PdCI: secondo appuntamento con la Scuola di Formazione Politica

Dopo il primo appuntamento della Scuola di Formazione Politica, organizzata dal Partito dei Comunisti Italiani Sezione Valle Caudina, sabato 10 novembre si terrà in via Rettifilo il secondo incontro dal titolo: “Perché ricordiamo la Rivoluzione d’Ottobre”, che sarà moderato da Salvatore Ferraro, coordinatore provinciale FGCI Irpina e introdotto da Luca Servodio, membro della Direzione Nazionale del PdCI.
“Come già ripetuto, li intendo di questi incontri si propongono di approfondire lo studio e la conoscenza del nostro paese, della sua struttura di classe, delle forze politiche che sono il riflesso, la nomenclatura delle classi. Uno studio che non sia fine a sé, ma sappia tradursi in indicazioni utili all’elaborazione del programma politico di progresso. La politica di progresso, in ultima analisi, non può manifestamente non trovare la sua identificazione che nelle finalità morali”. Così in una nota il Partito dei Comunisti Italiani, Sezione “A. Gramsci” Valle Caudina.
“L’attività politica assume per i comunisti una valenza pedagogica. Il problema educativo è importante poiché è espressione, bisogno storico di crescita politica, sociale e culturale. Il consenso deve costruirsi intorno a una cultura, a una visione del mondo e attorno ad alcuni ideali. E’ necessario diffondere, pertanto, il più possibile, questa cultura nelle masse, per farla diventare patrimonio di tutti. Il primo seminario ha riguardato la funzione di un Partito Comunista nel XXI secolo, moderato da Mario Ferdinandi, segretario della Sezione Pdci Valle Caudina e introdotto da Antonio Tedesco, militante della Sezione Caudina. Un Partito che costruisca una prospettiva di svolta per Paese, che dia di nuovo un sostegno alla vera democrazia italiana, rafforzando i connotati sociali e politici avanzati e diventi fonderia di una coscienza democratica di massa, riportando al centro della vita politica i diritti del lavoro e i diritti sociali. Una forza comunista con l’obiettivo di una profonda trasformazione della società meridionale, attraverso la sua rinascita e la lotta per la conquista del potere, non rinunciando alla lotta politica. Offrire una prospettiva, fondata sulla qualità sociale e ambientale, sull’innovazione di processi produttivi e di prodotti, sulla qualificazione professionale e salariale, sull’equità redistributiva e sull’investimento nella ricerca.
A 95 anni dalla Rivoluzione d’Ottobre, – prosegue la nota – qualcuno potrebbe chiedersi (e chiederci) perché celebriamo ancora quell’evento. A parte il fatto che anche date come il 14 luglio 1789 continuano a essere giustamente ricordate e celebrate, il punto centrale è un altro; e cioè che continuiamo a pensare che quell’evento abbia cambiato la storia del mondo, e che i suoi insegnamenti – e in generale la lezione del leninismo – siano tuttora fondamentali.
Tanto per cominciare, non si ricorderà mai abbastanza il fatto che quella Rivoluzione nacque in opposizione al massacro della guerra imperialista – la I Guerra mondiale – che stava devastando il mondo, trasformò l’ennesimo macello prodotto dalle logiche del capitale in un’occasione di trasformazione sociale, e costituì la leva essenziale della dissociazione della Russia – ormai Russia dei soviet – da quella “inutile strage”, giungendo a una pace giusta e senza annessioni (anzi, con la perdita di rilevanti pezzi di territorio), con un gesto che valeva molto di più delle vuote invocazioni pacifiste di tante forze democratiche e socialiste, cui poi non corrispondevano scelte conseguenti. Gli altri decreti varati all’indomani della Rivoluzione – quelli sulla terra ai contadini, la nazionalizzazione dei grandi impianti, il potere dei soviet, il rispetto delle nazionalità e il criterio della libera adesione al nuovo Stato – costituirono le prime realizzazioni di quegli obiettivi che i bolscevichi avevano proclamato prima della presa del potere: anche in questo caso, una coerenza tra il dire e il fare, che accrebbe grandemente il consenso popolare. Crediamo che lo studio della storia possa essere di aiuto per il presente, per evitare di ripetere gli errori o meglio raccogliere i grandi insegnamenti di uomini e di popoli che hanno costruire e speso la loro intera vita per l’umanità”, conclude la nota.

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