La Destra, Laurenzano: “Cala il sipario sulla destra provinciale”

La Destra, Laurenzano: “Cala il sipario sulla destra provinciale”

“Con l’uscita di scena, pardon: dal Consiglio regionale, dell’unico e solitario esponente del “suicidato” partito di Alleanza Nazionale e riuscendo al tempo stesso impresa ardua indicare a chi possa appartenere in definitiva la cosiddetta coordinatrice provinciale del Pdl che tutto fa tranne che coordinare, sul palcoscenico della destra provinciale cala il sipario, finisce un’era caratterizzata da tornacontismo e gestione del potere fine a se stesso”. E’ quanto afferma Eugenio Laurenzano, esponente del partito La Destra. “Finisce un’era, ma non tramonta l’Idea della destra, quell’Idea che consente al governo nazionale – come al provinciale ed ora, finalmente, anche al regionale – di definirsi ed essere definito di centrodestra, tre governi che in assenza di espressioni dell’autentica destra nazionale altro non sarebbero che la riedizione, per giunta in chiave decisamente peggiorativa rispetto all’originale, della Democrazia Cristiana. Quando alla saggia politica dell’aggregazione di entità appartenenti alla stessa cultura ideologica si antepone la pratica cinica dello smantellamento, quando l’arroganza fondata sul nulla si antepone alla ricerca del dialogo e del confronto, quando si usa la leva del comando per ridimensionare affiliati alla stessa comunità partitica e non per contrastare l’avversario politico, quando si teme che il demone stia in casa propria e non in casa altrui, quando si percorrono sentieri non compatibili con la propria provenienza, quando si dimenticano – sull’onda dell’ingratitudine più squallida – generosi benefattori incontrati lungo la strada, quando al partito ufficiale si preferisce la “parrocchia” di paese, quando si predilige l’individualismo rispetto al gioco di squadra, quando tutto ciò si verifica l’artefice di tutto ciò dovrebbe andare a piedi nudi al santuario di Montevergine se l’uscita di scena, per volontà popolare, non sia avvenuta molto prima. Ma forse a piedi nudi andranno tutti coloro che da tale situazione disastrosa e disastrata sperano di far risorgere in Irpinia un movimento politico che per lunghi decenni – da Alfonso D’Argenio fino a Gaetano Cerullo, non dimenticando Antonio Virgilio, Pasquale Acone, Enrico Fioretti, Arnaldo Penta, Filippo de Jorio, Gaetano Iandoli, Luigi de Conciliis – ha riscosso la stima ed il rispetto, senza “se” e senza “ma”, da parte del popolo irpino e persino da parte di storici e tenaci avversari politici. La nostra provincia, oggi più di ieri, ha bisogno di una destra – moderna, cattolica e sociale – che sappia interpretare le istanze di quanti, non riconoscendosi nell’emisfero di sinistra, per lunghissimi anni sciaguratamente sono stati lasciati nell’oblio e privati persino della loro stessa voce. Una destra sensibile alle numerose problematiche presenti sul territorio, con esponenti capaci di intendere – secondo gli insegnamenti almirantiani – la politica come missione e non come mestiere (e di mestieranti della politica la piazza è zeppa!). Una destra così intesa sicuramente risulterebbe salutare per la componente moderata delle coalizioni di centrodestra. In Irpinia, come altrove.

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