Famiglietti: il Pd irpino è debole, urge gestione unitaria

Famiglietti: il Pd irpino è debole, urge gestione unitaria

“Oggi abbiamo un Partito Democratico debole, più che mai in Irpinia, e da più parti, innanzi tutto dai nostri elettori, si auspica una gestione unitaria senza ulteriori strappi e lacerazioni”. Ad affermarlo è Luigi Famiglietti, sindaco di Frigento ed esponente del Partito Democratico.
“Secondo me – continua Famiglietti – se ci sarà, come sembra, la volontà di creare una forte discontinuità rispetto all’attuale modo di intendere e gestire il Pd in Irpinia, nessuno potrà tirarsi indietro rispetto ad una condivisione della responsabilità di guidare il partito.
Tuttavia il partito democratico potrà cambiare davvero passo se riuscirà a sciogliere due nodi fondamentali: il tema del rinnovamento generazionale e quello del rapporto tra partito ed amministratori locali.
Il Pd non è la somma né tanto meno la sintesi di due o più partiti preesistenti – precisa il sindaco di Frigento – ma semplicemente un nuovo partito che pur affondando le radici nel riformismo cattolico, socialista, e ambientalista italiano ha l’ambizione di guardare al futuro, di costruire un’ alternativa di governo per il bene del Mezzogiorno e dell’Italia rispetto a questo centrodestra che governa Provincia, Regione e Paese.
Un nuovo partito che voglia costruire il futuro non può che essere rappresentato da giovani capaci, meritevoli che abbiano già dimostrato con la loro attività nei partiti, nelle amministrazioni locali, nel mondo dell’associazionismo e delle organizzazioni di categoria professionale, di avere le giuste competenze ed il giusto grado di autonomia decisionale per guidare il partito democratico.
Il partito democratico non può limitarsi alla declamazione del merito, deve applicarlo a partire dalla sua struttura interna, non può limitarsi a solidarizzare con i giovani in difficoltà perché precari (magari con partita i.v.a.), disoccupati, inoccupati ma deve sforzarsi di offrire loro delle soluzioni che consentano di aspirare ad un lavoro decente, deve essere in grado di ascoltarli e rappresentarli e ciò può avvenire solo mettendo in campo la nostra generazione.
Altro nodo fondamentale è il rapporto tra partito e territorio, partito ed amministratori locali.
Il partito democratico, rispetto ai partiti tradizionali è molto debole, non ha la necessaria forza ed autorevolezza per dettare le scelte ai propri amministratori. Ciò avviene perché innanzi tutto non si ha una linea politica chiara sulle questioni, sui problemi ed in secondo luogo perché l’elezione diretta del sindaco in tanti casi ha creato un rapporto talmente stretto tra amministratori e cittadini da svilire la funzione dei partiti.
Oggi, vista la situazione di difficoltà in cui versa il partito, in attesa di un vero radicamento sul territorio ed alla luce delle importanti scelte che bisognerà prendere sulla gestione delle acque, dei rifiuti, delle politiche industriali e della programmazione comunitaria non si può pretendere che i sindaci obbediscano alle direttive del partito sic et simpliciter, così come gli amministratori non possono non riconoscere l’importanza di contribuire alla costruzione di un nuovo partito forte ed autorevole a partire dall’individuazione di una linea politica chiara su questi problemi concreti. Per questo sarebbe auspicabile che un po’ tutti, dirigenti ed amministratori, ci sforzassimo per non acuire le distanze di vedute che già hanno prodotto gravi emorragie in termini di consensi e di amministratori che hanno preso altre strade.
E quindi bisogna aprire una seria riflessione interna – sottolinea Famiglietti – sul perché delle tante defezioni che abbiamo contato a partire dalla sconfitta subita alle scorse elezioni provinciali; non si può liquidare la questione facendo spallucce ed invitando gli indecisi ad abbandonare la nave, né, tanto meno, pensando all’istituzione dell’ennesima consulta degli amministratori ma occorre un rapporto quotidiano tra dirigenti provinciali ed amministratori in modo che le decisioni del partito non siano percepite come ottuse imposizioni, ma risultino sempre il frutto di un lavoro di condivisione”.

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