Dopo l’emissione dell’ordinanza e della sentenza con nove assoluzioni e due condanne riparte il processo Aste Ok. Secondo quanto disposto dai giudici del tribunale di Avellino che hanno rilevato un errore nelle contestazioni mosse dalla Dda di Napoli il processo è da rifare con riformulazione dei capi di accusa. Da qui la Procura Antimafia ha già emesso 8 avvisi di garanzia per i vertici del cosiddetto “clan delle Aste”.
Riparte dalla casella di partenza, quindi, il processo per un’organizzazione criminale, accusata di aver monopolizzato le aggiudicazioni immobiliari presso il Tribunale di Avellino. L’ inizio del nuovo procedimento giudiziario segue l’ordinanza della Corte d’Assise, che ha concluso il processo di primo grado e restituito gli atti alla procura antimafia per la riqualificazione delle accuse principali. Il PM antimafia Henry John Woodcock ,infatti ha prontamente emesso otto avvisi di garanzia.
Gli avvisi di garanzia sono stati notificati nei confronti di Armando Aprile, Livia Forte, Nicola Galdieri, Carlo Dello Russo, Beniamino Pagano, Damiano Genovese, Gianluca Formisano e Antonio Barone. Secondo i giudici, queste persone avrebbero costituito un’organizzazione criminale indipendente, distinta e autonoma dal nuovo clan Partenio, che avrebbe agito per controllare e gestire i risultati delle aste giudiziarie. Questo sarebbe stato possibile grazie al potere economico di Aprile e Forte e alla capacità intimidatoria di Galdieri, Dello Russo e Pagano. Genovese avrebbe svolto il ruolo di mediatore tra questi due gruppi, mentre Formisano e Barone sono considerati non affiliati al clan, ma concorrenti esterni.
Le nuove accuse non sono ancora state formulate dall’antimafia, seguendo le indicazioni dei magistrati di Piazza d’Armi. Al momento, gli avvisi di garanzia servono a segnalare l’inizio del nuovo procedimento a carico degli imputati. Questo potrebbe non richiedere ulteriori indagini, ma potrebbe portare a una richiesta di giudizio immediato.
Attualmente gli imputati sono liberi, poiché non sussistono più le esigenze di misure cautelari nei loro confronti. Inoltre, Forte e Aprile stanno per riacquistare i beni, le società e i soldi che erano stati sequestrati dagli investigatori. Si tratta di un patrimonio di oltre 10 milioni di euro, che secondo l’antimafia sarebbe il risultato di aggiudicazioni immobiliari illecitamente influenzate, ma che sono stati dissequestrati dai giudici del tribunale di Avellino.