Trasporto sanitario, assistenza domiciliare, protezione civile, donazioni del sangue, raccolta aiuti umanitari, servizio civile. Sono solo alcune delle attività svolte da più di 35 anni dalla Misericordia e dal Gruppo Fratres di Montefalcione a favore della comunità e dell’intero territorio provinciale e che adesso rischiano di essere compromesse a causa del provvedimento di sfratto emesso dal sindaco. Un atto che rappresenta l’epilogo di una storia cominciata quasi due anni fa.
Era il settembre del 2015 quando il Presidente del Gruppo Donatori Sangue Fratres, Giuseppe Festa, chiedeva in una lettera al primo cittadino, Maria Antonietta Belli, l’assegnazione dello stabile al piano terra del mercato coperto, quale nuova sede più funzionale alle esigenze associative.
A tale lettera seguono una serie di incontri, durante i quali il sindaco si impegna nella ricerca e nell’attribuzione di uno stabile alternativo a quello che attualmente ospita le due organizzazioni. Agli impegni presi, però, non viene data concretezza. Anzi, i rappresentanti legali delle due associazioni ricevono dal comune una serie di ordini di sfratto.
Un primo provvedimento in cui il primo cittadino ordina il rilascio dell’edificio di via A. Moro, ex scuola materna, viene consegnato, peraltro privo del numero di protocollo, ai due presidenti, ai quali viene chiesto di liberare la struttura entro il 31 dicembre 2016, con l’impegno da parte dell’amministrazione comunale, di trovare in tempi ristretti una nuova sede. Tale richiesta viene ribadita in una nota del 5 maggio 2017 e diventa perentoria in una comunicazione del 7 giugno, nella quale si ordina il rilascio immediato (entro il 10 giugno 2017) dell’edificio per lavori di ristrutturazione necessari per il trasferimento, in quella sede, della caserma dei carabinieri. In nessuno dei due documenti vi è, però, l’indicazione di una possibile sede alternativa.
Si è giunti, così, fino ad oggi. Due associazioni che da decenni, ormai, promuovono la cultura della solidarietà ed offrono ai più giovani validi esempi di cittadinanza attiva, hanno tra le mani un ordine di sfratto, senza però sapere dove andare. Di fronte alla burocrazia il Terzo Settore si ritrova, come spesso accade, sprovvisto della giusta tutela.
Da parte dell’amministrazione si evince, da un lato, la necessità di mettere in atto ciò che richiede l’iter burocratico, dall’altro il disinteresse nel trovare una nuova collocazione per far sì che i tanti volontari che quotidianamente si adoperano per rendere il paese migliore possano continuare ad offrire il proprio tempo per aiutare le fasce disagiate e sopperire a quelle lacune che proprio la cosa pubblica non riesce a colmare.
I due presidenti, Antonio Bevilacqua e Giuseppe Festa, esprimono sdegno per quanto sta avvenendo e rammarico per il mancato riconoscimento dell’importanza del volontariato, della sua funzione sociale e culturale e del senso di responsabilità che caratterizza l’opera di chi sceglie liberamente e gratuitamente di fornire un servizio a favore della comunità.