Riordino Province: la proposta del Pd irpino

“Il decreto sul riordino approvato nel Consiglio dei ministri ci impone di intervenire in modo chiaro e deciso. Siamo consapevoli della necessità di una riorganizzazione dello Stato sul territorio che risponda a criteri di economicità, razionalità ed efficiente erogazione dei servizi ai cittadini. Tuttavia, quanto approvato con la regia del Ministro Patroni Griffi, ha tutti i caratteri dell’approssimazione e dell’irragionevolezza politica ed istituzionale”. E’ quanto si legge nella nota del coordinamento provinciale del Partito Democratico.
“Il decreto approvato non garantisce una riforma delle Province, né nel senso di un maggiore arricchimento delle funzioni da queste svolte in qualità di aree vaste, né nel senso di un’omogenea e coerente rappresentanza dello Stato sul territorio. Inoltre, il Ministro, interrogato sul risparmio che tale riforma dovrebbe garantire alle casse dello Stato, non ha saputo rispondere. Non è tollerabile che un Ministro, per di più tecnico che si vanta di essere tale, proceda a una riforma di queste dimensioni senza avere un benché minimo studio di impatto economico.
È, altresì, intollerabile che mentre le Regioni procedevano, seppure fra mille balbettii e timidezze come accaduto per la Regione Campania, nella definizione di una proposta al Governo nazionale, egli faceva circolare sulla stampa la nuova geografia istituzionale del Paese, come a dire riunitevi, affannatevi ma quel che si farà già l’ho deciso. Con la democrazia non si gioca e riteniamo che l’atteggiamento del Ministro abbia contribuito non poco a ledere la credibilità delle istituzioni agli occhi dei cittadini. Il decreto completa un iter che ha già avuto un primo passaggio parlamentare sul quale va fatto chiarezza. A chi oggi si vanta di aver inserito nel testo norme a favore delle proprie comunità, vedi la sciocchezza legislativa inerente alla scelta del capoluogo secondo il criterio della città più popolosa, vogliamo ricordare che non c’è proprio nulla da vantarsi, soprattutto perché avendo il Governo posto, al Senato, la fiducia sull’intero decreto, contenente anche il riordino delle province, s’è di fatto impedito un lavoro parlamentare serio, rigoroso, non pasticciato che consentisse al Parlamento di offrire una riforma credibile per il bene dei cittadini e non una riforma che comprime spazi di rappresentanza democratica sul territorio.
Qualcuno poi dimentica che anche questo pasticcio legislativo dev’essere interpretato e noi non avremmo la sicumera di chi dà per scontato la scelta del capoluogo visto che tale criterio dovrebbe valere rispetto alle province oggetto di riordino (quindi stando alla lettura del testo quelle prive dei requisiti territoriali e demografici previsti) e non quando ci si trovi innanzi ad un accorpamento fra una provincia soppressa (il Sannio) e una provincia che possiede i requisiti (l’Irpinia).
Tuttavia, nella nostra cultura politica non ci sono i vizi del campanilismo. Siamo classe dirigente locale di un grande partito riformista e nazionale; per questo, immaginiamo soluzioni che possano offrire una visione generale e non particolare per porre rimedio alla superficialità e alla illogicità che pervadono questo decreto.
Ecco la proposta del Pd irpino: siamo perché questo provvedimento venga discusso liberamente in Parlamento, senza che sia posta alcuna questione di fiducia, arrivando per questa via alla definizione di un testo legislativo che risponda all’esigenza di una riforma delle province seria e non sbandierata per il gusto di dire di aver fatto qualcosa. Siamo, poi, affinché all’interno delle nuove province il capoluogo venga scelto recuperando la centralità della volontà dei cittadini; noi, a differenza dei furbetti da strapaese, immaginiamo norme che non scippino nessuno, ma che facciano scegliere ai cittadini la città capoluogo della nuova provincia. Dunque, proporremo ai gruppi parlamentari del Pd di inserire un emendamento che cancelli la furbata della città più popolosa e chiami i cittadini a pronunciarsi, in via diretta, o, subordinatamente, in via indiretta attraverso i Consigli comunali, sulla scelta del capoluogo fra le due città che avevano tale status prima del riordino.
Lavoreremo affinché su questa battaglia ci sia la più ampia mobilitazione di forze politiche e sociali e lavoreremo affinché tale criterio venga inserito in una mozione da fare approvare da tutti i consigli comunali in carica nella nostra provincia perché si risponda alla provocazione di qualcuno con la serietà di proposte che vadano nel senso di un riordino razionale e senza beffe per nessun territorio”.

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