a gravare l’onere della manutenzione straordinaria… Allora la questione è semplice: l’ACS è in grado di garantire di essere in possesso dei requisiti per l’affidamento in house o ci sta portando tutti nel baratro di una privatizzazione senza controlli del ciclo delle acque? Maselli, ovviamente, tace… Personalmente non uso i ruoli a cui sono chiamato per risolvere problemi nell’interesse generale, per lo scopo meno nobile di utilizzare postazioni per gestire potere. Avrei potuto procedere ad incaricare studi privati di progettare sulle reti di proprietà dell’ACP come avrei potuto firmare convenzioni con legali per difendere l’ACP nei contenziosi per le tante espropriazioni non portate a buon fine dall’ACS. Non l’ho fatto; ho cercato con pervicacia un accordo con l’ACS che portasse alla utilizzazione comune del personale che solo l’ACS ha, nel rispetto però delle prerogative di entrambe le società. Con Madaro eravamo arrivati alla vigilia della stipula di accordi in tal senso. Immotivatamente Maselli non li ha voluti prendere neppure in considerazione… Mi rendo conto come questa vicenda abbia anche elementi di confusione con gli scontri politici in atto, soprattutto nel PD, in cui Maselli sguazza. E’ questa una delle ragioni per la quale ho da tempo annunciato le mie dimissioni da Presidente dell’ACP. Sono pronto a sgombrare il campo per impedire che, per fare lotta alla mia persona, si facciano scelte sbagliate contro gli interessi della collettività. Forse sarebbe il caso che anche altri sgomberassero il campo, affidando ad amministratori che le aziende le gestiscano nell’interesse delle aziende stesse, dell’utenza e della collettività e non a sostegno di ambizioncelle elettorali…”. Ora la replica di Maselli: “I titoli e le notizie riportati da alcuni organi informazione sulla stampa odierna rischiano di rendere, di certo involontariamente, una rappresentazione diversa del significato e delle motivazioni di alcune mie affermazioni. La risorsa idrica e ciò che significa in questa provincia sono stati argomenti sollevati da altri prima di me per cui, nel mio intervento, ho ritenuto giusto esprimere le mie opinioni sulla questione. In particolare: 1) non ho lanciato bordate nei confronti di chicchessia, fatta eccezione della Regione Campania la quale –questo è un fatto- a mio avviso inspiegabilmente, a partire dal Luglio 2008, trascura del tutto progetti di ACS finalizzati sia alla salvaguardia del patrimonio acquedottistico delle province di Avellino e Benevento, sia alla tutela della risorsa idrica; 2) ho esplicitato –dal mio punto di vista- quale sia il ruolo di una società di servizi e quale quello di una società patrimoniale. La mia opinione – ho precisato- ha un valore relativo perché ogni determinazione spetta ai soci proprietari e non ad altri, nemmeno al Consiglio d’Amministrazione o al suo presidente i quali, invece -ho aggiunto- hanno l’obbligo di legge di non depauperare di competenze, di capitale sociale e di capitale umano le società che amministrano; 3) non ho mai inteso attaccare né ho attaccato gli ex DS. Con molti condivido progetti e politiche, con altri ci dividiamo tra mozioni congressuali diverse ma –ritengo e spero- accomunati dal desiderio di radicare sempre di più questo partito che, in un panorama desertico, finisce con l’essere spasmodicamente sotto la lente d’ingrandimento degli organi di informazione e delle altre forze politiche.