Comunicato congiunto su pacchetto sicurezza

Comunicato congiunto su pacchetto sicurezza
Con il voto dello scorso 2 luglio del Senato il ddl n. 733 bis diventa legge. Il cosiddetto pacchetto sicurezza, però, non offre garanzie di equità per gli immigrati. L’aggravante di clandestinità – già operante dal 2008 – mette in discussione il principio di uguaglianza delle persone davanti alla …

Comunicato congiunto su pacchetto sicurezza

Con il voto dello scorso 2 luglio del Senato il ddl n. 733 bis diventa legge. Il cosiddetto pacchetto sicurezza, però, non offre garanzie di equità per gli immigrati. L’aggravante di clandestinità – già operante dal 2008 – mette in discussione il principio di uguaglianza delle persone davanti alla legge. Oggi, norme come il reato di immigrazione clandestina – che punisce una condizione e non l’azione di una persona – avranno ripercussioni a cascata sul comportamento dei singoli, specialmente dei funzionari pubblici che possono rischiare l’omissione d’atti d’ufficio se non segnaleranno alle autorità l’immigrato privo di permesso si soggiorno. Ciò potrebbe valere anche per coloro che svolgono attività o funzioni fondamentali come la cura, la salute, l’istruzione con conseguenze immaginabili e che rischiano di porre l’Italia in contraddizione con convenzioni internazionali sui diritti delle persone liberamente sottoscritte dal nostro Paese. E’ senz’altro un diritto dello Stato quello di decidere chi e quanti debbano entrare nel proprio territorio; ed è sacrosanto voler governare il fenomeno migratorio – ancor di più in un momento di crisi economica – anche per evitare tensioni sociali. Ma a questo punto è legittimo, per chi opera nel sociale, e per i sindacati, quale garanti dei diritti della persona porre l’accento su aspetti di questa legge che lasciano fortemente perplessi. L’OCSE ci avverte in questi giorni che la crisi economica colpisce soprattutto gli immigrati, ma che è un errore chiedere che ritornino nel loro Paese. Bisogna guardare al medio e lungo termine quando gli effetti della crisi si attenueranno e che, soprattutto, a causa del deficit demografico si continuerà,in Italia, come in altri paesi, ancora a lungo ad aver bisogno degli immigrati. La scelta giusta da fare, allora, non è il blocco dei flussi e leggi draconiane per spaventare gli immigrati, ma una profonda riforma della normativa sull’immigrazione che ha prodotto finora decine di migliaia di cittadini in condizione di irregolarità e clandestinità ed attese di anni per avere il rinnovo del permesso. E’ per questo che i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil chiedono di riaprire il dibattito tra Governo e parti sociali per trovare soluzioni condivise al tema dell’immigrazione e dell’amplissima presenza di irregolarità, a soluzioni ragionevoli, equilibrate, umane sul tema. Le principali disposizioni della nuova legge, infatti, riguardano la sfera personale dell’immigrato. Dai matrimoni al trasferimento di denaro all’estero, per chi non è in regola con i documenti, diverrà impossibile condurre una vita dignitosa. E gli italiani, che come proprietari di case da fittare o come funzionari pubblici, si troveranno di fronte a stranieri clandestini avranno un ruolo tipico delle forze dell’ordine. Le pene, infatti, si abbatteranno anche su di loro. Se a questo aggiungiamo la regolarizzazione delle badanti, capiamo facilmente la delicatezza della questione. Il mezzo milione di badanti si troverebbe fuori legge. “Il Sindacato – spiegano i segretari di Cgil, Cisl e Uil di Avellino- non può restare indifferente. Gli immigrati costituiscono una parte della nostra società. La legge del Governo Berlusconi rischia di creare un clima di tensione nel paese. Ci sono aspetti della normativa, le cui conseguenze vanno ponderate bene. Non possiamo accettare che una condizione diventi un reato. E la difficoltà per gli immigrati di diventare regolari è palese a chiunque legga il testo della legge. Per quanto riguarda colf e badanti auspichiamo che quanto dichiarato dal sottosegretario Giovanardi trovi al più presto l’accordo dell’intero governo. E’ necessario, infatti, attraverso un decreto-flussi, regolarizzare gli immigrati che si trovano in Italia da anni e che soprattutto lavorano nelle nostre famiglie, che devono essere messe nella condizione di regolarizzare le collaboratrici domestiche straniere. Che si tratti di sanatoria o no, ci auguriamo che i tempi siano i più stretti possibili”. “Come Sindacato – concludono Petruzziello, Melchionna e De Feo – faremo quanto in nostro potere per aiutare i cittadini extracomunitari che si rivolgeranno alle nostre strutture. La clandestinità non può essere un reato, soprattutto per quanti si trovano in Italia e già lavorano nel nostro paese. L’invito è alle istituzioni della nostra Provincia, oltre che al Governo, affinchè si prenda atto della legge e si mettano in campo gli strumenti necessari per quella che potrà diventare una nuova emergenza. Alla Prefettura di Avellino chiediamo un segnale di disponibilità con la convocazione di un incontro con una ristretta rappresentanza di immigrati.

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