Pd, l’Area Marino diventa minoranza responsabile del partito

AVELLINO – Si è tenuta questa mattina presso la sede del Coordinamento Provinciale del PD in via Tagliamento la conferenza stampa dell’area Marino per spiegare le ragioni di quanto accaduto all’indomani della definizione della nuova maggioranza all’interno del Partito democratico in provincia di Avellino. Alla conferenza stampa hanno preso parte insieme al coordinatore regionale dell’area Marino Franco Vittoria, Toni Ricciardi, Stefania Lup, Velario Pisaniello e tutti i rappresentanti dell’area in seno alla direzione provinciale a all’assemblea provinciale.
“Non condividiamo – afferma Vittoria – la linea politica della maggioranza e non permetteremo che si continui ad azzannare il PD. La nostra linea politica da sempre è molto chiara, siamo contrari ad un accordo con l’UDC”.
“Lanciamo ‘un nuovo cantiere democratico’ – dichiara Ricciardi – che superi le correnti, aperto a quanti ancora credo nel progetto del Pd in Irpinia. Ci spaventano le persone che non si mettono mai in discussione”.
“La linea emersa – si legge nella nota – è stata quella che ha confermato la non disponibilità ad entrare in questa maggioranza di governo del partito, e dunque l’area Marino si pone come minoranza responsabile all’interno del quadro del PD in Irpinia. Francamente non possiamo più assistere ad un continuo empasse che ci riporta per l’ennesima volta a rincorre l’UDC sul piano delle alleanza, nel momento in cui quest’ultimo ha dichiarato apertamente in provincia di Avellino di voler proseguire con l’accordo programmatico con la PDL di Nicola Cosentino. Inoltre, siamo rimasti sconcertati dal fatto che siamo stati attaccati violentemente da alcuni esponenti della maggioranza del partito, senza che noi avessimo mai chiesto teste, commissariamenti o altri momenti di instabilità per il partito alle porte delle amministrative.
Inoltre, dobbiamo sottolineare come al solito le tempistiche siano state sbagliate, era necessario creare ulteriori momenti di tensione a poche settimane dalle amministrative? Di fatto si è voluto utilizzare lo stesso metodo di due anni e mezzo fa, quando mancavano pochi mesi ad un congresso previsto da statuto, eppure, come ieri, oggi gli stessi personaggi hanno generato il caos.
Da parte nostra noi continueremo responsabilmente, senza attaccare, come d’altronde abbiamo fatto anche in questa fase il PD, a lavorare per allargare l’orizzonte del partito e con esso quello del centrosinistra. Faremo questo programmando iniziative, momenti di discussione e confronti, soprattutto nei comuni dove si andrà al voto per non lasciare i nostri amministri e sindaci, patrimonio inestimabile per il partito da soli”.

Il Cantiere democratico
“Il PD in Provincia di Avellino ha un enorme patrimonio umano, di energie di talenti espressi e inespressi da preservare da un lato, e dall’altro un’infinità di cose da rilanciare e rinnovare al proprio interno, soprattutto guardando ai tanti che ancora ripongo la loro fiducia, in un momento politico caratterizzato certamente da una instabilità generale e diffusa nel panorama politico a tutti i livelli. La politica vive come sospesa in un indistinto che non fa altro che generare ulteriori sofferenze ed incertezze, che non fanno altro che alimentare paure. Paure che sono, da sempre nella storia dell’umanità, l’arma più potente nelle mani della politica intesa come potere. Paura dell’altro, paura del diverso paura e diffidenza di tutto ciò che non si conosce, e soprattutto paura di lasciare visioni e contenitori del secolo scorso. Probabilmente, questo accade perché nei momenti di maggiore sofferenza, dove si manifesta a pieno l’incertezza che il domani sia migliore dell’oggi, è facile cedere alle tentazioni di rivivere percorsi che a prima vista appaiono noti e maggiormente comprensibili, senza interrogarsi però, se questi percorsi siano quelli che realmente possano contribuire a risollevare le sorti di una provincia che stenta a ritrovare la forza per ripartire e rinascere.
E’ indiscutibile che negli ultimi anni, il centrosinistra arranchi nella elaborazione di una nuova piattaforma culturale, che non è più in grado di offrire visioni collettive, ma che il più delle volte si è limitata alla analisi del presente, tralasciando l’interpretazione del passato, ed ignorando totalmente visioni per il futuro. Dall’altro lato invece assistiamo ad un offensiva che cerca di depauperare il senso vero delle storie collettive di questo paese mettendone in discussione qualsivoglia elemento definito, fino ad arrivare a rimetterne in discussione l’essenza stessa di una civile convivenza. Inoltre, quello che maggiormente preoccupa è il crescente relativismo nel affrontare le visioni delle nostra società. In altre parole ormai l’opinione pubblica viene sempre più identificata e costretta a sua volta ad identificarsi, in favorevoli e contrari, in pro e contro qualcuno, e non come un insieme collettivo in grado di definire se stesso. E poi, non è più accettabile una visione della società italiana nella quale per preservare dei diritti se ne negano degli altri.
Probabilmente il nostro paese non ha fatto ancora i conti con la propria storia. Troppo volte le eccessive semplificazioni ne determinano letture che tendono più a rifugiarsi in un passato che non c’è più, che nella creatività e nella visione di futuro a venire.
In questo contesto, il Pd e con esso tutte le forze democratiche di centrosinistra in questa provincia, dovrebbero avvertire come una priorità non più demandabile e rinviabile, quella di comprendere, descrivere ed interpretare le tante sofferenze dei tanti invisibili senza voce, e contestualmente, riannodandone attraverso percorsi che lascino intravedere speranze, sogni e soluzioni, percorsi nuovi attraverso i quali riuscire a descrivere compiutamente, o quanto meno immaginare un futuro prossimo diverso per le nostre 100 Irpinie. In altre parole, abbiamo la necessità di affiancare alle tante emergenze sociali che oramai si declinano sempre più in momenti di mera sopravvivenza per la nostra terra, un nuovo cantiere democratico, che abbia quale intento quello di provare ad indicare una nuova prospettiva e traiettoria non più eludibile, e meno che mai più delegabile.
Partendo da questi presupposti, crediamo fermamente che intere generazioni, che faticosamente studiano, lavorano, che s’impegnano nel sociale e nella vita quotidiana, che amministrano con saggezza e tante sofferenze le nostre piccole comunità, e soprattutto che lottano quotidianamente cercando di dare risposte dignitose ai tanti malesseri delle proprie collettività e che non si girano dall’altro lato, meritino di avere una possibilità nel poter contribuire – con tutto il loro bagaglio di esperienze, di competenze e di talento – nella costruzione di un nuovo percorso democratico per l’Irpinia. Per queste ragioni immaginiamo che questo possa avvenire solo nella misura in cui si predisponga un “cantiere democratico”, dove per definizione si necessità sia di tutte le esperienze significative e sia della spinta propulsiva dei tanti che per troppo tempo si sono accontentati di essere spettatori interessati e disinteressati di quello che accadeva.
Inoltre, per troppo tempo ci siamo rifugiati nel nostro recinto immaginando di essere cosa diversa e non coinvolta nei processi di ridefinizione globale. Di fatto, solo per stare all’attualità, ad esempio, quello che sta accadendo nel Mediterraneo ha ribaltato le visioni che avevamo fino a qualche giorno fa. Il processo di Barcellona del 1995 che aveva immaginato nel 2010 il Mediterraneo quale spazio commerciale e di interscambio libero – all’interno del quale l’Italia doveva rappresentare il perno centrale di questo processo di allargamento e liberalizzante dello spazio del Mar Nostrum – è fallito miseramente. Da un lato, per “l’ambigua potenza dell’Europa” che ha mostrato in questi anni tutti i suoi limiti in materia di politica estera, e dall’altro per l’incapacità politica di un governo di centrodestra che accettava, in barba ai principi del diritto internazionale, di procedere con delle missioni di guerra preventiva, come quella in Iraq, e nel frattempo oggi tagli indiscriminatamente in maniera lineare la propria rete consolare all’estero. E cosa più grave, che si è manifestata in queste settimana è stata la totale impreparazione e la totale incapacità nel saper gestire e salvaguardare gli interessi strategici nel Mediterraneo del nostro paese. Dopodiché, per quanto riguarda la nostra provincia, credo che se non rielaboriamo una visione che la candidava ad essere legittimamente, asse baricentrico tra est-ovest, rischiamo anche di vedere sfumata la sua vocazione di terra di passaggio, terra di passaggio della quale molto si era discusso anche negli ultimi anni. In conclusione questa vuole essere solo la premessa di lancio di un discorso, di un momento di confronto e di elaborazione che porterà alla costruzione di un nuovo cantiere democratico”.

Per il momento hanno aderito Elvira Matarazzo, Toni Ricciardi, Stefania Lup, Valerio Pisaniello, Marilù Guacci, Lello Castagnozzi, Carmelina D’Acrieno, Silvana Acierno, Raffaele Colatrella, Gelsomino Grasso, Bruno Gambardella, Gaetano Maffettone, Pasquale Ferraro, Ricardo Alvino, Michelina Porcaro, Michele Natale e Daniele Ferraro.
Nei prossimi giorni verrà diffuso il programma e il calendario delle prime iniziative di cantiere domecratico.

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