La nota di Claudio Rossano sull’alto calore patrimonio |
La nota di Claudio Rossano sull’alto calore patrimonio
In merito alla convocazione dell’assemblea dell’Alto Calore Patrimonio convocata dal dimissionario Presidente Fierro sul tema: “Scioglimento o conservazione dell’ACP: nell’imminenza della individuazione in via definitiva del gestore del Servizio Idrico in Irpinia, quale è la scelta più giusta, dentro una strategia di conservazione in mano pubblica della risorsa acqua? “, Claudio Rossano di Merito e Libertà ha trasmesso il seguente comunicato. “Vengono finalmente al pettine alcuni nodi del grande imbroglio dello scorporo del vecchio consorzio idrico nelle due attuali società. Tale vicenda ha visto anche una prima condanna per reati penali ed il rinvio a giudizio di numerosi esponenti politici del Partito Democratico. Dopo avvenimenti così gravi sarebbe opportuno che i numerosi enti locali presenti nelle due società Alto Calore si costituissero in giudizio, anche perché vi potrebbe essere un grave danno erariale derivante da quella inopportuna ed illegale scissione. Spero che il Sen. Sibilia, Presidente della Provincia di Avellino, voglia intraprendere tale strada a tutela di quell’ente che ha cospicue quote nelle due società Alto Calore. Oggi , a circa sei anni e mezzo dalla costituzione di Alto Calore Patrimonio, i Sindaci saranno di fronte al dubbio amletico proposto dal presidente Fierro se sciogliere o conservare tale società. Ma prima di operare tale scelta – che incide sui bilanci dei singoli enti proprietari di quote azionarie – i Sindaci dovrebbero ricevere apposita delega dai singoli consigli comunali, allo scopo convocati. Verrà posta in essere tale procedura? Cosa di concreto ha fatto la società Alto Calore Patrimonio nei sei anni e mezzo in cui è stata in vita? E’ oggi possibile restituire le quote di Alto Calore Patrimonio spa alla società Alto Calore Servizi, dicendo – nei fatti – : “Abbiamo scherzato per oltre sei anni.” ? La stessa “strategia di conservazione in mano pubblica della risorsa acqua” avrebbe avuto un senso nel caso di esistenza in vita dell’antico Consorzio Alto Calore, consorzio di enti locali. Ma nella situazione odierna la società Alto Calore patrimonio è una “società per azioni“, e la reale proprietà dei suoi beni è oggetto proprio di quel giudizio penale a cui prima facevo riferimento. Tale ingarbugliato contesto giuridico determina la paralisi della società e la mancata risoluzione del dubbio amletico. Del resto nello stesso Piano Strategico di ACP spa ( pag. 10 ) si legge che “ locale Procura della Repubblica ha condotto indagini volte ad accertare la regolarità della condotta degli amministratori della società relativamente all’iscrizione in bilancio dei beni per come risultanti dalla perizia disposta ed eseguita dal perito nominato dal presidente del Tribunale. La tesi è: l’Alto Calore Patrimonio avrebbe iscritto nel proprio bilancio terreni, fabbricati, opere e impianti acquistati e realizzati con fondi della Cassa per il Mezzogiorno o comunque con fondi pubblici ed in realtà di proprietà della Regione Campania con la conseguente sopravvalutazione (o meglio insussistenza ) del capitale sociale di costituzione pari ad € 579.047 e la violazione dell’art. 2621 per i bilanci degli anni successivi.” Ad ingarbugliare ulteriormente il problema vi è la proposta di alcuni rappresentanti sindacali dell’Alto Calore Servizi che qualche tempo fa affermavano che la scissione ha prodotto all’ACS “ un danno di circa 7 milioni di euro in 7 anni, soldi che sono stati sottratti al Bilancio per pagare un prezzo politico inutile”. Oggi i sindacati vorrebbero una sollecita riunificazione delle due società in una unica spa , che l’ATO dovrebbe individuare – senza gara alcuna – quale gestore unico delle risorse idriche. Ma, come tutti ben sanno, ciò contrasta con le più recenti normative in materia di affidamento di servizi pubblici locali. E poiché l’ATO comprende anche comuni del Sannio, nei quali non è presente la società Alto Calore Servizi, non è possibile il cosiddetto “affidamento in house”. E’ bene anche ribadire che – contrariamente a quanto ritengono i sindacalisti firmatari dell’appello – che nessun rischio corrono i lavoratori legittimamente assunti, in quanto l’attuale normativa impone al cosiddetto “ gestore unico” l’assunzione di tutti i lavoratori delle aziende acquedottistiche presenti sul territorio. E poiché vi è stato un evidente sperpero di risorse pubbliche, dovrebbe essere effettuata una seria indagine sulle anomale assunzioni che hanno enormemente gonfiato l’organico lavorativo dell’Alto Calore; a tal proposito giova ricordare le numerose diffide fatte dalla Regione Campania agli enti acquedottistici a non assumere ulteriore personale. Nonostante la diffida fosse pubblicata anche sul BURC n. 30/98 , posteriormente a tale data sono state effettuate numerose assunzioni, con evidenti ritorni elettoralistici per chi aveva illegittimamente effettuato tali assunzioni. Ma di tali vicende nessuno ad Avellino parla perché gli assunti qualche volta erano parenti di coloro che dovevano indagare”.