Csm al voto, Vietti in pole per sostituire Mancino

Csm al voto, Vietti in pole per sostituire Mancino

Il peso degli outsider nelle elezioni per il Csm. Oggi e domani i circa novemila magistrati voteranno nei tribunali di appartenenza i 16 rappresentanti togati in quella che è stata più volte polemicamente indicata, a proposito dei numerosi pareri critici espressi sui progetti di legge del Governo, come la «terza camera» del Paese. Dopo che le tentazioni dell’Esecutivo di arrivare a una nuova legge elettorale che facesse perdere peso alla componente togata a vantaggio di quella politica sono per il momento tramontate (ma se ne riparlerà al momento della presentazione della riforma sulle separazione delle carriere che prevede un Csm per i giudici e uno per i Pm) il vero interrogativo riguarda la capacità di sfondamento, e il significato politico, dei candidati non incasellati in alcun gruppo organizzato.Per la prima volta il Consiglio potrebbe vedere tra gli eletti magistrati che si sono presentati in maniera polemica se non dichiaratamente contrapposta a un sistema come quello delle correnti che sembra oggi sollevare perplessità all’interno della stessa magistratura. A rendere incerto il risultato, noto tra circa una decina di giorni, e a potere cambiare equilibri tra le diverse anime del Csm sarebbe così una pattuglia di magistrati che potrebbe riuscire a centrare quell’obiettivo, mancato dall’ultima riforma della legge elettorale del Consiglio, con la soppressione del voto per liste precostituite, voluta dall’allora ministro della Giustizia del Governo Berlusconi, il leghista Roberto Castelli.Il risultato avrà poi conseguenze dirette anche in un Parlamento che sta già votando sui rappresentanti non togati, tra i quali andrà scelto il nuovo vicepresidente, ruolo chiave per il quale sembra per il momento in pole position il rappresentante dell’Udc, ex sottosegretario di Castelli, Michele Vietti.Attualmente l’incarico è ricoperto dall’irpino, Nicola Mancino, che in passato ha a più riprese manifestato l’intenzione di non essere più eletto.

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