Nuovo capitolo, forse anche l’ultimo, nella battaglia giudiziaria per l’utilizzo e la proprietà dello storico simbolo della Democrazia cristiana: lo scudocrociato. E’ Gianfranco Rotondi il detentore sia dell’icona che del nome del partito che ha fatto la storia politica italiana nel secondo dopo guerra. Lo ha stabilito una sentenza di secondo grado. Una vicenda che potrebbe avere tutti i contorni della fiaba, gli elementi non mancano – dalla nostalgia come liet motiv al lieto fine – ma è lecito pensare che ben presto sarà relegata solo ai manuali di storia dei movimenti e dei partiti politici. Una battaglia che tra opportunismo elettorale e tutela ideologica si trascina dal lontano 1994, anno in cui la Dc venne dichiarata sciolta dal Consiglio nazionale del partito e assorbita da un nuovo soggetto politico, il Partito popolare italiano. “Avevo anche dimenticato questa faccenda – ha confessa il parlamentare – me ne sono ricordato solo quando mi è stato notificato l’atto giudiziario. Si trascina, pensate un po’, dal 2005. Purtroppo conosciamo bene i tempi della giustizia in Italia. Per quanto mi riguarda, l’Udc può continuare ad utilizzare il simbolo. Poi, se un giorno noi ex democristiani dovessimo riunirci, allora le cose potrebbe anche cambiare”.