Alto Calore, la Procura di Avellino chiude l’inchiesta sui corsi di formazione .Tredici gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari firmati dai pm Vincenzo Russo e Luigi Iglio notificati dai militari del Nucleo Pef della Guardia di Finanza di Avellino, agli ordini del tenente colonnello Alessio Iannone nell’ambito dell’inchiesta sull’ente di gestione idrica.
L’indagine è quella che ha portato dopo la misura interdittiva firmata dal Gip Francesca Spella, alle dimissioni dell’amministratore unico Michelangelo Ciarcia.
Proprio Ciarcia, difeso dall’ avvocato Nello Pizza, e’ uno dei destinatari dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari firmato dai due sostituti, che hanno coordinato le indagini dei militari del comando provinciale della guardia di finanza.
Avvisi che hanno raggiunto anche un collaboratore dell’ufficio di Presidenza, difeso dall’avvocato Marino Capone, anche lui raggiunto dalla misura interdittiva. Indagini chiuse anche per un intermediario tra Alto Calore e le società, oltre che consulente e anche docente in alcuni corsi, difeso dall’avvocato Angelo Leone e un amministratore di una delle società e sindaco di un comune irpino, difeso dall’avvocato Luigi Petrillo.
Le contestazioni a vario titolo per gli indagati vanno dall’ indebita compensazione (a partire da quella ottenuta nel 2019 per il credito d’imposta previsto dalla legge 205/2017, pari a circa 132mila euro; per il 2020 pari al massimo della somma erogabile, ovvero 250mila euro e stessa cifra per il 2021) in concorso con le sei diverse società che si sono occupate tra il 2019 e il 2021 della formazione dei dipendenti rispetto alle tecnologie 4.0 che in realtà secondo le accuse non sarebbero mai stati in effetti svolti.
Alla contestazione di indebita compensazione si collega anche quella di emissione di fatture per operazioni inesistenti. Alla contestazione di indebita compensazione si collega anche quella di emissione di fatture per operazioni inesistenti. A partire dalle prime due fatture emesse in favore di una delle società, nel giugno e luglio 2020 per un importo di circa 23 mila euro, quattro fatture emesse tra il settembre 2020 e il luglio 2021 in favore di una società casertana per circa 53mila euro; cinque fatture emesse nei confronti di un’altra srl dal marzo al maggio del 2022 per un importo di circa 54.900 euro. Contestato anche l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, proprio al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto. Contestato a Ciarcia e al collaboratore della Presidenza in concorso con i vertici delle società coinvolte anche il’accusa di peculato. Per l’ex amministratore unico anche le false comunicazioni sociali, relativamente all’iscrizione in bilancio delle somme compensate illecitamente.
Gli indagati, difesi dagli avvocati Nello Pizza, Capone Marino, Francesco Perone, Angelo Leone del Foro di Benevento, Cesare Maria Patroni Griffi del Foro di Napoli, Petrara Graziantonio del foro di Matera e Amelio Gennaro del foro di Napoli Nord, Carla Maruzzelli del foro di Napoli, Luigi Petrillo e Innocenzo Massaro, potranno chiedere nei prossimi venti giorni di essere ascoltati dal magistrato titolare delle indagini, prima che i due pm procedano alla richiesta di rinvio a giudizio.
L’inchiesta sul Credito di imposta utilizzato dall’ Alto Calore per lo svolgimento dei corsi di formazione per i dipendenti, e’ partita dalla denuncia di uno stesso dipendente dell’ente di Corso Europa. Corsi di formazione che sarebbero stati eseguiti, secondo l’accusa solo sulla carta, ma soldi veri invece quelli che sarebbero stati distratti in favore delle società, che tra il 2019 e il 2021, avrebbero organizzato e progettato i percorsi di aggiornamento professionale per il personale dell’Alto Calore.